di Nico Dente Gattola
Come da più parti noto, il prossimo 15 agosto entrerà in vigore la legge “Orlando” dal nome del ministro che ne ha voluto l’approvazione, destinata a cambiare purtroppo in peggio il mondo della Magistratura Onoraria.
Per manifestare contro un testo, che definire punitivo nei confronti non solo dell’intera categoria ma anche di ogni singolo cittadino, è un vero eufemismo, in un pomeriggio di fine luglio, il 20 per la precisione, è andata in scena una protesta innanzi la Camera dei Deputati .
Nel pieno rispetto delle norme anti assembramento un gruppo di Magistrati Onorari, composto da VPO, Giudici di Pace e GOT, con indosso la toga, ed in mano una bandiera Italiana o dell’Unione Europea, si sono radunati per rappresentare ancora una volta alle Istituzioni le proprie istanze.
Onorari, provenienti da ogni parte del paese, che in molti casi hanno sacrificato una giornata di lavoro, per essere presenti e per far sentire la propria voce ed il proprio rammarico per una situazione ormai insostenibile.
Tutti infatti hanno dedicato i migliori anni della propria vita professionale, a discapito anche di altre opportunità professionali, per dare un contributo all’amministrazione della giustizia.
Questo non perché non si tratti come purtroppo troppe volte si legge, sui social, di avvocati per così dire “ falliti” ma di persone che hanno creduto in un ideale, cui lo stato ed il governo di turno a ritenuto giusto rivolgersi: senza infatti la domanda di giustizia del cittadino sarebbe rimasta sulla carta.
Si badi in piazza non si chiedeva una proroga dell’attuale sistema in essere, con tutti i suoi squilibri, ma anzi con fermezza si è rigettata ogni richiesta di rinvio dell’entrata in vigore della “ Orlando”, reclamando al contrario l’adozione di una soluzione definitiva.
Soluzione che alla luce dell’apertura della procedura d’infrazione dell’Unione europea sul trattamento che lo stato italiano riserva ai Magistrati Onorari, appare ineluttabile e che aleggiava su Montecitorio, come un convitato di pietra, anzi come la polvere che si preferisce nascondere sotto il tappeto.
E si perché nei vari interventi dei politici che si sono succeduti, più volte è stata citata questa situazione ma sempre come se fosse come un problema dovuto ad altri, laddove il tema della Magistratura Onoraria, dovrebbe essere trasversale ed essere fatto proprio da tutti.
Per intenderci la responsabilità di questo precariato degli onorari, è riferibile all’intero arco politico, poiché chi più chi meno, tutte le forze parlamentari hanno avuto la possibilità di fare qualcosa, per cambiare una legge, la “Orlando” profondamente ingiusta e diciamolo sbagliata.
Nel caso specifico, visto anche il momento storico che il paese vive e viste le richieste dell’Unione Europea, non ci dovrebbe quindi essere una divisione tra maggioranza e opposizione ma al contrario la volontà di chiudere una volta per tutte la questione.
Avere l’attenzione di gran parte delle Forze Politiche nella calura pre agostana è stato per tutti i partecipanti di gran sollievo,anche se occorrerebbe passare dalle parole ai fatti.
Non sfugge anche agli osservatori più distratti che proroga o meno vi sono svariate unità di nuovi onorari pronti ad entrare in servizio, senza contare la determinazione del nuovo esecutivo di avviare concretamente il fantomatico Ufficio del Processo : misure che nel giro di pochi anni porteranno alla “ rottamazione “ di circa cinquemila persone.
Ecco perché dalla gran parte della categoria l’ipotesi di una proroga, ripetiamo, purtroppo non più tanto campata in aria, appare come il classico zuccherino per addolcire la pillola: meglio ci si rende conto che non porterà già nel medio termine assolutamente a nulla.
Diversi gli interventi dei politici,che si sono succeduti, per la verità in gran parte dall’opposizione, probabilmente non solo per una vicinanza alla categoria.
A nessuno è infatti sfugge che le dinamiche tra governo e opposizione hanno avuto il loro peso anche in questa circostanza, nello specifico nell’intensità e nella libertà da vincoli di governo di portare avanti il tema.
Al pari bisogna rilevare la timidezza di forze politiche che fanno della tutela dei lavoratori uno dei loro capisaldi, le quali oggi avrebbero la possibilità se solo lo volessero di dare un cambiamento alla questione.
La piazza ha favorito dopo tanto tempo un confronto diretto ed in presenza tra la Magistratura Onoraria e la classe politica, anche se forse gli spunti più interessanti non sono pervenuti dai discorsi ufficiali.
In tal senso ha colpito, fuori per così dire “dai microfoni” l’ammissione di alcuni esponenti politici di come l’approvazione della riforma “Orlando” sia stato un tragico errore, cui bisognerebbe trovare rimedio.
