È il 1999 quando la storica azienda Mecfond naviga in cattive acque. All’orizzonte la prospettiva poco incoraggiante del fallimento. Una strada già segnata senza l’intervento di Giorgio Nugnes, all’epoca dipendente dell’azienda, che decide di mettersi a capo di una compagine con lo scopo di rilevare l’attività e rilanciarla. Nasce così uno dei modelli imprenditoriali più suggestivi e vincenti d’Italia.
La neonata società avvia un fitto programma di investimenti dando vita alla Mecfond spa. Un’azienda che cresce in termini di personale e fatturato, riguadagnando il proprio ruolo di protagonista nel mercato italiano ed internazionale. Gli sforzi vengono testimoniati da una continua volontà di ricerca e miglioramenti e l’esplorazione di altri mercati, sottolineata dalla collaborazione a importanti progetti in ambito aerospaziale.
A rimarcare quest’impegno c’è la nascita nel 2007 di Mecfond Aerospace, già leader nella fabbricazione di parti e sotto assiemi in Lega leggera. Mecfond si proietta nel futuro, dopo aver lasciato un’importante impronta storica, con la consapevolezza di essere testimone della tradizione industriale meridionale e il desiderio di lasciare il segno anche negli anni a venire. Grazie alle intuizioni di Nugnes, che oggi è alla guida della società insieme al figlio, e alla sua passione per l’innovazione, migliaia di presse a marchio Mecfond sono presenti in tutto il mondo negli stabilimenti dei principali marchi automobilistici. Vengono utilizzate da Alfa Romeo, Chrysler, Citroen, Fiat, General Motors, Peugeot, Renault, Seat, Volvo. Le presse Mecfond sono state acquistate anche da Opel e da Skoda, che fa parte del gruppo Volkswagen. Ed è un bel vanto poter affermare che la mitica qualità delle automobili tedesche è raggiunta anche grazie a macchinari innovativi ideati e costruiti a Napoli. Oggi come 20 anni anni Nugnes è in trincea per difendere il futuro di questa storica industria. Nel 2019 il patron denuncia le difficoltà della sua azienda che, pur avendo decine di commesse, non riesce a portarle a compimento per mancanza di sostegno nella gestione dei flussi di cassa. “I competitors internazionali hanno le spalle coperte con finanziamenti statali o fondi privati: spagnoli, cinesi, giapponesi e tedeschi quando ricevono commesse vengono subito aiutati a livello di capitali circolanti. Noi invece siamo stati lasciati soli da tutti, banche e istituzioni”, attacca Nugnes. Il problema è quindi legato al tipo di gestione economica del settore. Nel caso di Mecfond, gli accordi prevedono un acconto del 20% sulla commessa per il committente, mentre il peso del restante 80 per cento ricade sui capitali del produttore fino a lavoro ultimato, che può durare tra i 12 e il 18 mesi. Il dna di questo imprenditore resta sempre lo stesso: battagliero e indomabile. Come quando era in fabbrica insieme agli altri operai. Passa il tempo e, seppure in giacca e cravatta e con responsabilità diverse sulle spalle, Nugnes si sente sempre uno di loro.
Home Imprese&Mercati Mecfond, Giorgio Nugnes: Da dipendente a industriale, l’azienda salvata due volte