Magistratura, riforma e/o autoriforma: come uscire dalla crisi

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di Nico Dente Gattola

La magistratura italiana attraversa un momento di grande difficoltà, scossa da crisi e da scandali che ne hanno messo a dura prova l’istituzione, con in ultimo la vicenda Palamara.
Crisi che ha portato anche all’interno del mondo delle toghe a porre con forza la questione morale , dovuta in primo luogo dalla concezione clientelare della categoria e della gestione delle carriere al suo interno.
Concetti approfonditi nel corso di un interessante convegno dal titolo Magistratura riforma e /o autoriforma come uscire dalla crisi. Incontro organizzato, sabato 20 marzo, dal gruppo Napoletano di Magistratura, Indipendente con la partecipazione come relatori del Prof. Galli della Loggia, dei consiglieri del Csm Donati,Lanzi, Micciché e D’Amato e del Giudice Maria Tiziana Balduini.
Gli eventi ed il clima che si vive all’interno della Magistratura , hanno reso inevitabile pensare ad una riforma , ma giusto interrogarsi se ciò debba avvenire dall’esterno o debba essere la categoria stessa a pensare a come riformarsi.
Chiaro che è preferibile che ciò avvenga su impulso della Magistratura, la cui indipendenza e autonomia è un valore da tutelare.
L’incontro, introdotto dal segretario distrettuale del gruppo Sergio Gallo, ha avuto il merito di approfondire in modo obiettivo e sereno, senza reticenze , la questione del rinnovamento della Magistratura.
Argomento come ribadito dal Dott.Gallo non recente e di cui la categoria discute ormai da anni e che inducono a ritenere necessario un cambiamento a cominciare dall’organo di autogoverno della Magistratura, ovvero dal CSM, anche per rispondere a quanto succede nel paese ed essere al passo con i tempi.
E’ infatti in primo luogo, chiaro a tutti che l’attuale sistema con cui vengono nominati i componenti togati del Consiglio Superiore della Magistratura , abbia delle criticità e che necessiti di correttivi.
Problema che sussisterà in ogni caso e che l’adozione di altri sistemi per l’elezione dei componenti del CSM , come per dire il sorteggio non garantisce di eliminare.
Nel corso dell’incontro è emerso come vi siano vari sistemi al vaglio , per una modifica dei criteri di elezione dei componenti del CSM , ognuno con delle criticità.
L’auspicio dei togati intervenuti è che nell’adozione dei nuovi criteri , si tenga conto anche dell’opinione della categoria.
Non sono mancate in tal senso , riserve circa le ipotesi sul tavolo del Ministero della Giustizia , che prevede un rinnovo parziale di laici e togati dopo un biennio; ipotesi questa secondo Gallo da scartare perché di fatto provocherebbe una campagna elettorale perenne, con tutte le conseguenze che ne deriverebbero in tema di politicizzazione dell’organo.
Di sicuro l’attuale sistema elettorale in essere che prevede un collegio unico nazionale ed elezione dei piú votati sia per i giudici che per i p.m., non ha dato un buon riscontro nemmeno davanti alle recenti vicende di cronaca.
Da più parti è anche emerso come in più di 70 anni . dalla promulgazione della Carta Costituzionale sia cambiato lo stesso CSM: l’idea che i Padri Costituenti avevano circa il CSM e che trasposero nella Costituzione è per forza di cose differente dalla situazione che la Magistratura vive oggi.
Chiaro che siamo al cospetto di un organo che di fatto nonostante la Costituzione in merito non sia stata modificata , abbia subito delle mutazioni.
Il peso e la funzione del CSM sono radicalmente cambiati e questo rende necessario ragionare su come adeguarlo alle sfide di questi anni, neanche immaginabili nel 1948.
Come sottolineato dal Componente del CSM Antonio D’Amato è importante che l’istituzione sia credibile verso l’esterno e non si chiuda in se stessa, anche se bisogna tenere conto dei tanti cambiamenti che vi sono stati nel paese e che inevitabilmente, hanno avuto dei riflessi sulla Magistratura.
Altra questione emersa dall’incontro e se parte dei mali della Magistratura attuale sia dovuta all’esistenza delle correnti, ovvero di gruppi associativi al suo interno.
Dubbi che sono stati fugati, soprattutto dai relatori togati, poiché si è osservato come la vicinanza o meglio l’affinità di una persona ad un gruppo, sia un qualcosa di connaturale alla natura umana e non si vede perché dei Magistrati non possano, sia pur nel rispetto della loro funzione organizzarsi in una realtà associativa.
Nel caso del specifico il problema non è dato dall’appartenenza ad un gruppo piuttosto che ad altro, ( scelta legittima e naturale )quanto piuttosto dall’uso distorto che una sparuta minoranza o meglio un singolo ne fa talvolta.
