Malattie epatiche, in Campania record di cure per infezione da Hcv

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in foto l'Università di Napoli Federico II

E’ la Campania la regione con la più alta percentuale di cura per infezione da Hcv: sarà questo uno dei temi al entro del corso di aggiornamento “L’epatologia nel terzo millennio”, in programma il 16 e 17 novembre al centro congressi della Federico II, quando sarà possibile effettuare anche test salivari gratuiti per individuare l’epatite C. La Campania – fanno sapere gli organizzatori – è la regione italiana con la più alta percentuale di trattamenti dell’infezione da Hcv per numero di abitanti: 0,35% (dati elaborati con la collaborazione di Ugo Trama, responsabile in Regione Campania della Uod “Politica del farmaco e dispositivi”, e di Crescenzo Ilardi, referente statistico in sanita’ della Direzione generale Regione Campania. Seguono Puglia (0,32%) e Lombardia (0,29%). Il corso e’ organizzato dall’Ospedale Evangelico Betania, responsabile del corso Ernesto Claar, a introdurre tra gli altri Mario Forlenza, direttore generale Asl Napoli1. All’esterno della sede congressuale ci saranno gazebo con medici Asl Napoli 1 centro, Aigo (associazione italiana gastroenterologi ospedalieri) e volontari dell’associazione dei pazienti EpaC che effettueranno test salivari gratuiti per l’individuazione dell’epatite C. Dal dicembre 2014, sono disponibili in Italia gli antivirali diretti di seconda generazione per la cura dell’infezione da Hcv, con cui sono stati trattati finora circa 155.000 pazienti. Restando alla Campania, il numero di soggetti affetti da Hcv avviati alle cure fino allo scorso 11 ottobre e’ 20.194, con la percentuale di successo fissata al 98.2%: “Il dato e’ ancor piu’ entusiasmante – spiega Claar – se consideriamo che si riferisce ai pazienti con malattia di fegato avanzata e ad anziani tra i 70 e 79 anni che, fino a ieri, hanno avuto la priorita’”. I soggetti con eta’ inferiore a 40 anni trattati in Campania sono meno di mille ed e’ su questi che deve concentrarsi l’impegno dei prossimi mesi al fine di intercettare il sommerso e prevenire la diffusione dell’infezione. “Anche per l’epatite B siamo in grado di controllare l’infezione e la progressione della malattia in percentuali vicine al 100% – conclude – ma rimane il problema dell’immigrazione da Paesi in cui il vaccino per i nuovi nati non e’ obbligatorio, come invece e’ per l’Italia dal 1991”.