di Nico Dente Gattola
Il tema della Magistratura Onoraria è da sempre al centro dell’agenda del Ministro della Giustizia in ogni esecutivo degli ultimi anni e quindi anche della nuova Guardasigilli Marta Cartaria: questione che si trascina irrisolta ormai da troppo tempo.
Questa volta però la situazione è differente: siamo infatti alla vigilia dell’entrata in vigore della legge “ Orlando” destinata a rivoluzionare la categoria e forse senza esagerazione l’intero sistema giustizia.
Differente però anche il clima che si avverte, in quanto l’erogazione dei fondi del Recovery Fund è legato anche ad una riduzione dei tempi di definizione dei procedimenti giudiziari , nel quale un ruolo decisivo può essere giocato dalla Magistratura Onoraria.
Il Ministro ha fin da subito compreso come fosse necessario avviare una riflessione sulla condizione e sul ruolo della categoria, anche in considerazione dell’apporto fornito nell’amministrazione della giustizia .
Entro tale ambito vanno ricercate le motivazioni per la creazione della commissione chiamata a fornire una proposta per una sistemazione definitiva della questione che si trascina di proroga in proroga, senza mai giungere a termine.
Situazione ormai insostenibile da qualsiasi ambito la si guardi con gli onorari in servizio che di fatto svolgono prestazioni lavorative continuative in alcuni casi da più di 20 anni a favore del Ministero della Giustizia senza alcuna tutela previdenziale e più in generale senza alcun diritto.
Nel tempo tutto ciò ha creato volente o nolente delle aspettative che va detto non sono dovute a pretese o recriminazioni dei circa cinquemila giudici onorari, ma in buona parte sono frutto delle scelte della politica ovvero dei vari governi che si sono succeduti.
Di anno in anno si è preferito una proroga nelle funzioni, affidando funzioni e responsabilità che erano sempre più simili a quelle di un togato, delegando alla Magistratura Ordinaria competenze sempre più ampie. Per dire in Tribunale non è rarovedere un GOT titolare di un proprio ruolo, così come un giudice di Pace gestire un contenzioso rilevante in zone dove al limite non c’è un tribunale in prossimità.
Scelte spesso frutto dell’emergenza e dell’esigenza di assicurare una risposta alla continua domanda di giustizia, senza però mettere a bilancio da parte dello stato grandi esborsi .
Chiaro che in tutti questi anni è risultato sempre più facile prorogare i magistrati onorari, della cui esperienza lo stato non ha mai saputo fare a meno per l’apporto che veniva dato anche per l’esperienza maturata e per il minore costo rispetto a quello che sarebbe derivato dal bandire nuovi concorsi: insomma gran parte delle responsabilità della situazione attuale sono attribuibili allo stato che non ha mai fatto adottato una soluzione definitiva, appunto per evidenti motivi di convenienza dovuti anche alle situazione economica.
Situazione che si è perpetuata sino ad arrivare alla legge “Orlando” con la quale il legislatore ha inteso regolamentare una volta per tutte la questione della Magistratura Onoraria , ma che oltre a mortificare la figura e la professionalità dei Magistrati Onorari, rischia di dare il colpo di grazia alla giustizia italiana per i motivi ormai noti.
Nel contempo, come detto, una delle richieste che viene fatta per l’erogazione dei fondi del Recovery è quella di uno snellimento dei tempi della giustizia, oggi estremamente lunghi, ormai vera “ palla al piede “ della nostra economia .
Legittimo certo pensare ad un incremento dell’effettivo della Magistratura professionale con nuovi concorsi, che però richiedono anni, mentre i correttivi hanno necessità di attivazione immediata. E quindi?
Quindi è necessario ricorrere alla Magistratura Onoraria con un superamento della nuova legge, ormai prossima ad entrare in vigore, per la precisione il 15 agosto, con un diverso approccio da parte del legislatore verso la categoria .
Sono infatti necessarie iniziative che dovranno andare ben oltre la proroga, operazione non semplice poiché presuppone un intervento che non preveda voli pindarici (come per esempio la stabilizzazione) e al contempo sia scevro dai pregiudizi del passato e sia pronto a riconoscere la funzione essenziale della categoria da parte delle istituzioni .
Per quanto si parli di varie istanze pienamente legittime (previdenza, adeguata retribuzione e altro), per il momento storico che stiamo vivendo la questione va ben oltre, poiché solo con una giustizia efficiente in tutte le sue componenti si potrà assicurare un cambio di passo al paese .
Tanto più che la stessa guardasigilli Cartaria, ha ripetutamente chiarito che senza un corretto funzionamento della giustizia con tempi certi in primo luogo, gli stessi fondi del Recovery sono a serio rischio.
