M5S, dal boia al boia chi molla E in Parlamento il vuoto è servito

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La semplificazione è il male: dobbiamo pensare che il semplice e il complesso sono legati; c’è voluta una favolosa complessità d’interazioni biologiche e sociali per arrivare a un semplice sorriso. Edgar Morin


La semplificazione è il male: dobbiamo pensare che il semplice e il complesso sono legati; c’è voluta una favolosa complessità d’interazioni biologiche e sociali per arrivare a un semplice sorriso. Edgar Morin


Giorgio Sorial si chiama, si tratta di un ragazzotto bresciano che una deriva di un destino benigno l’ha fatto arrivare (forse a sua insaputa) in un luogo “solenne”. Probabilmente a lungo si è chiesto, e lo sta facendo ancora, che cosa deve fare lui in quel luogo, anche se avendo avuto dal suo capo alcuni slogan da seguire, la strada la conosce. Si vede benissimo che la testa la usa solo per scuoterla, a priori, in un modo che vuol dire sì o no a seconda di chi si tratta. Si vede benissimo che ha avversione per chiunque non sia un insetto, anche se probabilmente ha anche una forte propensione verso i vermi. L’espressione del suo viso è quella di una lattina di birra stinta; così come le sue parole sono un’accozzaglia casuale, dove manca la punteggiatura e soprattutto è assente l’interrogativo. Certamente la sua ragazza lo avrà incoraggiato a essere più incisivo e di lasciare un segno forte nella storia. Questo è il momento e decide di giocare duro e quindi di dirgliene quattro a quel vecchio quasi novantenne, così elegante e superato, così pieno di se, così assurdo nel voler tenere insieme i cocci di un vaso rotto, così ostile a loro che sono gli unici che hanno capito tutto. Ci pensa, fa l’elenco degli insulti possibili e, però nessuno gli sembra adatto, molti si sono logorati dall’uso e hanno perso la loro forza. Deve essere memorabile quello che lui dirà, i sui compagni dovranno apprezzare la sua iniziativa, deve fare in modo che tutti domani parlino di lui con ammirazione. Poi un lampo nel buio nella poltiglia del suo cranio: decide di dargli del boia, nessuno ha ancora osato, lui si! Certo, è vero che il suo curriculum è scritto in un biglietto del tram, mentre quel vecchio ha attraversato la storia e ancora ne è un protagonista, ma lui è orgoglioso di essersi messo alla pari e di avergli detto cosa pensa, perché quello che lui pensa è la verità. Mentre lo dice, sente l’approvazione ammirata di alcuni ma anche che altri sono, stranamente, meno entusiasti ma con piacere si accorge anche che molti ora stanno progettando anche di menare un po’ le mani: bene, bisogna essere innovativi. Ho immaginato ma credo di aver colto nel segno e, diciamocelo, stiamo veramente scivolando sempre più in una china tragicomica. Certo questo insulto è talmente surreale così come la fonte da cui proviene che varrebbe la pena di neanche parlarne ma non mi viene da ridere e mi sento triste e preoccupato. Molte delle posizioni dei cinque stelle secondo me, sono importanti e credibili ma la prevalenza di alcuni comportamenti da teppisti di periferia fa apparire i peggiori leghisti come damerini inglesi. I loro contenuti sono oscurati da comportamenti impossibili persino da pensare sino a poco tempo fa, dove tutto sommato in alcuni luoghi si riusciva prevalentemente a mantenere l’autocontrollo e comunque a riconoscere l’importanza di un contegno, di un modo di essere civile. Il punto critico non è tanto che accadano alcune cose ma che le cose che accadono siano considerate plausibili se non addirittura approvabili (da chi le attua). Io credo che membri di questo movimento siano vittime di una grande debolezza stategica: richiamano l’attenzione, vogliono suscitare la consapevolezza negli altri dei rischi che corriamo se non avvengono grandi cambiamenti. E su questo punto io credo abbiano ragione, ma diventa un comportamento miserabile e dannoso quando dei Sorial impazziti esprimono lo spettacolo della loro insipienza con avversione totale che utilizza l’ingiuria e l’aggressività come copertura di un grande vuoto di pensiero strategico ed etico.