Due piccole molecole, i cosiddetti antagonisti dell’ormone growth hormone-releasing hormone (GHRH), sono in grado di inibire la crescita delle cellule tumorali nel mesotelioma pleurico maligno. O almeno è stato così sui diversi modelli sperimentali utilizzati in uno studio italiano condotto dall’Università di Torino e pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences. Gli effetti antitumorali di queste sostanze, prodotte all’Università di Miami, nel laboratorio di Andrew V. Schally, premio Nobel per la Fisiologia e la Medicina nel 1977, erano già stati dimostrati in altri modelli tumorali, incluso il tumore della prostata e del polmone, ma non nel mesotelioma pleurico maligno. Questo è un tumore raro e molto aggressivo, che origina dal mesotelio, una sottile membrana che riveste la pleura dei polmoni ed è spesso associato all’esposizione prolungata all’amianto (o asbesto), un materiale ora dichiarato fuori legge ma molto utilizzato in passato nell’industria, nell’edilizia e nei trasporti. Il tumore ha un periodo di latenza molto lungo, durante il quale rimane asintomatico e ad oggi le terapie sono limitate. Secondo i ricercatori, risulta quindi fondamentale identificare nuovi possibili bersagli terapeutici per contrastare questa grave patologia. Il nuovo lavoro dimostra che gli antagonisti del GHRH, in particolare quelli denominati MIA-602 e MIA-690, sono capaci di inibire fortemente la crescita di diversi tipi di cellule di mesotelioma pleurico maligno umano, di bloccare i meccanismi responsabili della progressione del tumore, così come di potenziare l’azione antitumorale del pemetrexed, il chemioterapico d’elezione per il trattamento del mesotelioma. Pertanto, i risultati della ricerca suggeriscono nuove prospettive terapeutiche nel trattamento del mesotelioma pleurico maligno, nella speranza che gli antagonisti del GHRH di ultima generazione possano essere utilizzati in futuro, non soltanto a livello sperimentale, ma anche nell’uomo.