Ma in concreto come si può dare attuazione a tutto ciò? Dopo che per anni non si è andati al di là delle semplici parole: sarebbe possibile o è pura utopia?
Non sarebbe difficile, in primo luogo bisognerebbe avere la lungimiranza di prevedere un sistema retributivo adeguato per i GOP (qualcuno dimentica troppo spesso che i Got e GDP sono ormai la stessa cosa), con un minimo di garanzie previdenziali e la permanenza anche previa verifica nei ruoli fino al compimento del settantesimo anno di età.
Chiaro che poi si dovrebbe andare verso un superamento del cottimo, prevedendo un valido incentivo in caso di superamento degli obiettivi prefissati: in tal modo vi sarebbe sempre lo stimolo a mantenere alta la produttività dell’ufficio, ma senza essere legati strettamente al numero di sentenze fatte.
Il cottimo può in apparenza apparire allettante per la categoria onoraria, ma in realtà ha dei grossi limiti in quanto in caso di malattia o di sospensione dell’attività giudiziaria (come accaduto durante la recente pandemia) i GOP si sono trovati privati di qualsiasi entrata economica.
Senza contare che tale sistema di retribuzione risente del carico di contenzioso del singolo ufficio e quindipuò ben essere che vi siano sedi in cui gli onorari lavorino con la prospettiva di retribuzioni insignificanti e mortificanti .
Meglio ma di molto la garanzia di un corrispettivo mensile adeguato all’impegno richiesto che va chiarito non prefigura assolutamente un rapporto di lavoro assimilabile a quello di un magistrato togato; sempre che si fissi il perimetro al cui interno il GOP si può muovere .
Ancora è opportuno assicurare una tutela sia pur minima dal punto di vista previdenziale come sempre la pandemia ha insegnato: troppi magistrati onorari hanno contratto il coronavirus sicuramente anche per motivi di servizio e purtroppo ci sono stati anche casi di decesso.
Per tutti costoro nulla è previsto, eppure si tratta di professionisti che hanno dedicato una parte significativa della loro vita all’amministrazione della giustizia e che in un’ottica di maggiore impegno non possono restare in una situazione di precarietà.
Nell’ottica dell’aumento delle competenze, anche allo scopo di deflazionare i Tribunali, per una vera riuscita della riforma sarebbe poi opportuno far confluire il maggior numero possibile di Got attualmente in servizio in Tribunale negli uffici del giudice di Pace, poiché con l’aumento auspicato delle competenze vi sarà necessità di un rafforzamento degli organici .
Tutto ciò presuppone che in parallelo vi sia un concreto rilancio dell’ufficio del Giudice Di Pace, con immissioni di nuovo personale e di strutture tecniche pari a quello che vi sono presso i Tribunali.
Senza dimenticare che occorre estendere il processo telematico anche al Giudice di Pace ancora oggi inspiegabilmente tenuto fuori da tale ufficio, ritenuto a torto da alcuni la “ Cenerentola “ della giustizia italiana.
In mancanza è incoerente parlare di aumento delle competenze poiché si acuirebbe solo la crisi della giustizia rendendo ancor più difficile il lavoro del personale di cancelleria e dei magistrati.
Questo per comprendere come, affianco ad una vera riforma della Magistratura Onoraria, occorra un concreto adeguamento di tutti gli elementi di supporto, poiché per troppo tempo il mondo della giustizia ha assistito a riforme a costo zero, che si sono puntualmente rivelate impalpabili ed insignificanti.
In sostanza si tratta di misure non più rinviabili e che prevedono un’ulteriore valutazione, forse quella più rilevante in prospettiva, ovvero come strutturare la Magistratura Onoraria nel futuro.
Ebbene, se l’intento fosse quello di tracciare una linea di demarcazione con l’esperienza attuale, sarebbe preferibile limitare l’accesso alla categoria esclusivamente ai neo laureati, ovvero a giovani che potrebbero compiere una significativa esperienza al fianco di un Magistrato togato per un periodo di tempo: in poche parole qualcosa di molto simile all’ufficio del processo (ovvio, non nella versione attuale).
Chiaro che va previsto una corsia preferenziale per l’accesso in magistratura, in primo luogo per correttezza e poi anche per motivi di opportunità, poiché sarebbe un peccato disperdere un patrimonio umano così preparato; in caso contrario assisteremmo all’ennesima situazione di precarietà a danno questa volta delle giovani generazioni che si andranno ad affacciare nel mondo del lavoro.
Si tratta di scelte che questa volta non possono essere rinviate per non riprodurre la stessa situazione di oggi, con problematiche che sono state create dallo stato stesso, con il suo comportamento omissivo.
Per quanto possa sembrare riduttivo, il nodo è tutto qui.