Quello che non si può accettare è che voglia porvi rimedio, rinviando sine die l’entrata in vigore di una legge, che per stessa ammissione della politica è di fatto inattuabile.
Il rimedio, dispiace dirlo sarebbe peggiore della toppa e non risolverebbe nulla, se non autorizzare di fatto la prosecuzione di un sistema che appare francamente imbarazzante .
Purtroppo è solo una questione di volontà, che non può essere attribuito solo alla politica o solo alla tecnostruttura del Ministero, poiché gli strumenti per imprimere un cambiamento vi sono ed è impensabile che tra tecnici del Ministero e forze politiche non si riesca a trovare una soluzione.
Nessuno crede che vi sia una vera e propria avversione di Via Arenula a chiudere la vicenda, così come non vi sia da parte del legislatore una volontà in merito: sia auspica semplicemente un’assunzione di responsabilità da parte di ognuno per la propria parte di competenza.
Di sicuro il tempo dell’attesa è terminato, anche perché a breve un gruppo di servitori dello Stato rischia di essere spazzato via per sempre,con conseguenze che graveranno su tutta la cittadinanza.
Infatti non è difficile prevedere un allungamento dei tempi di definizione dei giudizi, sia nel settore civile che nel penale, laddove i fondi del Recovery sono legati ad una giustizia più celere.
Cosa che non può essere di sicuro assicurata da un giudice onorario a mezzo servizio, costretto a svolgere altra attività per poter arrivare a fine mese.
Ma ripetiamo il tempo è poco e anche se per carità vi sono temi ben più importanti all’esame del Parlamento, non è assolutamente produttivo per nessuno, che vi sia un ritardo sul tema della riforma della Magistratura Onoraria.
Oggi il quadro è mutato tanto è vero che la stessa Anm ha via via cambiato la propria posizione nei confronti degli Onorari e si sono moltiplicati gli attestati di solidarietà da parte della Magistratura Professionale che nel tempo si sono trasformati in un riconoscimento dell’essenzialità del ruolo.
Non a caso vi è stata la presenza simbolica di alcuni Magistrati Togati, che sia pur senza intervenire hanno rimarcato la loro sensibilità al tema.
Così come molto importante è stata la partecipazione dell’Ordine degli Avvocati di Roma, segnale di come il mondo forense abbia compreso la gravità della situazione e i rischi che ne potrebbero derivare per la domanda di Giustizia.
Domanda di giustizia che dovrebbe appunto essere legata in primo luogo a un cambiamento del trattamento della figura dell’Onorario, oggi sottoposto troppo spesso a condizioni di lavoro e garanzie davvero inumane sia per i GOT, per i VPO e per i GDP.
Ognuno all’interno, delle ormai anacronistiche discrepanze economiche,è vittima già oggi di un precariato, senza se e senza ma.
Chiedere un trattamento economico adeguato non vuol dire volere creare tensioni all’interno del comparto giustizia ma solo reclamare un trattamento adeguato alla funzione che si svolge.
Legittimo in tal senso da parte del Ministro Cartabia, creare una commissione, anche se per la verità quasi fuori tempo massimo, a patto però che i lavori di questa non restino lettera morta.
In ogni caso il legislatore è adesso inchiodato alle sue responsabilità, poiché spetta
infatti alla classe politica e solo ad essa raccogliere ciò che viene dalla commissione e farne la sintesi.
Ma al di là di ogni considerazione, cosa rimane di concreto alla fine di un pomeriggio romano di fine luglio trascorso davanti a Montecitorio? Di sicuro che la protesta se svolta in modo civile non è mai sbagliata.
Soprattutto se svolta in modo costruttivo, laddove un gruppo di persone con indosso il proprio abito di lavoro, oltre a dimostrare attaccamento al proprio ruolo ha dimostrato al legislatore la propria vitalità e soprattutto la consapevolezza della propria funzione all’interno del comparto giustizia ed il proprio orgoglio di farne parte.
Ecco perché il flash mob davanti alla Camera non è un evento fine a se stesso, ne può tanto meno può essere derubricato ad episodio folcloristico, poiché conteneva la richiesta di un cambiamento vero e non di facciata.
Se così non fosse stato molti, vista anche la quasi certa proroga sarebbero restati comodamente a casa e non spendendo invece in primo luogo tempo e denaro per una causa sia pur nobile.
Particolare infine da non sottovalutare: si è trattato di un gruppo di persone ordinato,che anche per rispetto del ruolo e della funzione che ricopre ha privilegiato la proposta e il confronto alla sterile protesta.
Porterà a qualcosa ? difficile dirlo di sicuro la protesta quando è fatta in modo disciplinato e non isterico e non da luogo a gesti estremi è sempre un segno di civiltà, quindi da ascoltare con la massima attenzione da chi di dovere.
*Magistrato Onorario Tribunale di Torre Annunziata