Misure anti Covid tra opportunismo e mancanza di coraggio: siamo il Paese del “poco, maledetto e subito”

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(Imagoeconomica)

Alla luce dei dati sanitari, la posizione di Salvini appare politicamente azzardata.
Non appena rimossi i vincoli, scienziati e medici hanno iniziato a richiamare all’ordine, avvertendo che il rischio di una terza ondata era più che fondato. Sono state invece sottovalutate le fasce aggredite dal Covid: no-vax e vaccinati con una sola dose, giovani tra i 10 e 29 anni.
Le statistiche recenti confermano che l’età media dei nuovi contagiati è scesa a 28 anni.
Per i giovani sotto i 30 anni si era sperato che la copertura funzionasse anche solo dopo la prima dose, per i giovanissimi che l’età funzionasse da interdittore: non è così.
Per fortuna in Italia le terapie intensive rimangono sotto il 10% e i decessi sotto la media ma questi ultimi crescono in progressione geometrica anziché aritmetica come nelle precedenti ondate. L’indice casi/tamponi oscilla intorno a 1,3%, i decessi sono stabili.
Come d’uso la risposta degli Stati è duplice; da un lato l’Australia che mantiene il lockdown ormai da 19 mesi con divieto assoluto di ingresso per gli stranieri, dall’altro la Gran Bretagna che continua a perseguire l’immunità di gregge, alternando chiusure selettive a libertà totale.
Al propagarsi della terza ondata, Macron è stato il primo a reagire ed ha annunciato l’obbligatorietà del vaccino per partecipare alle attività sociali che creano aggregazione e favoriscono la diffusione del contagio. La sua iniziativa è stata criticata da molti leader europei ed esponenti importanti della maggioranza di governo italiana ma, duole dirlo, aveva ragione lui e ora quasi tutti i governi Ue corrono ai ripari.
In Italia, come di consueto, la maggioranza si è divisa, a conferma di quanto sia posticcia, ma di fronte all’evidenza dei dati la discussione è stata derubricata dal “se” alle attività da condizionare al possesso del green-pass sanitario, il quale viene rilasciato automaticamente a coloro che ricevono la seconda dose del vaccino.
I più restii insistono per precauzioni preventive alternative, ossia il tampone obbligatorio nelle 48 ora precedenti all’evento cui si intende partecipare, ma sono in crescente minoranza.
La discussione ha del surreale se non del ridicolo perché riguarda ristoranti e bar, rappresentati da una lobby commerciale famosa per la rumorosità nonostante nel corso degli ultimi cinquant’anni quegli esercenti abbiano dimostrato scarsa attenzione per le norme igienico sanitarie dei loro locali.
Una visita ai ristoranti ed ai bar dei centri storici delle nostre città, soprattutto del Centrosud con Roma in testa, basterebbe per rendersi conto di quali spazio e pulizia gli avventori dedicano ai servizi igienico-sanitari! Per non dire della violazione costante delle distanze minime tra i tavoli e del numero e distanza tra i clienti.
Contingentamento e distanza, come la mascherina in zone chiuse, sono precauzioni da rendere effettive, senza se e ma, in tutti gli esercizi commerciali e mantenute, senza se e ma, fino al termine dell’emergenza sanitaria.
Mesi di lockdown hanno del resto dimostrato che non nuocciono agli affari perché non infastidiscono gli italiani, scopertisi inclini a programmare uscite ed acquisti magari bofonchiando un po’.
Il piano vaccinale prosegue ma ha rallentato; diversi milioni di persone sono ancora a rischio ricovero (e decesso) e le prossime settimane diranno se il nostro Paese può restare nelle condizioni attuali di vita.
Il green-pass diventerà obbligatorio entro un paio di giorni, si spera, ampliando il numero delle nostre libertà: per questo contestarne l’opportunità è autolesionista. I no-vax sono un problema culturale e il green-pass è utile per convincere scettici e supponenti.
Ma non c’è di che preoccuparsi: l’Italia adotterà la versione light del modello francese, lasciando che la violazione dell’obbligo sia punita con un buffetto o non sia punita affatto.
La verità rimane quella accertata fin dalle prime restrizioni di due anni fa: la politica italiana ha paura di prendere decisioni impopolari. Ora poi che sono in arrivo elezioni amministrative importanti, tutti, chi più chi meno, fanno tattica elettorale.
Il conto lo si pagherà quando arriverà, nel frattempo godiamoci l’estate, come l’anno scorso; dopo ferragosto inizieremo a discutere degli insegnanti che non vogliono vaccinarsi “perché i bambini non si ammalano”. dimenticando che invece loro sì e molti vanno pure in ospedale.
Tempo fa si discusse della sospensione di molte categorie pubbliche e/o essenziali per mancata vaccinazione, è finita come per i lavori pubblici di manutenzione durante il lockdown: in queste settimane le arterie stradali e autostradali e le città costringono allo slalom per il numero dei cantieri aperti.
Ci vorrebbero decisioni coraggiose da parte di chi può e dovrebbe ma la lungimiranza paga a tempo debito mentre da noi tutti si vuole incassare subito e si preferiscono decisioni per un presente gradevole, al futuro ci penserà chi ci sarà. Siamo il Paese del “poco, maledetto e subito”.