Magistratura onoraria, i nodi vengono al pettine

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in foto la manifestazione dei giudici onorari in via Arenula

di Nico Dente Gattola*

All’atto dell’insediamento, la nuova Ministra della Giustizia Marta Cartabia ha manifestato l’intenzione di affrontare e definire l’annosa questione della magistratura onoraria, che si trascina ormai da anni.
Ampio credito è stato concesso alla neo guardasigilli dalla categoria, anche sulla scorta di dichiarazioni che lasciavano trasparire una rinnovata attenzione verso il tema.
Insomma si respirava, un certo ottimismo che ha accompagnato anche la costituzione di una commissione incaricata di elaborare proposte per la riforma della categoria.
Anche perché della Commissione Presieduta dal Presidente della Corte D’Appello di Brescia Dott. Claudio Castelli, ne facevano parte esponenti come il Presidente del Tribunale di Torre Annunziata Ernesto Aghina: di entrambi è nota la sensibilità e l’attenzione verso la Magistratura Onoraria.
Ebbene nonostante la commissione abbia elaborato una proposta coerente e credibile in poco tempo in un clima non facile, nulla è cambiato nel senso, che la Ministra ha recepito il testo ma poi non sono seguiti atti concreti.
Ci sarebbe infatti aspettati che la proposta potesse trovare applicazione concreta, risolvendo un problema annoso, ma nulla di ciò è avvenuto.
Non meraviglia quindi la reazione della categoria, sottoposta ulteriormente al rischio dell’entrata in vigore della Orlando e con la prospettiva di essere messa alla porta senza tanti convenevoli.
Anche perché il quadro che si va delineando, con un possibile concorso da sostenere per veder definita la propria posizione lascia molto perplessi.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è data anche dal fatto che sono pronti a partire svariati concorsi e sono predisposte misure che sia pur lodevoli per velocizzare la giustizia, hanno pur sempre un costo; mentre nel contempo si dice che non ci sono fondi per la una vera riforma della Magistratura Onoraria.
Insomma ora o mai più, era necessaria una risposta, che la categoria ha inteso fornire senza incertezze, con alcune iniziative.
In primo luogo la scelta di astenersi dalle udienze per 5 giorni dal 23 al 28 novembre, ma occorreva anche altro per rappresentare le istanze della categoria .
Quindi nulla di meglio che manifestare il proprio malessere davanti via Arenula, davanti a quella che piaccia o no è anche la casa della Magistratura Onoraria; al cospetto ideale di colei che è anche il Ministro di circa 5 mila giudici onorari.
Ecco perché nel pieno rispetto delle norme anti covid in materia nel pomeriggio del 24 novembre, un gruppo di onorari, provenienti da tutta Italia si sono trovati davanti la sede del Ministero di Grazia e Giustizia.
Una protesta civile, non urlata, pacifica ma ferma nel contestare, nel rispetto dei ruoli, il trattamento che viene riservato alla categoria.
Gesto, questo di radunarsi sotto via Arenula, che il comune cittadino potrebbe ritenere quasi estremo, ma pienamente e legittimo nelle forme e nei modi, poiché era assolutamente necessario far pervenire alla Ministra il malessere della categoria.
Poco importa che la Ministra Cartabia, fosse quel giorno fuori sede, perché la manifestazione aveva un valore simbolico ed idealmente doveva trasmettere il messaggio che la questione , merita maggiore attenzione.
Atto dovuto anche per chi causa il covid è deceduto, senza alcun diritto o riconoscimento, dopo aver servito la giustizia italiana per anni.
Sotto via Arenula ha manifestato quindi una categoria, che per carità ha le sue sfaccettature ma che era concorde nel reclamare una soluzione vera e non di facciata che non sia punitiva e che si ritrova accomunata da una grande incertezza.
E si perché si parla di professionisti che hanno speso tanto al servizio della giustizia e che in assenza e che nel silenzio circa le proprie sorti vedono provvedimenti assolutamente, ci si perdoni contraddittori.
Come interpretare altrimenti nell’assenza ad oggi di una soluzione alla questione della M.O . l’accelerazione che viene data all’ufficio del Processo?
Chiaro che nella categoria,tenuto conto anche del prossimo ingresso di nuove unità di onorari, si è creata una legittima apprensione, non del tutto infondata ; anche perché il tempo scorre e le misure prima solo abbozzate, si stanno gradualmente delineando.
