Manetti Bros: “Manetti, in ‘Ammore e malavita’ la risposta al ‘gomorrismo’”

67

Venezia, 6 set. (AdnKronos) – “Il film nasce dalla volontà di portare al cinema con una musica più moderna la tradizione della sceneggiata. Una sceneggiata naturalmente filtrata attraverso quello che a noi piace. È un nostro film, non è un’aderenza ad uno schema: anche se abbiamo guardato a ‘Grease’, per l’equilibrio tra cantato e dialoghi”. Parlano così i Manetti Bros., che incassano un’ottima accoglienza alla Mostra del Cinema di Venezia con il loro ‘Ammore e malavita’, primo musical italiano (ma soprattutto napoletano) ad essere presentato in concorso al Lido ed in uscita il 5 ottobre nelle sale.

Interpretato da Giampaolo Morelli, Serena Rossi, Claudia Gerini, Carlo Buccirosso e Raiz (con una serie di partecipazioni di spicco da Patrizio Rispo a Rosalia Porcaro, al signore della sceneggiata napoletana Pino Mauro), il film è la storia di Ciro (Morelli), temuto killer della camorra al soldo di don Vincenzo (Buccirosso), “’o re d’o pesce”, e della sua astuta moglie, donna Maria (Gerini). Ciro, insieme a Rosario (Raiz) è una delle due “tigri” che vigilano sulla sicurezza di don Vincenzo, Ma il mondo di Ciro è destinato ad andare in frantumi quando per tutelare il suo boss viene incaricato di uccidere un’infermiera che ha visto troppo. Ciro non solo non lo farà perché scopre che il suo bersaglio è Fatima (Serena Rossi), il suo grande amore dell’adolescenza, mai dimenticato. Ma per lei è disposto a dichiarare guerra all’intero clan.

Grande protagonista del film è naturalmente anche la città di Napoli, che i due registi romani definiscono “capitale italiana della cultura”: “Napoli è sopra le righe. Napoli è emozioni forti, alcune negative e tantissime positive. Ma per noi Napoli è soprattutto la capitale della cultura: è tristemente famosa anche per altre cose ma dal punto di vista di teatro, musica, architettura e cinema da qualche anno a questa parte è veramente al top. Come abbiamo visto ieri con la ‘Gatta Cenerentola’ che è di un livello artistico altissimo”, dicono Marco e Antonio Manetti. Non a caso tra le prime scene del film quella in cui un tour operator specializzato porta i turisti a Scampia: “È un po’ una presa in giro del ‘gomorrismo’, perché nonostante Napoli abbia il panorama del golfo che è tra i più belli al mondo, ora il simbolo della città sembra quasi siano le ‘vele’ di Scampia”, sorridono i Manetti. “La nostra Napoli non è solamente la città cupa e disperata che si racconta ultimamente al cinema o in TV, ma anche una Napoli che, malgrado tutti i problemi, stimola con il suo fermento culturale e ispira con la sua carica di umanità”, ribadiscono.

Sul lavoro fianco a fianco con Pivio & Aldo de Scalzi, i musicisti con cui hanno creato il film, i Manetti Bros spiegano: “Abbiamo cercato di lavorare come ad una partitura, con i musicisti ma anche con Luca Tommassini che ha curato le coreografie”.

Per gli interpreti accettare la sfida di questo film non è stato banale. Morelli era alla sua prima esperienza di musical e dice di aver vissuto ‘Ammore e malavita’, “da subito, come un omaggio alla sceneggiata napoletana, quindi con tutta una misura diversa rispetto ad altri film. Anche perché, a differenza di altri musical, qui la parte cantata porta avanti la storia, l’azione, e questo aiuta gli attori ad amplificare le emozioni”. Per Serena Rossi, invece, che è attrice ma anche cantante dotatissima, non è una prima volta. Ancche se, sottolinea, “una cosa è fare un musical a teatro, come è capitato a me e ad altri colleghi, e un’altra è farlo su un set cinematografico, dove le difficoltà tecniche da affrontare non sono poche, per tenere il synch e la velocità richiesta in alcune scene”. Raiz, invece, ha affrontato, rispetto ai colleghi “un lavoro al contrario: io di solito canto e basta. Ma non faccio prosa. Diciamo che qui ho completato i due mondi”.

Claudia Gerini, determinatissima donna del boss, dice di aver guardato solo all’interpretazione: “Io non ho tanto fatto distinzione tra le parti di musical e quelle di recitazione, perché quando si canta e si balla comunque si interpreta. Per fortuna ho un nonno napoletano e questo mi ha aiutato a non fare una parlata napoletana troppo caricaturale. Era una bella sfida e spero di averla vinta”. Quanto al boss Buccirosso, confessa: “Io mi sono aiutato non pensando fosse un musical ma pensando a recitare in un film. Forse perché avevo paura e già dalla prima scena dovevo cantare. Ma in fondo l’attore che canta, canta calandosi comunque in un personaggio, che è bene che sia lo stesso sia quando recita che quando canta e balla”.

Sul finale c’è una scena in cui i due killer della camorra si sfidano cantando mentre dietro si muovono come zombie i tanti uomini del clan già uccisi da Ciro: “Voleva essere una versione napoletana di ‘Thriller’ di Michael Jackson, un omaggio”, dicono i Manetti, ricordando che Tommassini ha lavorato anche con Jackson in passato. E ‘La la Land’, che lo scorso anno aprì proprio Venezia, vi ha influenzato? “No, perché abbiamo girato e montato senza aver visto quel film. Ma sicuramente è stato un colpo di fortuna che abbia riportato in voga il musical, perché magari potrebbe aiutare le vendite”, concludono.