Milano ben piazzata per l’Ema ma tanta concorrenza, ‘nulla è scontato’

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Bruxelles, 26 mag. – Milano è “considerata

ben piazzata, in alta posizione” per ospitare la European Medicines Agency (Ema), prossima a lasciare i grattacieli di Canary Wharf in vista della Brexit, nei pourparler che si vanno intensificando nei palazzi delle istituzioni Ue a Bruxelles. Ma sulla sede dell’Ema, e dell’Eba, “deciderà il Consiglio” Europeo, cioè i capi di Stato e di governo dei Paesi dell’Ue e “la partita è ancora molto aperta”. Quindi, “il cammino è rischioso fino alla fine, niente è scontato. E’ tutto in salita, ma non vedo concorrenti così agguerrite da poter dire che la battaglia sia impari”. Patrizia Toia, eurodeputata di lungo corso e capodelegazione del Pd nell’Europarlamento, è comunque “ottimista” sulle chances del capoluogo lombardo di poter vincere la ‘gara’ per l’Ema, la più ambita delle agenzie Ue attualmente a Londra.

Per ospitare l’agenzia diretta da Guido Rasi sono in lizza almeno una ventina di Paesi.

“Ci sono tante città che fanno concorrenza a Milano, che si sta difendendo bene – spiega la Toia all’Adnkronos – nelle conversazioni che sento il capoluogo lombardo è in alta posizione. Staremo a vedere cosa succede, ma sono abbastanza fiduciosa”. Alla fine, prevede, “le vere contendenti saranno tre o quattro, compresa Vienna”. La città danubiana, spiega l’europarlamentare, “è abbastanza competitiva, lo dicono tutti, per la sua internazionalità e per la sua centralità. Può essere concorrenziale con Milano, ma non al punto da stagliarsi in vetta. Vedremo cosa succederà: conteranno gli aspetti tecnici, ma la trattativa politica si svolgerà nel Consiglio. A giugno qualche cosa si saprà e la questione inizierà a porsi seriamente”.

Per Lara Comi, eurodeputata di Forza Italia (Ppe), lombarda come la Toia, “Milano ha tutte le carte in regola per poter avere l’Ema”. L’Italia “se la giocherà fino alla fine e io mi auguro che prenda anche tutto il bacino della City a Milano: non mi fermerei all’Ema”. Anche perché, aggiunge, la Germania “ha già la Bce: avere anche l’Eba sarebbe troppo”.

Un problema, spiega l’europarlamentare nativa di Garbagnate Milanese, è che a Bruxelles si discute “è se dare le due agenzie, l’Ema e l’Eba, alla Francia e togliere la sede del Parlamento Europeo da Strasburgo”. Cosa, quest’ultima, “che sarebbe auspicabile un po’ per tutti. Ma credo sia una strada impraticabile”. Occorrerebbe un cambiamento dei trattati, tuttavia “la Francia, ottenendo due agenzie, potrebbe anche dare il suo assenso, perché porterebbero un indotto maggiore di quello attuale. Certo non è facile, servirebbe un accordo tra tutti gli Stati membri”. 

Per la Toia, nata a Pogliano Milanese, è “giusto pensare” alla capitale alsaziana, per risolvere il problema della doppia sede dell’Europarlamento, che costringe ad una ‘transumanza’ con cadenza mensile sulla rotta Bruxelles-Strasburgo (distano 440 km, circa cinque ore in auto) per le sessioni plenarie, “ma non certo con l’Ema. Ci sono anche altre cose: trovare una collocazione alla sede del Parlamento Europeo a Strasburgo, per convincere i francesi a rinunciarvi, è una buona idea, ma l’Ema lì sarebbe mal collocata”.

I collegamenti da e per Strasburgo non sono granché, come sanno tutti gli europarlamentari italiani: quelli che arrivano dal Centro o dal Sud Italia prendono anche tre voli per raggiungerla. Secondo la Toia, “Strasburgo per l’Ema non è adatta” a causa dei collegamenti, cosa che riconosce anche la collega francese Michéle Rivasi, eurodeputata dal 2009, vicepresidente del gruppo dei Verdi/Ale e membro della Commissione Envi del Parlamento Europeo (Ambiente, Sanità pubblica e Sicurezza alimentare), per la quale Lione sarebbe un’ottima sede per l’Ema (la Francia però ha candidato Lille). La Rivasi, inoltre, ritiene improbabile che Parigi accetti “di scambiare la sede di un’istituzione con un’agenzia”. 

