Manca il futuro quando “ognuno potrebbe”

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Con il nuovo romanzo “Ognuno potrebbe” Michele Serra riflette sull’attuale condizione umana e sulla generazione dei trentenni, diversissimi da quando l’autore trentenne impazzava con i suoi scritti sagaci e provocatori, gettando scompiglio nel linguaggio politico italiano. Erano altri tempi, c’erano ancora divisioni nette fra generazioni, professioni, classi sociali, livelli culturali. Il protagonista Giulio Maria, quasi trentaseienne, “rompiballe stabile”, a dire della fidanzata Agnese, propone trenta flash sull’insensatezza, l’esibizionismo, l’incomunicabilità, il dilagare della bruttezza nel nostro tempo. È diventata un’ossessione la spettacolarizzazione della propria vita: “Quel rimanere un passo indietro che per centinaia di generazioni è parso opportuno o comunque beneducato, è forse diventato un atteggiamento asociale?”, si domanda Giulio che si sente fuori posto e fuori tempo, un catatonico in mezzo a corpi che sprizzano voglia di esserci. Chiama egòfono l’Iphone e digitambuli gli affetti da “Sindrome dello sguardo basso”. Una patologia nuova di zecca ma i cui effetti sono antichi come l’uomo: se uno digita, non vede dove mette i piedi e si provoca ferite lacerocontuse. E’ il trionfo del narcisismo, dei tratti istrionici: l’espressione Selfie è un neologismo riciclato dallo slang americano in cui alludeva a pratiche autoerotiche. Giulio appare più vecchio e disperato della sua età, forse perché nato tardivamente, forse perché non ancora socialmente adulto nonostante l’incalzare dei più giovani. In realtà, ormai si vive una condizione da “non adulti a vita”. La società moderna, nata sanguinosamente dalle Rivoluzioni, si è progressivamente sgretolata e la rivoluzione elettronica sta facendo il resto: assoluta mancanza di regole e di pudore, perdita di punti di riferimento, estrema opinabilità delle scelte. Anche la Chiesa appare lacerata e al bivio: uniformarsi al costume prevalente oppure mantenere la rigidità di una dottrina antica? Con la liquefazione della società il tempo appare accelerato e al contempo fermato o addirittura ripiegato su se stesso. Manca il futuro, il senso, l’antico telos, quando invece “ognuno potrebbe”. Il tempo esiste solo come alternanza di giorno e notte, la burocrazia trionfa su tutto, anche sulla morte, con l’assillo del suo scadenzario infallibile: bollette e lettere d’ingiunzione superano le tenebre dell’aldilà.