L’Italia dell’onorevole Trombetta

La settimana che si è chiusa ieri è stata tutt’altro che avara di fatti sgradevoli, dal poco al fin troppo. Per potere avere una panoramica più dettagliata di quanto è accaduto, si può spaziare con la mente dal disastro conseguente alla distruzione per mano russa della diga in Ucraina, ai fatti di sangue nel Kosovo e via elencando. Si giunge così a venerdì quando in Francia poco è mancato che un individuo che non merita nemmeno di essere citato per nome, non commettesse una vera e propria strage degli innocenti, l’ennesima violenza sui bambini. Con il proposito di tentare di evitare che anche solo uno degli esseri umani, nel Paese come altrove, inizi a pensare che il mondo intero o quantomeno buona parte di esso sia finito con la testa nel sacco e difficilmente riuscirà a tirarla fuori, si può fare qualcosa di meglio e meno dannoso del ricorso al gas esilarante o protossido di azoto, come è definito nei manuali di chimica. Il diversivo che si può offrire alla mente è un fatto di per se derivante anche esso da un evento fortemente negativo: l’incriminazione di Donald Trump per reati connessi all’ attività politica degli USA commessi quando era l’inquilino della Casa Bianca. L’ omissione di titoli davanti al nome del presunto reo- in dubbio absolve, voleva il diritto romano -è voluta, per poter identificare l’ex presidente come un cittadino a stelle e a strisce qualunque, uno dei tanti ricchi che vivono in quel paese. Mai successo prima per un Presidente americano, è presumibile che per l’accusa sussistano fondati motivi per portare il personaggio davanti a una corte di giustizia. È evidente che correttezza imponga che il pensionato delle Poste di Rocca Pipirozzi e l’ insegnante della Scuola Materna di Torre delle Nocelle, non si affrettino a intonare il crucifige prima della sentenza definitiva, come spesso accade in situazioni del genere. È bene precisare che il popolo, quello italiano in specie, che in tante parti, non solo del Paese, fu forcaiolo a oltranza nei tempi andati, oggi non ragiona in maniera molto diversa. Succede così che si possa prendere atto che un ex presidente del paese venga portato, anche senza dover riccorrere all’ uso delle manette, davanti a una corte, come un qualsiasi altro cittadino. Quindi che ciò convinca che al di là dell’ oceano, almeno in parte, il termine giustizia rifletta ancora qualcosa di concreto. Soprattutto è valido per tutti e le eccezioni giustificate sono limitate e anche circostanziate. Solo per darne un cenno, godono di una forma di privilegio di tal fatta le teste coronate e pochi altri notabili. Di che cosa possa sentirsi sollevata la mente è presto detto. L’episodio citato significa che, dove esista una forma di democrazia solida, proveniente da una convergenza di motivi che influenzano, chi in maniera pesante, chi meno, la popolazione, la stessa ha motivo di pensare, a ragione, che l’apparato pubblico di quel paese funzioni meglio che altrove. Sia chiaro, senza voler sostenere con ciò che in quella parte del mondo non avvengano disfunzioni o disservizi. Non è gradevole constatare che nel Bel Paese, da questo punto di vista, i fatti appena esposti seguono riti diversi e non di poco. Con grande amarezza e altrettanta facilità capita di imbattersi in politici corredati da nessuna educazione e da cultura approssimativa. La finzione cinematografica di Totò che incontra l’onorevole Trombetta, dopo tanti anni trova ancora riscontro nella realtà, se possibile con rinnovato vigore. Quindi, per chi ha avuto fin’ora la fortuna di non trovare sul proprio cammino nemmeno uno di loro, corre il dovere di informarlo che la frase di rito:”Lei non sa chi sono io!” è attualmente usata e abusata. I nuovi personaggi detentori di quel vezzo, per lo più chimere, sono soprattutto l’espressione di movimenti che definire miserevoli non rende la loro immagine reale e talvolta di alcuni partiti politici. Gli stessi che in periodo elettorale fanno sfoggio di professione democratica, talvolta senza neppure conoscerne, anche per sentito dire, il significato. Al che è d’obbligo rivolgersi la semplice domanda concernente quale differenza esista tra il boss di quartiere che, entrando in un ufficio o in un negozio, si sente libero di scavalcare la fila e, con calma, pretende di essere servito per primo e il deputato o senatore che, intendendo ottenere lo stesso scopo, dopo aver pronunciato quella fatidica pseudo informativa, è evidente. Una, e rende merito al suo significato, e quella che al malvivente non servono presentazioni in quanto tutti lo conoscono e il suo comportamento lo porta diritto alla meta, senza tante parole. Il secondo invece deve cimentarsi in siparietti di infimo ordine, e soprattutto cercare di farsi riconoscere, perchè nessuno sa chi sia. A ben riflettere, chi riesce a lasciare tracce di sé nella memoria altrui non è certo il parlamentare. Pura fantasia? No, purtroppo, triste realtà, peraltro quotidiana e, seppure possa apparire strano, in continua crescita.