Mcl, Costalli: No al referendum, riforma pasticciata

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Il Movimento Cristiano dei Lavoratori in questa campagna referendaria si schiera apertamente contro la Riforma della Costituzione. Le ragioni del no le illustra in un’intervista a ildenaro.it il presidente nazionale di Mcl Carlo Costalli
 
Presidente, qual è la vostra posizione in merito al referendum? Cosa discutete della riforma?
“Ci siamo schierati per il no fin dall’inizio. Già prima dell’estate ci siamo confrontati in alcuni appuntamenti pubblici sulla questione, poi, all’interno dei nostri organi dirigenti, abbiamo fissato la linea che presentiamo oggi. La riforma, per dirla in breve, non ci piace né nel metodo né nel merito”.
 
Per quale motivo?
“Innanzitutto perché il decisionismo e l’efficientismo che Renzi sbandiera in ogni occasione per sostenere le ragioni della modifica della Costituzione ci preoccupano non poco. Il Paese, prima di tutto, avrebbe bisogno di partecipazione e rappresentanza, cose che vediamo messe a rischio da una riforma a cui si giunge a colpi di maggioranza, con voti di fiducia e pressioni sul parlamento”. 
 
E poi?
“E poi perché abbiamo il timore, direi più che fondato, che questo gruppo dirigente sia riluttante al suffragio universale. Con questa riforma si finirà per nominare sempre di più ed eleggere sempre di meno. Il tutto a discapito dei cittadini a cui viene tolta una facoltà indispensabile in democrazia”.
 
Non salverebbe nulla di questa riforma?
“E’ chiaro che, se prendiamo uno per uno i provvedimenti di questo disegno di legge, qualcosa di buono magari riusciamo anche a trovarlo. Per esempio l’idea di andare verso un sistema monocamerale non ci è mai dispiaciuta, così non può non trovarci d’accordo la riduzione dei parlamentari o la soppressione del Cnel. Il problema però è che nel suo complesso stiamo parlando di una legge pasticciata. A cosa serve per esempio riformare il senato se non si dà ai cittadini la possibilità di eleggere i suoi cento componenti? Serve solo ad alimentare la spinta alla cooptazione che in questo Paese è già molto forte”.
 
Discute, come qualcuno già ha fatto, la legittimità di questo governo a decidere?
“No. A questo governo spesso si critica l’aver fatto scelte rilevantissime come la modifica della Costituzione senza aver mai avuto un diretto mandato elettorale dai cittadini. Io guardo la situazione da un altro punto di vista. Le leggi consentono a Renzi di fare le scelte che ha fatto. Il vero problema è che intorno a una riforma così importante il governo avrebbe dovuto ricercare il massimo della condivisione, cosa che non ha fatto. Un errore non tecnico, dunque, ma politico.
 
Se il referendum non passa, crolla il governo e l’Italia va a rotoli?
“Non scherziamo. Anche se Renzi sostiene questo, il Paese ha dato prova di saper superare momenti ben più difficili, come quelli del terrorismo, di tangetopoli, degli attacchi della mafia allo Stato. Non crolla certo il mondo oggi se si dimette questo governo”.
 
Il Paese finirà in mano a Grillo? 
“Spero proprio di no e ne sono anche convinto. Se non passa il referendum, il parlamento ha tempo a sufficienza per modificare la legge elettorale che in ogni caso va cambiata in senso proporzionale. Se questo accadrà sono sicuro che nella prossima legislatura vedremo ancora il Movimento 5 Stelle all’opposizione. In ogni caso, anche se trovo Grillo antipatico, non posso ignorare – e non credo debba farlo neanche chi ci governa – che il consenso da lui riscosso è la spia di un malcontento esistente nel Paese per problemi gravissimi che vanno assolutamente affrontati e risolti”.