Mo, Camera commercio Israel Italia: “Israele paralizzata, attività economiche a rilento”

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(Adnkronos) – “In Israele la situazione non è buona, Israele è un Paese abbastanza piccolo e quindi quanto sta succedendo sta paralizzando il Paese, anche perché ci sono 360mila riservisti richiamati nell’esercito e rappresentano una buona fetta della popolazione attiva. In questo momento è tutto abbastanza fermo, i trasporti sono molto difficili e il Paese è ancora sotto shock per quanto successo, senza dimenticare gli attacchi missilistici che continuano. Le attività economiche vanno a rilento”. Così, con Adnkronos/Labitalia, Ronni Benatoff, presidente della Camera di commercio Israel Italia, sulla situazione in Israele dopo lo scoppio del conflitto.  

Però, secondo Benatoff “il governo israeliano si sta preparando per organizzare una ripresa graduale in modo tale che questa situazione duri il meno possibile. So che ci sono già dei comitati al lavoro per consentire alle aziende una ripresa graduale delle attività e per fare durare meno possibile questo periodo”.  

Per l’talia, in questi ultimi anni Israele “credo sia diventato importante per l’Italia come ponte di innovazione. Vediamo sempre di più l’interesse delle aziende italiane per tecnologie israeliane, e questo avviene per tutti i settori, ad esempio per quello agricolo. Nel prossimo mese dovevano arrivare in Israele 4 delegazioni dall’Italia, proprio del settore della sostenibilità, dell’agricoltura”, aggiunge ancora.  

“E poi è molto importante la collaborazione scientifica tra i due Paesi. Ci sono dei poli di ricerca che collaborano attivamente con ottimi risultati”, spiega ancora. 

E l’attività della Camera prosegue tra le difficoltà. “Noi siamo semi aperti, è ancora difficile con missili che piovono sulla città. Il personale sta lavorando da casa cercando di mantenere il contatto con le aziende per aiutarle sulle problematiche soprattuto legate a questa situazione. E sono in costante contato con l’ambasciata italiana per collaborare. Da quanto mi risultato le grosse aziende italiane non hanno lasciato il Paese ma non abbiamo dati esatti”,