Monsignor Battaglia apre il Sinodo. Bacchettate ai preti napoletani: Basta fazioni. La Chiesa non sia muta

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in foto Domenico Battaglia, arcivescovo di Napoli

“Vieni, Spirito Santo. Tu che susciti lingue nuove e metti sulle labbra parole di vita, preservaci dal diventare una Chiesa da museo, bella ma muta, con tanto passato e poco avvenire. Vieni tra noi, perché nell’esperienza sinodale non ci lasciamo sopraffare dal disincanto, non annacquiamo la profezia, non finiamo per ridurre tutto a discussioni sterili”. Con questa invocazione l’arcivescovo di Napoli, Domenico Battaglia, ha terminato l’omelia pronunciata nel corso della cerimonia di apertura del XXXI Sinodo della Chiesa di Napoli. “Qualcuno potrebbe stupirsi del fatto che ho scelto di indire il Sinodo proprio all’inizio del mio servizio episcopale, e farmi notare che molti pensano a questo strumento ecclesiale solo verso la fine del proprio ministero episcopale. Tuttavia, ho preso questa decisione perché, dopo aver ascoltato tantissimi preti, religiosi e laici, ed essermi reso sempre più conto della necessità del superare l’individualismo per riscoprire la bellezza dell’essere comunità, desidero porre il mio stesso ministero di Vescovo al servizio di questo processo comunitario di cui il Sinodo è solo l’inizio”, ha detto ancora l’arcivescovo che si è si rivolto sia ai laici che ai religiosi. E parlando, in particolar modo, ai presbiteri ha aggiunto: “Vedete, tocco con mano ogni giorno la bellezza del vostro operare ma raccolgo anche la stanchezza e la solitudine dell’isolamento che appesantisce il cammino. Vi prego: lasciamoci raggiungere dalla chiamata del Signore, dal suo invito al rinnovamento evangelico! Abbandoniamo le logiche divisive, le fazioni partitiche, il sottobosco della mormorazione nascosta. Rifiutiamo nel segreto del cuore ogni ambizione umana, rifuggendo la tentazione di camminare isolati come battitori solitari e riscopriamo la bellezza di sentirci un unico corpo in cui la diversità è ricchezza, la differenza d’opinione è preservazione dall’assolutismo dell’io, in cui il dialogo rispettoso e la parresia evangelica disarmano la denigrazione, la triangolazione, il pettegolezzo. Tutte cose che fanno male alla causa del Vangelo, che rendono meno credibile il volto della Chiesa ma che soprattutto feriscono il cuore di chi le pratica e di chi le subisce”.

Rispettare e ascoltare la natura
Bisogna impegnarsi “affinché la natura sia rispettata, la spazzatura sia più ordinatamente smaltita, la terra non sia inquinata, gli ortaggi e la frutta non siano trattati con pesticidi o quanto un’interessata, più che miope, economia ha inventato per renderli più allettanti e più tossici, come del resto testimonia anche il pesante aumento delle malattie riconducibili ad essa”. E quanto scrive, nella sua prima lettera Pastorale, Shema’… Ascolta!, l’arcivescovo di Napoli. La lettera sarà consegnata simbolicamente ai decani al termine della cerimonia di apertura del XXXI Sinodo diocesano della Chiesa di Napoli.. “Ascoltare la natura significa ascoltarla anche dentro di noi. Non siamo solo noi nella natura, ma come diceva un mio docente, anche la natura è dentro di noi. Come del resto ha meravigliosamente attestato l’enciclica che Papa Francesco le ha dedicato, la “Laudato sì”: essa parla, ci interpella, talora geme, esige risposte, reclama un barlume d’eterno, non rassegnandosi a spegnersi in noi senza protesta e senza pietà. Ascoltare dunque anche la voce e il silenzio della natura ci renderà più umili e più umani, ci farà riscoprire ogni giorno con tutta la sua bellezza, talora ferita, è vero, anche tutta la sua pietà, oltre che la sua provvidenza”, aggiunge ancora l’arcivescovo.

Presente anche il neo sindaco Manfredi
Il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, che quest’oggi si è insediato a Palazzo San Giacomo, ha preso parte alla cerimonia di apertura del XXXI sinodo diocesano della Chiesa di Napoli. Per Manfredi è stato il primo impegno pubblico dopo la proclamazione avvenuta sempre oggi negli uffici della Corte di Appello di Napoli.