La Commissione Europea, comunque, sta preparando i criteri con cui verranno scelte le nuove sedi dell’Ema e dell’Eba, criteri che verranno esaminati dal Consiglio Europeo del 22-23 giugno. E le bozze già circolano a Bruxelles. La scelta, prevede la Rivasi, “sarà basata sui due elementi: ci sarà un lato politico, vedendo quali Paesi hanno agenzie, e ci sarà anche una scelta tecnica. L’Ema ha un personale numeroso, senza calcolare i consulenti, e le relative famiglie: sono migliaia di persone che vengono a stabilirsi. Ci vogliono possibilità di alloggio adeguate” e “collegamenti efficienti”, quindi “non potrà essere una città piccola”. Dopodiché la decisione verrà presa “entro la fine dell’anno” dai capi di Stato e di governo dell’Ue, prevede la Commissione Europea.

Fino ad allora, sulla nuova sede dell’Ema si possono solo fare speculazioni e l’unica cosa sicura è che tra gli eurodeputati ognuno tende a tirare l’acqua al proprio mulino, con posizioni dettate molto più dalla nazionalità che dall’appartenza partitica, com’è naturale visto che ogni europarlamentare risponde agli elettori del proprio Paese.

L’austriaco Paul Ruebig, membro del Parlamento Europeo per l’Oesterreische Volkspartei (Ppe), per esempio, si spende per Vienna, tanto da lodarne la qualità dell’acqua del rubinetto: “Situata nel cuore dell’Europa – dice all’Adnkronos – Vienna ospita organizzazioni internazionali come l’Uno, l’Opec, l’Iaea e l’Osce, che sfruttano Vienna come un importante snodo tra Occidente ed Oriente. L’Ema potrebbe sistemarsi in un contesto con un ambiente scientifico molto sviluppato, in cui il numero delle compagnie impegnate nella ricerca e sviluppo è triplicato dalla fine del millennio”. 

“Alta qualità della vita a poco prezzo, trasporti pubblici puntuali ed economici, aria pulita e la migliore acqua potabile d’Europa: Vienna è una delle città più vivibili del mondo, spesso piazzata al primo posto nelle classifiche. Personalmente Milano mi piace, ma non si può dirne le stesse cose”, conclude Ruebig. La competizione, quindi, sarà agguerrita: anche Copenhagen, che pure ospita già la European Environment Agency, è considerata una concorrente seria, al pari di Stoccolma. “Ho visto un report – spiega la Toia – per cui Copenhagen sembra il posto migliore del mondo, che è stato redatto da una società indipendente su commissione del governo danese….è leggermente sospetto”.

La Francia, che pure sembra puntare più al bottino ‘finanziario’ della Brexit per trapiantare la City in riva alla Senna, è interessata anche all’Ema. L’Italia, osserva la verde Michéle Rivasi, ospita già “l’Efsa a Parma” e anche il Centro comune di ricerca (Crc o Jrc) di Ispra, nel Varesotto, che non è un’agenzia (è una direzione generale della Commissione), ma è il terzo sito più grande dell’esecutivo comunitario dopo Bruxelles e Lussemburgo. “Non è male, mi pare. Desolée pour l’Italie…..”.

In realtà l’Italia ospita anche un’altra agenzia Ue, l’Etf di Torino; tuttavia la Francia ha l’Esma (Parigi), l’Era a Valenciennes (ferrovie), il Cpvo di Angers e l’Euiss a Parigi, oltre alla sede di Strasburgo del Parlamento Europeo. “Il centro di ricerca di Ispra – osserva Lara Comi – è vero che è in Italia, ma è un centro extraterritoriale. E’ territorio europeo, anche se fisicamente è nel territorio italiano: per questo non viene mai considerato in quota Italia”. E, secondo Patrizia Toia, “tra il sito di Ispra, l’Ema e l’Efsa si possono creare grandi sinergie”. 

Un altro argomento che viene a volte sollevato è che, al tavolo del Consiglio, avere un premier con un orizzonte temporale limitato (la legislatura scadrà a febbraio 2018) potrebbe indebolire le chances di Milano. “E’ vero – spiega la Toia – che per le riforme da fare sarebbe bene avere un governo stabile, ma su questo tema non è un fattore che pesa. Paolo Gentiloni è rispettato e non è debole in questa trattativa”.  Anche per la Comi la durata del governo Gentiloni, al di là del fatto che “è bene che prima o poi gli italiani vadano a votare”, non peserà nella decisione: “E’ una questione indipendente dalla scelta sull’Ema”, dice.

Fortunatamente per Milano e per le altre concorrenti, comunque, i cinque Paesi che non ospitano neppure un’agenzia Ue (Croazia, Slovacchia, Cipro, Bulgaria e Romania) non dovrebbero disporre, a occhio e croce, di città con le caratteristiche adatte ad accogliere l’Ema. L’unica certezza è che i dipendenti dell’Agenzia sperano che la scelta sia saggia e che arrivi il prima possibile: “Sono andata a Londra – chiude la Rivasi – e non parlano d’altro. Sono molto preoccupati per le famiglie: sono tantissime persone, con figli. Bisogna decidere sull’Ema prima della fine del 2017”.