Nel rispetto della funzione che si ricopre era opportuno dare un segnale e questo segnale è giunto, con una protesta che per una volta ha almeno posto in risalto l’unità della magistratura onoraria davanti al pericolo.
Si badi, scendere in piazza, non era assolutamente scontato soprattutto con numeri così ampi e ribadiamo in un periodo così complicato,per le norme anti covid in vigore, ma il malessere è ormai troppo forte e non può più essere tenuto dentro.
Malessere che può essere collegato alla mancanza di una vera interlocuzione , laddove si tratterebbe di decisioni al contrario da prendere solo al termine di un confronto con la categoria.
Al passante o allo spettatore del telegiornale, quelle persone ( non poche ) radunate sotto la sede del Ministero Della Giustizia, in un freddo pomeriggio di novembre, possono anche non dire nulla o meglio trasmettono semplicemente l’idea di una protesta come tante altre.
In realtà non è così, perché si è trattato di una vera moltitudine, circa 200 onorari, che hanno dimostrato come il tema sia sentito da tutti e di come la categoria sia viva, con un idea ben precisa per il proprio futuro che si può riassumere in una sola parola: dignità.
Dignità che vuol dire condizioni di lavoro, giuste in linea con l’impegno richiesto e con un trattamento economico rispondente a ciò.
Si badi sarebbe stato sufficiente farsi un giro tra la folla per capire, come tutti chiedevano semplicemente il riconoscimento dei propri diritti e su questo finalmente vi era effettiva coesione, troppo spesso mancata in precedenza.
In passato il tema era forse volutamente usato come arma per confondere le acque, ponendo l’accento sulle divisioni interne ma le cose come si è potuto vedere stanno in parte cambiando.
Certo, la strada per giungere ad una proposta unitaria da sottoporre al Ministero è ancora lunga da percorrere, questo è inutile nasconderlo, ma in ogni caso la volontà di manifestare contro lo stato delle cose attuale era comune davvero a tutti.
Molti hanno fatto un lungo viaggio per arrivare a Roma, ma nei loro volti non si leggeva solo l’orgoglio di poter essere presenti.
Premesso che anche questa protesta si è sempre svolta secondo le regole e che nessuno vuole esercitare alcuna azione intimidatoria nei confronti della Guardasigilli sarebbe opportuno che la Ministra, aprisse finalmente un vero confronto con la categoria.
Ottimo segnale, che dimostrerebbe la sua capacità politica offrendole la possibilità di legare il suo nome ad una riforma attesa da anni.
Di sicuro, in assenza di una minima interlocuzione, cosa purtroppo probabile la protesta continuerà, perché si tratta di una battaglia di civiltà .
Protesta, quella della Magistratura Onoraria, che dovrebbe essere presa in maggiore considerazione da parte delle istituzioni, perché le riforme varate in un clima di contestazione, non sono mai delle buone riforme,ma provvedimenti purtroppo destinati al fallimento.
Questo può piacere o no, ma i segnali ci sono tutti; del resto basta pensare al nuovo processo civile che viene ipotizzato e che richiederà inevitabilmente un maggior numero di magistrati.
Ebbene se si dice che per vari motivi, non è possibile procedure ad assunzioni in Magistratura, in ragione di quelle che sono le reali esigenze, senza gli onorari come si pensa di risolvere il problema?
Si può obiettare che un giorno di protesta o più giornate, hanno solo una valore dimostrativo, ma non è così, perché già la sola manifestazione del 24 ha dimostrato che i Giudici Onorari “ esistono” e che non è pensabile procedere ad una riforma che li riguarda senza ascoltarli.
Certo si tratta di azioni che da sole non risolvono il problema, ma combinate con altri elementi, quali per esempio l’astensione ( programmata periodicamente), possono sortire effetti positivi.
Senza contare che occorreva informare l’opinione pubblica e sollecitare sempre maggiore attenzione sul tema e anche da questo punto di vista la manifestazione del 24 novembre è stata assolutamente positiva .
Ma concretamente cosa può lasciare un pomeriggio trascorso a manifestare sotto il Ministero della Giustizia? Qualcosa di molto concreto.
Ovvero la percezione, ormai netta che i nodi stanno venendo al pettine e le conseguenze di questa situazione, che porterà alla paralisi la giustizia non ricadranno tanto sulla Magistratura Onoraria, quanto sul cittadino incolpevole.

* Magistrato Onorario Tribunale di Torre Annunziata