Museo dell’Archivio Storico del Banco di Napoli: dove le storie incontrano la Storia

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Archivio. Polvere, scartoffie, conservazione statica, catalogazione. O forse no. Il Museo dell’Archivio storico del Banco di Napoli: ottanta chilometri di scaffalature che contengono diciassette milioni di nomi, centinaia di migliaia di pagamenti e dettagliate causali. L’archivio vive, parla, racconta storie, insegna la storia.
Percorriamo via dei Tribunali, scansiamo qualche motorino di troppo, tra i bassi e i palazzi storici, e giungiamo al numero 214, alla sede del Museo dell’Archivio Storico del Banco di Napoli. In un ambiente moderno ci accolgono i ragazzi dell’Associazione culturale Nartea che si prendono cura di questo luogo e ci accompagneranno in questo viaggio nel tempo. Due rampe di scale, le luci si fanno soffuse e lo spettacolo va in scena. Rumori indistinti, voci di sottofondo, fruscio di carte, è l’archivio che ci parla. E’ora di allacciare le cinture e partire.
La macchina del tempo si ferma al 1539, è qui che inizia la nostra storia. In quel tempo esistevano a Napoli i Monti dei Pegni, primo tra tutti il Monte di Pietà, che, nati con diversi scopi filantropici, permettevano a chi aveva bisogno, invece di incappare nella piaga dell’usura, di impegnare oggetti di un qualche valore in cambio di denaro. Tali istituzioni rapidamente si diffusero sul territorio e tutte le transazioni vennero puntualmente riportate su documenti definiti fedi di credito, antenate dei moderni assegni circolari, e sui grandi libri maggiori, puntuali registri dei movimenti effettuati sui diversi conti, e gli elenchi dei clienti dei banchi.
Non vi era donazione, vendita, sequestro di beni, riscatto pagato che non fosse annotato in questi registri con dovizia di particolari. Intorno al 1809 le sette istituzioni pie che si trovavano in città confluirono in un unico banco delle Due Sicilie. E così, anno dopo anno, registro dopo registro, ciascuno affidato alla cura di un impiegato il cui cognome campeggia sul dorso del registro stesso, un enorme mole di dati è stata registrata. Tante piccole storie che hanno consentito, anche attraverso il punto di vista di personaggi minori, di ricostruire eventi importanti o storie di personaggi più o meno illustri.
Il percorso si avvale di un supporto multimediale suggestivo e riuscitissimo, attraverso il quale l’archivio non smette di stupire. Dalla viva voce di un medico siciliano ascoltiamo il racconto della peste di Napoli del 1656, la malattia che invade ogni angolo, la città chiusa da cui è impossibile fuggire, i morti ammassati ovunque, il dolore. Poi basta girare una pagina e ci raccontano di San Gennaro, della realizzazione di una preziosa collana, pietra per pietra. Ascoltiamo la storia della Cappella Sansevero, quella che è oggi meta di migliaia di turisti giunti da ogni dove ad ammirare lo splendore del Cristo Velato di Giuseppe Sammartino. Le carte ci svelano la storia di quella magnifica realizzazione attraverso le parole dell’enonomo incaricato dal Principe Raimondo di Sansevero si acquistare i più bizzarri decori, le macchine anatomiche, gli scheletri che lo studioso volle nella sua cappella , il Sammartino artigiano di pastori, assoldato per realizzare da un unico blocco di marmo quello che sarà il suo capolavoro, secondo la leggenda grazie all’aiuto di misteriosi poteri del suo committente.
Tanti e tanti i racconti che si sovrappongono e affascinano il visitatore, lo spazio labirintico dell’archivio diventa infinito, si moltiplica popolato da milioni di storie, persone, vite. Ritroviamo Caravaggio, pagato 200 ducati per la realizzazione di un’opera in realtà mai rinvenuta , forse perché distrutta in un incendio o sovrapposta ad un altro quadro, ma di certo, essendo stata pagata, realizzata, le carte non mentono. Incontriamo poi Angelo Carasale, architetto progettista del Real Teatro di San Carlo, accusato dopo la sua morte di aver truffato e rubato e ed infamato post mortem, raccontare la sua versione dei fatti, o le voci del mercato, i preparativi per un pranzo di Pasqua all’Albergo dei Poveri. E poi ci sono le piccole storie, tanti cognomi affollano i registri, tante storie, mancano del tutto gli Esposito, cognome associato a Napoli alla ruote degli Esposti, dove venivano deposti i bambini non voluti che tuttavia, appena maggiorenni e con un po’di fortuna economica, cambiavano il loro cognome e con esso tentavano di cancellare la loro triste storia.
Voci, percorsi, immagini e suoni per un’esperienza sensoriale unica e suggestiva.

 

Museo dell’Archivio Storico del Banco di Napoli: dove le storie incontrano la Storia.