Manovra: Cida, evitare ricadute negative su imprese e famiglie

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Roma, 21 nov. (Labitalia) – “Mantenere i nervi saldi e monitorare attentamente gli indicatori economici interni per evitare il più possibile ricadute negative sulle imprese e sulle famiglie”. A dirlo Giorgio Ambrogioni, presidente di Cida, la confederazione dei dirigenti e delle alte professionalità, commentando la ‘bocciatura’ della Commissione Ue alla manovra di bilancio italiana. “La mossa di Bruxelles – spiega – era attesa e anche già scontata dai mercati. Tuttavia, non può lasciarci indifferenti, sia per i rischi impliciti al sistema produttivo in termini di maggiori tassi d’interesse, sia per la minor propensione ad investire a causa della situazione di incertezza che si è determinata”. “La speculazione politica – sostiene – non ci appartiene, tuttavia resta l’amarezza di constatare che, per la prima volta nella storia ventennale della zona euro, la Commissione Ue contesta formalmente il bilancio di uno Stato membro e fondatore qual è l’Italia. Una decisione prevista, visto il livello raggiunto dal confronto con Bruxelles, ma non per questo meno clamorosa e foriera di ulteriori contraccolpi negativi per la nostra economia, fino alla probabile procedura per debito eccessivo”.

“Ora – suggerisce – vanno intraprese tutte le strade del dialogo e della ricucitura dei rapporti con l’Unione europea, compresa la possibilità di rendere più solida la manovra presentata a Bruxelles in termini di previsioni di crescita e di allocazione delle risorse disponibili”. “La politica – avverte – deve essere anche prassi pragmatica, oltre che avere capacità di visione. E dare più forza agli investimenti, alle infrastrutture, all’occupazione, alla formazione, all’istruzione, alla sanità, all’efficienza della pubblica amministrazione sono passaggi che potrebbero essere percorsi in sede di discussione parlamentare della legge di bilancio e fornire così validi argomenti alle rivendicazioni comunitarie del governo. Bisogna poi rafforzare gli strumenti di controllo a breve termine sulla nostra economia, per intervenire puntualmente e celermente laddove si ravvisassero segnali di ‘pericolo’: difficoltà di accedere al credito, rialzo eccessivo dei tassi di interesse, improvvisi stop a investimenti, inattese crisi aziendali”.

“Come confederazione di dirigenti – sottolinea – che operano nelle imprese e nella pubblica amministrazione, percepiamo il malessere della categoria che deve fronteggiare un momento economico e sociale difficile. I segnali di una possibile recessione, infatti, si sommano al disagio provocato dai repentini e profondi mutamenti tecnologici che interessano un po’ tutti i processi produttivi e il sottostante mercato del lavoro”. “Compito del dirigente – dice – è guidare il cambiamento e superare, con un gioco di squadra, le fasi critiche. Compito della classe politica è dare certezze al Paese, ascoltare tutti e saper prendere le decisioni consone ad un Paese che vuole avere un ruolo da protagonista e non da gregario”.