Metro Vanvitelli, esponi l’arte ma mettila da parte

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Un concorso pubblico rivolto ai giovani talenti delle arti visive: idea perfetta. Era ora. Si parla tanto di giovani e di quanto bisogna diventare attrattivi per loro affinchè rimangano nelle patrie terre. L’ente promotore è il Comune di Napoli con l’Azienda Napoletana Mobilità e l’Accademia di Belle Arti di Napoli. Sinergia. Termine più che abusato ma questa volta appropriatissimo. Applauso. Le opere dei dieci finalisti di ciascuna edizione del Premio, giunto quest’anno alla quarta edizione, trovano visibilità per un anno negli spazi della stazione della Funicolare Centrale a P.za Fuga. Che si levi una hola d’approvazione. Facile immaginare i luoghi dell’attesa, sia la banchina nella stazione tappezzati d’opere d’arte. Errore. Il castello d’aspettative crolla miseramente a fronte della scelta della sede dell’installazione. Scomodare l‘antico “autor del romanzetto ove si tratta di Promessi Sposi” può sembrare eccessivo ma è, di fatto, funzionale a descrivere il luogo nel quale si è scelto di mettere in mostra le opere. Non siamo sul ramo del lago di Como, ma in un corridoio di collegamento tra la stazione “Fuga” della Funicolare Centrale e la stazione “Vanvitelli” della Linea 1. Un corridoio in lieve pendenza dove il pubblico passa, quasi sempre in affanno, per raggiungere al più presto la funicolare o la metropolitana senza perderne le corse. Un luogo di passaggio, l’ultimo nel quale, al fruitore dei trasporti, può venire in mente di soffermarsi a guardare alcunché, e meno che mai un opera d’arte. Risultato: spreco di una possibile eccezionale ribalta per i giovani artisti e un opportunità di arricchimento per tutti i passeggeri che quotidianamente vi transitano. La famosa via dell’inferno lastricata di buone intenzioni. Solo ed esclusivamente per l’errata scelta del posizionamento dell’esposizione. Oh poffarre, direbbero a Paperopoli. Il pubblico si deve fermare davanti ad un opera, farsi travolgere dalle emozioni o dall’assenza di esse. Nel ramo della stazione “Vanvitelli”, che si viaggi sul nastro mobile, o che si percorra la galleria a piedi, il risultato non cambia: fretta del viaggiatore contro arte esposta: uno-a-zero. L’esposizione perde il match. I calchi delle importanti opere esposte al Museo Mann e installate nella stazione “Museo” della Metro si trovano in aree dove i passeggeri non possono fare a meno di notarle e costituiscono il miglior invito alla visita del Museo. L’atrio dove ci sono i tornelli e la rivendita di biglietti, lo scalone d’accesso. Luoghi dove l’attenzione catturata può restare viva e portare alla visita, magari non immediata, della struttura alla ricerca dei reperti originali. Le opere esposte nella galleria alla stazione “Vanvitelli” se fossero state esposte proprio nell’atrio, dove ci sono i tornelli, crocevia di tutte le uscite, sarebbero osservate con attenzione da un notevole numero di persone regalando ai giovani espositori la visibilità promessa dall’iniziativa. Esporre un quadro non significa piantare un chiodo nel muso e applicare l’opera. Uno studio preliminare con le tecniche dell’interpretazione può evitare scelte penalizzanti per l’esposizione e per l’artista.