Se si provasse a chiamare ogni cosa con il proprio nome, probabilmente si vivrebbe meglio. Per quanto paradossale possa sembrare tale affermazione, una buona parte della valenza di un concetto è resa appunto dalla terminologia usata per illustrarlo. Nel caso in specie sotto la lente d’ingrandimento c’è il ricorso sempre più frequente all’ uso del termine resilienza, sovente tirato in ballo in maniera non pertinente. Chi, seppure per grandi linee, si approssima alla lettura delle pagine economiche dei giornali, resta interdetto. Da una parte ascolta e legge notizie di carattere generale che potrebbero far precipitare nello sconforto anche un giullare – sì, ne esistono ancora e sono tanti – dall’altra leggono, su quelle pagine, di risultati aziendali in decisa controtendenza, cioè più che positivi. Sarebbe e farebbe bene se la situazione fosse definita per come appare, cioè fare un passo indietro e parlare di particolare spirito di iniziativa. Qualificarlo sano non guasta, anzi! Se allargato fino al limite della sua reale portata, in poche battute si può facilmente concludere che è quello stesso, insieme al denaro, che fa girare il mondo. Da qualche giorno è iniziata a Parma una delle manifestazioni del settore cibo e bevande, in assoluto tra le più importanti, l’oramai arcinoto Cibus. È un polo di particolare attrazione per gli operatori del settore, nazionali e esteri, che convengono in Emilia ogni anno per concludere affari. Le ultime due edizioni erano saltate a causa della pandemia, quindi per quella attuale, finalmente di nuovo in presenza, espositori e visitatori si stanno incontrando per ora con larghi sorrisi. Con l’ augurio che, alla prossima edizione, si potrà completare il rituale, aggiungendo baci e abbracci. Un pò di mumeri. Il comparto agroalimentare in Italia concorre alla formazione del PÌL per circa il 25%, con tendenza all’aumento. Il concetto va disaggregato, in quanto a una contrazione dei consumi interni per diversi motivi, si sta contrapponendo un incremento dell’export di tutto rilievo. Molta importanza ha il particolare che tale risultato proviene da due motivazioni diverse: il consolidamento e il rafforzamento della presenza dei prodotti italiani nei mercati già acquisiti e l’ingresso degli stessi in altri nuovi. Entrambi i motivi sono particolarmente importanti, perchè valgono conferma che l’italian life style non sia solo una moda passeggera, ma che invece è un trend che sta affondando sempre più le radici dove si provi a metterlo a dimora. Tutto ciò nonostante i prodotti italiani siano insidiati da vicino da falsi, anche grossolani, provenienti da parti del mondo dove il Bel Paese è conosciuto solo per la sua fama, essendo molto distante da essi. La Coldiretti sta monitorando già da tempo il fenomeno che continua a crescere in tutto il mondo e non solo nei paesi meno progrediti. Procurano cosi alle aziende produttrici italiane danni rilevanti per l’effetto di sostituzione subito dagli originali. Oltre alla conseguente mancata fatturazione, essendo i prodotti taroccati sostanzialmente diversi dagli originali, trasmettono ai consumatori sensazioni gustative e olfattive completamente distorte che si ripercuotono sulle loro scelte future. Di conseguenza per il comparto agricolo italiano derivano anche problemi occupazionali, direttamente e anche indirettamente. Può valere la pena ricordare che diversi anni fa, a una delle prime edizioni del Salone del Gusto, l’iniziativa dell’Arcigola che da sempre si svolge all’interno del Lingotto a Torino, arrivò in visita il “padrone di casa”, l’ Avvocato Agnelli. Sceso dall’elicottero, visitò la manifestazione con interesse. Al momento di congedarsi dal Presidente di Arcigola Petrini, gli disse, tra il serio e il faceto, che da un po’ di tempo stava pensando seriamente di dedicarsi alla produzione di prosciutti. Del resto suo nonno, il Senatore del Regno di cui portava il nome, era stato un agrario fino all’inizio del secolo scorso. Aggiungendo che la famosa maison vinicola francese Chateau Margaux è stata partecipata fino ai primi anni del secolo attuale dalla sua famiglia. Una rondine non fa primavera, pertanto il panorama economico, facendo un veloce pari e dispari o somma algebrica che definir si voglia l’operazione, ci si rende conto che essa resta ostinatamente nel terzo quadrante del piano di Cartesio, quello che esprime la negatività. Majora premunt e quindi martedì il Premier si è recato a Strasburgo in occasione dei lavori dell’assemblea plenaria della EU. Senza scendere nei particolari della sua relazione, è importante prendere atto che ha ricevuto consenso unanime dei presenti e non solo: della serie nemo profeta in patria. Rimarcando solo il filo conduttore del suo intervento, risulta evidente che lo spirito europeista di Draghi è a prova di bomba. Esso rimarca che tutte le avversità che la popolazione del Vecchio Continente sta subendo saranno affrontate meglio se il programma di completamento della Casa Comune cambierà fin d’ora il suo passo con uno più veloce. Per quanto sta brillando in queste circostanze la classe dirigente italiana e altrettanto quella europea, potrà sembrare singolare ma invece è proprio così, non trova corrispondenza alcuna con quella ecclesiastica. Qualche giorno fa il Corriere della Sera ha pubblicato la seconda intervista fatta a un potente del Paese e anche del mondo dal direttore stesso di quel giornale, Luciano Fontana. La prima era stata rilasciata pochi giorni prima dal Presidente della Repubblica Mattarella. Quelle conversazioni sono destinate a rimanere punti di riferimento per molti, come avvenne tanti anni fa quando Oriana Fallaci intervistò Arafat: il contenuto viene preso come riferimento ancora oggi. Questa volta a essere intervistato è stato Francesco. Leggere quanto ha dichiarato riporta con la mente a un brano musicale duettato da Mina con Alberto Lupo. Titolo dello stesso:” Parole, parole”. Tra esse un’ espressione, anzi un cameo che farebbe sorridere se non mettesse tristezza:”sono pronto a incontrare Putin a Mosca”. Dopo novanta e passa giorni, quando tra poco in Ucraina in piedi non sarà rimasto niente o quasi! Altro capo, meglio sarebbe definirlo boss, in abito talare è Keryll, patriarca di Mosca. Il suo operato non va oltre l’aggiunta di qualche termine religioso a quanto delira Putin senza soluzione di continuità. Entrambi i religiosi entrano a buon diritto a far parte di quel panel di persone che si accorgono del pelo che ha nell’ occhio l’ altro, ignorando il palo conficcato nel suo. Non si finisce mai di imparare e quanto appena scritto ne è prova. Del resto, mescolare sacro e profano è un comportamento che non ha reso mai meritevole del paradiso chi lo fa. O si offe veramente l’anima a Dio oppure si fa una passeggiata. Questo comportamento non ha mai fatto male a nessuno, peraltro non costa niente.