di Marco Milano
Si è appena chiusa domenica 25 luglio a Castel dell’Ovo la mostra “Troisi poeta Massimo”, l’incredibile ed emozionante viaggio di immagini, foto e filmati a quasi trent’anni dalla morte di Massimo Troisi. L’esposizione a cura di Nevio De Pascalis e Marco Dionisi e con la supervisione di Stefano Veneruso, ha avuto nel castello partenopeo che affaccia sul mare la tappa napoletana di una mostra partita da Roma e che ha fatto registrare, ovviamente, anche a Napoli un convinto successo di pubblico, con tanti visitatori che si sono recati anche più di una volta a Castel dell’Ovo per vedere e poi rivedere, emozionarsi ed emozionarsi nuovamente, i frame dei suoi film, le tante immagini di scena, i backstage delle sue pellicole, ma soprattutto da brividi era ascoltare la segreteria telefonica originale di casa Troisi con la voce del grande Massimo e degli altri big di quel cinema che aveva saputo conquistare partendo dai suoi folgoranti inizi teatrali, e poi il gruppo “La smorfia”, insieme a Enzo Decaro e Lello Arena. E poi la tv con “Non Stop”, la trasmissione cult della Rai di Bruno Voglino prima di conquistare il grande schermo e scolpire per sempre nel marmo della storia capolavori come “Non ci resta che piangere” al quale la mostra ha dedicato spazio sia per quanto concerne la locandina e le fotografie sul set, ma anche con gli abiti originali indossati da Massimo Troisi e Roberto Benigni quando finiscono nel 1400 (quasi 1500). E ancora le immagini e gli scatti più significativi di un altro punto altissimo del cinema italiano come “Ricomincio da tre” con uno dei “fermo-immagine” incorniciati nella mostra che hanno immortalato per sempre l’esilarante dialogo tra Massimo Troisi e “Robertino” (Renato Scarpa). Negli spazi dell’ala superiore di Castel dell’Ovo anche, ovviamente, tutti gli altri film di Massimo Troisi da “Scusate il ritardo” a “Pensavo fosse amore invece era un calesse” e le preziose foto con mostri sacri del cinema come Marcello Mastroianni. Negli “album” anche i primi anni, gli scatti ricordo con Carlo Verdone, Maurizio Nichetti, Renzo Arbore e Massimo bambino, o giovane appassionato di calcio. Alle prese con il pallone, poi, anche con l’amico Diego Armando Maradona. Alle pareti le frasi, “gli aforismi” che il grande Massimo ha regalato al mondo. “In casa eravamo diciassette, ecco perché quando siamo meno di quindici persone mi colgono violenti attacchi di solitudine”. Parole che ti restano impresse perché Massimo Troisi era anche e soprattutto un poeta come ricorda il titolo della mostra e come testimoniato da una sezione dedicata alle sue poesie, ai suoi lavori scritti di getto e con la sensibilità che solo i grandi come lui sapevano donare alle parole. Un dono che condivideva con un altro grande artista napoletano scomparso troppo presto e suo amico della vita, Pino Daniele, che la mostra ha ricordato con una stanza tutta per loro due e che, come per una naturale magia, aveva una finestra panoramica che affacciava realmente su quella Napoli cantata e rappresentata, descritta e amata da Massimo e Pino. Ultima tappa della mostra, che ha tristemente coinciso con l’ultima tappa della sua vita terrena, ovviamente era dedicata a “Il Postino”, il film del 1994 diretto da Michael Radford che consegnò alla storia e al mito Massimo Troisi scomparso poche ore dopo aver completato le riprese. E a immortalarlo per sempre anche “i pezzi” di scena del film, dalla bicicletta alla borsa porta lettere, prima di una galleria d’arte, quadri, disegni, sculture, tutti dedicati a Massimo, che come e meglio di un re, di un imperatore, di un mito, è stato il vero, grande volto di Napoli da ricordare e ammirare per sempre.