Maxi frode ai danni del fisco, la Procura di Napoli denuncia 93 persone per indebite compensazioni

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Un’ordinanza applicativa di misure cautelari personali e reali, emessa dal gip di Napoli su richiesta della Procura partenopea, è stata eseguita dalla Guardia di Finanza nei confronti di 6 persone, tutte agli arresti domiciliari, gravemente indiziate di far parte di un’associazione per delinquere finalizzata alla frode fiscale, con danno provocato all’Erario quantificato in 27 milioni di euro. Sono sequestrati beni per lo stesso valore a carico di 62 società e contribuenti. Denunciati per il reato di indebite compensazioni 93 persone. Sono 180 i finanzieri del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Napoli impegnati nell’esecuzione dell’ordinanza tra Campania, Puglia e numerose altre regioni del territorio nazionale. Le indagini sono partite dalle segnalazioni dell’Agenzia delle Entrate, dalle quali è emerso un complesso meccanismo di frode fiscale. I successivi approfondimenti delegati dalla Sezione Criminalità economica della Procura di Napoli agli specialisti del Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Napoli, hanno condotto alla ricostruzione di un sodalizio criminale composto da professionisti, affaristi, mediatori e prestanome, artefici del sofisticato sistema fraudolento di indebite compensazioni.
Il meccanismo prevedeva la creazione di falsi crediti Iva in capo a società “cartiere”, amministrate da compiacenti prestanome, che venivano riportati nelle dichiarazioni Iva e muniti del visto di conformità da parte di consulenti fiscali compiacenti; in molti casi sono stati anche ceduti per essere utilizzati in compensazione anche da parte di altre società fuori dall’organizzazione. L’associazione per delinquere era capeggiata da un commercialista e un imprenditore napoletani, entrambi con precedenti per reati tributari, che si avvalevano della collaborazione di 4 fiscalisti, anch’essi colpiti dalla misura degli arresti domiciliari. La “vendita” dei crediti inesistenti ad altri contribuenti avveniva grazie a una ramificata rete di affaristi e procacciatori che proponeva l’acquisto degli stessi in compensazione tramite il pagamento di una somma variabile, a seconda dell’importo dei crediti, fino al 70% del valore nominale. Il fenomeno avrebbe interessato 27 società “cartiere”, attestanti i crediti Iva inesistenti, e una fitta rete di affaristi, consulenti fiscali e intermediari riconducibili al sodalizio, che avrebbero avuto l’incarico di procacciare le società e i contribuenti risultati beneficiari delle indebite compensazioni, nei periodi d’imposta 2016, 2017 e 2018, per oltre 27 milioni di euro.