Mostre, tra luci, ombre e visioni il Madre ricorda Marcello Rumma

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E’ la storia di un collezionista e imprenditore culturale che aveva capito in anticipo molti aspetti del mondo dell’arte a fine anni Sessanta, ma anche la storia di un uomo, della sua passione e della sua ricerca personale. Il museo Madre di Napoli dedica una mostra a Marcello Rumma e ai sei anni nei quali ha lasciato un segno nella cultura italiana contemporanea, prima di morire, drammaticamente, a soli 28 anni. L’esposizione, curata da Gabriele Guercio con Andrea Villani, è un omaggio, ma anche un percorso documentato e rigoroso, fatto di materiali d’archivio e opere d’arte, nel quale ci ha guidato la moglie di Marcello, Lia Rumma, oggi una delle più importanti galleriste d’Italia. “La lezione di Marcello, quella a cui dovremmo guardare ancora oggi tutti noi – ha detto ad askanews – è proprio che quando si è giovani bisogna credere nell’evoluzione e credere nella cultura, nella conoscenza. Bisogna crederci e poi avere il coraggio di realizzare ciò che si pensa e sono le base fondamentali per una vita migliore”. Attivo soprattutto ad Amalfi, dove portò artisti come Kounellis, Fabro, Merz, Richard Long, Paolini e Boetti, Rumma costruì una comunità intellettuale che, nel fertile e complesso tempo della Contestazione, ha offerto più di uno spunto per costruire qualcosa di alternativo all’esistente e, certamente, ha capito tra i primi la forza di un movimento come l’Arte Povera. Giocando, oltretutto, la sua partita nel Meridione. “Voleva portare cultura nel Sud – ha aggiunto Lia Rumma – voleva che il luogo in cui viveva si rapportasse al modo, si relazionasse con il mondo”. Un mondo nel quale Marcello Rumma si muoveva a più livelli, anche come mecenate e come editore, lasciando un’impronta di cui la mostra vuole ripensare criticamente gli effetti e gli esiti. Con una scelta di allestimento che intende espressamente sottolineare la relazione tra le ombre e le luci, tra ciò che si vede e ciò che non si vede, rispettando la complessità del personaggio, che era al tempo stesso il suo limite e la sua grande ricchezza. “Il risultato – ci ha detto ancora la moglie – è stato quantomai sorprendente, perché è stato del tutto originale per come Guercio ha pensato i materiali e come questi poi sono stati usati nella mostra, e questo ha portato una grande emozione nel pubblico, un grande successo anche presso la critica e gli artisti soprattutto”. La mostra “I sei anni di Marcello Rumma – 1965-1970” resta aperta al pubblico nel museo Madre fino al 13 aprile.