Monica Florio: In “Un tiro mancino” racconto i ragazzi di oggi. Confusi e aggressivi, ma quante opportunità

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di Fiorella Franchini

Spesso la narrativa fa un lavoro migliore della verità, scava nel profondo di situazioni alle quali per superficialità o per smarrimento voltiamo le spalle. Monica Florio, giornalista e scrittrice, s’impegna da anni ad affrontare tematiche scottanti che investono la visione del nostro vivere quotidiano. Disagio giovanile, conflitti generazionali, incomunicabilità, crisi dei valori riempiono le sue pagine trasformandosi in storie intense, ricche di domande più che di risposte. Nel romanzo “Un tiro mancino”, edito da L’Erudita, narra una vicenda di omofobia, di confusione affettiva e familiare, di amicizia e rivalità. E’ la storia di tre ragazzi, di Milena, Veronica e Marco, del loro confronto con la vita e con i sentimenti, dal quali scaturisce per il lettore una riflessione sui propri dubbi, le angosce, le insoddisfazioni.

Monica Florio, da quale esperienza nasce la tua attenzione verso il disagio giovanile? Le storie che racconti sono di fantasia o ispirate a fatti reali?
Il disagio di cui parlo è, almeno in parte, anche il mio di ex vittima di bullismo “in rosa” negli anni dell’adolescenza. Tuttavia, le esperienze da me vissute differiscono da quelle che ho descritto, ancora più gravi e dolorose. A differenza della poesia, la narrativa contiene una forte componente di finzione per cui i miei romanzi, che sono essenzialmente di denuncia, scaturiscono dalla fantasia ma anche dal quotidiano e invitano alla tolleranza e al rispetto dell’Altro.

Secondo te le problematiche adolescenziali della generazione contemporanea sono molto diverse da quelle del passato e perché?
Credo che i giovani siano oggi più aggressivi e confusi dei coetanei delle generazioni precedenti, anche a causa delle famiglie che finiscono per giustificarne i comportamenti, persino i più abominevoli, entrando in competizione con i docenti che, di fatto, vengono privati del loro tradizionale ruolo educativo. In genere, i ragazzi sono più curiosi e aperti degli adulti ma faticano a trovare una loro dimensione e, nei casi peggiori, finiscono per diventare i cloni dei loro ottusi e conformisti genitori. Ovviamente, in quest’epoca dominata dal culto del corpo e dell’esteriorità, gli adolescenti sono schiavi del look e omologati come la tredicenne Veronica di “Un tiro mancino”. Tuttavia, proprio come lei, sono in fase di maturazione e quindi potrebbero cambiare e migliorare, ma ciò richiede coraggio e personalità, doti rare in chiunque.

La paura irrazionale, l’intolleranza e l’odio nei confronti delle persone omosessuali avvelenano la nostra società. Un insieme di pensieri, idee, opinioni che provocano emozioni devastanti in chi è vittima e in chi prova l’omofobia. Un condizionamento psicologico trasmesso dall’educazione, da quei messaggi, diretti e indiretti, che la famiglia, la politica, la Chiesa e i media ci consegnano, e che costruiscono le nostre convinzioni. La paura del “diverso” è qualcosa di radicato nell’animo umano e i cambiamenti sociali favoriscono ulteriormente la paura delle novità, rendendo alcuni più sospettosi e ostili e, quindi, più inclini a sviluppare sentimenti negativi.
L’indagine di questo complesso mondo psicologico fa affiorare molte ombre ma ci sono dei valori positivi che emergono?
Di positivo ci sono le tante opportunità offerte dal web che, quando non si trasforma in uno strumento di dipendenza come lo sono diventati i social, rappresenta un’occasione di arricchimento e di abbattimento delle barriere. La mia generazione è cresciuta nell’ignoranza perché i nostri genitori erano vittime di credenze errate e di pregiudizi che ci hanno inculcato e da cui non è stato facile liberarci.

Dopo i libri dedicati alle problematiche adolescenziali, cosa porti con te alla fine di questo percorso? Quali progetti hai in cantiere?
Dopo quattro libri sul disagio giovanile, ho deciso di accogliere altre sfide, anche perché non amo l’etichetta di “scrittrice del bullismo” che mi è stata attribuita e viene tirata in ballo a ogni mia nuova pubblicazione. Segnalo l’uscita imminente per Guida Editori del saggio “Storie di guappi e femminielli”, in cui riprendo, ampliandolo, il mio studio su una figura della malavita non organizzata quale il guappo che con il femminiello è stato uno dei protagonisti della realtà del vicolo. In questo viaggio nella Napoli del passato e del presente, indago su questi due popolari personaggi accogliendo varie fonti e superando ogni vetusta contrapposizione tra informazione tradizionale (riviste e giornali cartacei) e web, mondo eterosessuale e universo transgender.

A fronte della serietà dei contenuti, la scrittura di Monica Florio conserva speditezza narrativa e delicatezza di emozioni.  L’attenzione ai dettagli e la rappresentazione psicologica dei personaggi arrivano direttamente al cuore e alla mente.  Una sorta di viaggio narrativo e intellettuale che prelude a nuovi approfondimenti della realtà che ci circonda, e noi li attendiamo.