Con “Tag. Le parole del tempo” il sociologo De Masi ci presenta un patchwork di questioni cruciali del nostro tempo e lo fa attraverso ventisei parole-chiave che, poste in ordine alfabetico, consentono di viaggiare con la mente tra nuovi e vecchi paradigmi nel tentativo disperato di rintracciare alcuni concetti nodali del nostro mondo iperconnesso e al contempo frammentario e schizofrenico. Manca un modello solido di riferimento che consenta d’interpretare la realtà e fornire precisi criteri di valutazione. Come ha insegnato Bauman, tutto è fluttuante e non è più possibile costruire un trattato sistematico alla Marx o alla Weber. Dall’impossibilità di distinguere nasce l’incapacità di progettare il futuro e una sorta di depressione universale. Già in “Mappa Mundi” De Masi descriveva lo stato di disorientamento della nostra società e illustrava quindici modelli di vita sperimentati dall’uomo, auspicando l’elaborazione di uno nuovo per l’era postindustriale. Sebbene il nostro sia il migliore dei mondi esistiti finora, persino in Paesi dove il Pil pro capite è sfacciatamente esorbitante, i volti assenti sono più di quelli sereni. Il mondo ha paura: gli adulti sono rammaricati e delusi, i giovani, instabili, sono ormai “liquidi” con una, nessuna, centomila identità. Ciò che conta, oggi, per i giovani non è “definire un’identità”, seguendo un modello autorevole, o codici di comportamento durevoli, ma preservare la propria capacità di ridefinirla se appare datata o poco stimolante per blog e social network. La qualità ideale dell’identità è la biodegradabilità, il saper lasciar spazio a “nuove e migliori” da acquisire rapidamente. “Tag” serve allora a uscire da stili e convinzioni che ci rendono infelici. L’inventore dell’ozio creativo lancia la sfida di riempire di nuovi contenuti parole quali bellezza, disordine, valore e luoghi dell’anima come Napoli. Se Goethe nel 1787 disse: “Napoli è un paradiso”, oggi la città è caduta in una spirale regressiva e autolesionista. Questa collezione di colte sintesi ha come riferimento la modalità di comunicazione web. Il titolo rimanda alle parole-chiave(tag) usate per categorizzare informazioni, concetti o immagini. Da esperto di comunicazione De Masi indaga la storia dell’aforisma, perché dall’elitario aforismós sino al cinguettio dei Tweet resta “una scheggia d’universo” di cui è difficile ricostruire la vetrata.