L’incontro ha goduto del contributo mai banale ma attento ed obiettivo del Professore Ernesto Galli Della Loggia, le cui osservazioni hanno stimolato la discussione, con riflessioni forse provocatorie ma mai fuori dalle righe.
Giusto in tal senso rilevare come la Magistratura , sia un interlocutore per gli organi politici di questo paese e di come nel corso degli anni sia progressivamente cambiando anche il ruolo del CSM e la sua natura.
In questo particolare momento storico , secondo Della Loggia, non si deve parlare di orientamenti culturali all’interno della Magistratura , ma di orientamenti politici.
Tuttavia secondo il Consigliere D’Amato è necessario tenere conto della crisi dei partiti politici e di quanto accaduto agli inizi degli anni 90 con tangentopoli.
La questione secondo Il Professore Manzi componente laico del CSM , è legata al ruolo della Magistratura , che deve essere chiarito in via preliminare.
Troppe volte nel paese questa si è trovata a svolgere un ruolo di supplente delle istituzioni e della politica, che spesso è stato sottolineato nel corso della discussione hanno preferito delegare ai Giudici alcune decisioni.
Nel corso del dibattito è emerso anche come urga ripensare il concetto d’indipendenza, messo in discussione ripetutamente dall’esterno, riflettendo sul fatto che spesso la categoria è troppo autoreferenziale.
Segnale questo di una vitalità del mondo delle toghe che in occasioni come questa sceglie di interrogarsi circa le sue prospettive, analizzando gli aspetti da correggere.
Importante quindi come ha fatto il gruppo di Magistratura Indipendente, discutere e confrontarsi, poiché occasioni del genere sono la base di partenza per avviare un concreto rinnovamento.
L’incontro ha avuto il pregio di affiancare a Magistrati anche componenti togati e laici del CSM, in modo da avere una panoramica completa ed obiettiva.
Atto di coraggio ma dimostrazione di vitalità e di un profondo spirito critico domandarsi se la magistratura sia in grado di autoriformarsi e nel contempo se siano possibili riforme del legislatore che possano ridare autorevolezza all’ordine giudiziario e una risposta alle esigenze della nostra comunitá nazionale per una giustizia finalmente giusta e celere.
Il primo nodo da sciogliere è evidentemente il CSM, organo di autogoverno della Magistratura .
Alcuni studiosi hanno sostenuto che i costituenti nell’introdurre in costituzione il C.S.M. siano stati spinti da una concezione “angelicata” della magistratura.
Da qui la previsione di un organo di rilievo costituzionale immaginato soprattutto quale “autogoverno della magistratura” e solo in via subordinata quale organo di raccordo con alcuni poteri dello Stato.
Nel 1948 il sistema costituzionale e istituzionale, per evidenti ragioni storiche, aveva una natura preminentemente “parlamentare”, nel tempo profondamente erosa per l’espansione del potere esecutivo e la trasformazione del ruolo del Presidente della Repubblica vero convitato di pietra di ogni analisi e discussione seria sul ruolo e le funzioni del CSM.
Tutto ció ha avuto riflessi sull’evoluzione del CSM cosí come la degenerazione correntizia nella magistratura,che gli ultimi avvenimento hanno portato purtroppo alle cronache.
Chiaro, come la Magistratura stia combattendo una battaglia, ovvero la questione morale, che si pone in modo sempre più evidente e che non può essere più rimandata : essenziale quindi una revisione del ruolo del Giudice non solo nel sistema giustizia ma anche lo si ribadisce nella stessa società italiana.
Al termine dell’incontro non si può dire se la Magistratura sia sulla strada giusta e se si sia già avviato un processo di autorigenerazione.
Di sicuro se questo processo non partirà dall’interno, potrebbe essere avviato con un intervento esterno del legislatore che a questo punto dovrà anche chiarire il ruolo e limiti della giurisdizione.
Un punto importante che si può ricavare dalla mattinata è che anche dall’interno della Magistratura vi sono gruppi come Magistratura Indipendente che si pongono il problema di un reale rinnovamento e che hanno l’onestà intellettuale di riconoscere la difficoltà che vive la categoria in questo momento.
L’obiettivo dell’incontro che era quello di sollecitare risposte e riflessioni partendo dal presupposto che non vi era alcuna pretesa di fornire una soluzione ma spunti per una riflessione, interrogandosi sul modo migliore con cui intervenire: a giudicare dal tenore degli interventi mai banali a volte anche un po’ provocatori ma sempre nei limiti della correttezza l’obiettivo può dirsi raggiunto.
Non a caso il titolo dell’incontro parlava di riforma e /o autoriforma , poiché nulla allo stato può essere escluso, partendo però dal presupposto che occorrono necessariamente dei cambiamenti nella Magistratura
La giornata che ha visto anche la partecipazione ai lavori di avvocati e di Magistrati Onorari, nel solco di un impegno di Magistratura Indipendente ad aprirsi verso l’esterno ascoltando le opinioni altrui.