Miccia Gerusalemme, che succede ora?

59

Roma, 6 dic. (AdnKronos) – Nei giorni scorsi l’ha annunciato, facendo scorrere fiumi di inchiostro e mettendo in allerta la comunità internazionale. E oggi, quasi sicuramente, terrà fede alle sue promesse. Donald Trump è pronto a riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele. Una decisione radicale, che si prepara a spostare gli equilibri già precari tra Israele e Palestina. Il presidente statunitense farà la sua dichiarazione nel corso di un discorso previsto alla National Defense University, durante il quale si pronuncerà anche sul trasferimento dell’ambasciata Usa da Tel Aviv a Gerusalemme. Iter che, tuttavia, non avverrà nell’immediato. Secondo quanto affermano alcuni funzionari dell’amministrazione statunitense, per ragioni logistiche, l’apertura della sede diplomatica slitterà a data da definirsi.

E mentre Israele accoglie con favore i propositi di Trump, dal mondo arabo ieri si è levata un’unica voce di dissenso: diversi leader, tra cui il turco Erdogan e il re giordano Abdhallah hanno sottolineato che la decisione del presidente americano rischia di far esplodere una polveriera nella regione, mettendo in serio pericolo la stabilità e il processo di pace tra palestinesi e israeliani. Ma perché la questione è così controversa? E cosa accadrebbe se Trump riconoscesse la città santa come capitale dello Stato ebraico?

PERCHE’ LA FACCENDA E’ CONTROVERSA – Lo status di Gerusalemme, sito sacro per israeliani e palestinesi, è estremamente controverso. Israele ha sempre considerato Gerusalemme come la sua capitale, mentre i palestinesi rivendicano Gerusalemme Est come capitale di un futuro stato palestinese. Nel riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele, gli Stati Uniti diventerebbero il primo Paese a farlo fin dalla fondazione dello Stato nel 1948.

LA CITTA’ SACRA – Gerusalemme è riconosciuta città sacra dalle tre principali religioni monoteiste, Ebraismo, Cristianesimo e Islam. La città è sacra per gli ebrei, in quanto storico simbolo della patria ebraica e luogo dove fu eretto il Monte del Tempio, l’edificio sacro più importante per l’ebraismo, del quale oggi resta il Muro del pianto. Allo stesso modo, Gerusalemme è ritenuta sacra per i cristiani poiché si tratta del luogo in cui Gesù ha vissuto gli ultimi momenti della propria vita e dove, secondo la tradizione cristiana, è stato sepolto e, secondo il culto, è risorto. Altrettanto sacra Gerusalemme lo è per i musulmani, in quanto sostengono che Maometto sarebbe asceso in paradiso da Gerusalemme, che dopo la Mecca e Medina è il terzo luogo più sacro per l’Islam.

UN PO’ DI STORIA – La questione tra Israele e Palestina è assai intricata. Dopo il controllo ottomano, e il mandato britannico che permise al Regno Unito di governare la Palestina tra il 1920 e il 1948, nel 1947 l’Onu decide di spartire il territorio in due Stati, Israele e Palestina. Gli Arabi però si ribellano, dando inizio ai primi conflitti a fuoco. Tra i due Stati inizia una prima guerra, nella quale lo Israele batte il suo avversario. Gerusalemme viene divisa in due parti nel 1949, quando termina la prima guerra tra israeliani e arabi. Israele controlla la parte Ovest della città, mentre alla Giordania spetta il contro della parte Est, dove si trova la ‘città vecchia’, che include la Cupola della Roccia, la Spianata delle moschee, (tra cui la moschea di Al Aqsa) e la Basilica del Santo Sepolcro.

Tra Gerusalemme Ovest e Gerusalemme Est viene tracciato un confine, la cosiddetta ‘Green Line’. Ma nel 1967, dopo la Guerra dei sei giorni la situazione muta ancora: Israele conquista e annette Gerusalemme Est, dove si trova la maggior parte degli arabi. Nel 1980 il parlamento israeliano, la Knesset, dichiara Gerusalemme “capitale eterna e indivisibile”. Ma né l’Onu né la comunità internazionale riconoscono la sovranità di Israele su Gerusalemme Est. Dopo diverse risoluzioni fallite, da anni si cercano negoziati per risolvere la questione.

QUALI PAESI HANNO L’AMBASCIATA A GERUSALEMME? – Nessun paese occidentale ha la propria ambasciata a Gerusalemme. Tutti i Paesi, un’ottantina in tutto, hanno la propria ambasciata a Tel Aviv. Nel 1980 soltanto la Costa Rica e El Salvador decisero di spostare la propria ambasciata a Gerusalemme, prima di fare dietrofront nel 2006, riportando le loro sedi diplomatiche a Tel Aviv.

QUAL E’ LA POSIZIONE DEGLI STATI UNITI – Anche gli Stati Uniti hanno la propria ambasciata a Tel Aviv ma nel 1995, con una legge approvata dal Congresso, decidono di riconoscere Gerusalemme capitale di Israele e di spostare l’ambasciata. Nessun presidente americano però ha mai approvato il trasferimento. La legge consente infatti al presidente americano in carica di rinviare la decisione ogni sei mesi. ‘Prassi’ alla quale si sono tenuti tutti i presidenti, compreso Trump, che a giugno ha firmato un atto del genere. Ora però è intenzionato a cambiare direzione.

CHI VIVE A GERUSALEMME? – Secondo gli ultimi dati forniti dal think tank Jerusalem Institute ripostati dalla ‘Cnn’, a Gerusalemme vivono circa 850mila persone tra cui il 37% arabi e il 61% ebrei.

CHE SUCCEDE SE TRUMP RICONOSCE GERUSALEMME CAPITALE DI ISRAELE? – Riconoscendo Gerusalemme come capitale di Israele, Trump terrebbe fede a quanto promesso in campagna elettorale. Secondo la ‘Cnn’, c’è altra ovvia ragione per cui il presidente americano abbia deciso di compiere questa mossa ora. In passato, funzionari dell’amministrazione Trump ammisero che con il riconoscimento della città santa come capitale di Israele, il tycoon avrebbe semplicemente riconosciuto la realtà dei fatti, ossia che Gerusalemme è già la capitale di Israele. Inoltre, hanno spiegato i funzionari, la decisione di riconoscere Gerusalemme come capitale dello Stato ebraico non inciderebbe su questioni come confini e sovranità, decisioni che spettano ai negoziati.

Gerusalemme però è anche Terra Santa, non solo una capitale oggetto di disputa. La Giordania e l’Arabia Saudita, custodi dei luoghi sacri dell’Islam, hanno lanciato avvertimenti sul fatto che la mossa di Trump potrebbe essere la miccia che infiammerà il mondo musulmano.

CHE DICE IL PAPA? – Anche Papa Francesco ieri è intervenuto sulla questione dello spostamento dell’ambasciata Usa. Dopo aver avuto un colloquio telefonico con il leader dell’Anp, Mahmoud Abbas, il pontefice ha fatto un appello a rispettare lo status quo. “Non posso tacere la mia profonda preoccupazione per la situazione che si è creata negli ultimi giorni – ha detto il Papa – e nello stesso tempo, rivolgere un accorato appello affinché sia impegno di tutti rispettare lo status quo della città, in conformità con le pertinenti Risoluzioni delle Nazioni Unite”, ha esortato il Papa al termine dell’udienza generale.

“Gerusalemme è una città unica, sacra per gli ebrei, i cristiani e i musulmani, che in essa venerano i luoghi santi delle rispettive religioni, e ha una vocazione speciale alla pace” ha ricordato il Pontefice.