Napoli, dopo il gelo al via la collaborazione Renzi-De Magistris

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Anni di silenzi, gelo, persino sgarbi istituzionali e qualche parola forte, poi un timido spiraglio che, grazie anche alla moral suasion del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, hanno portato a una riapertura del dialogo. E così il presidente del Consiglio Matteo Renzi e il sindaco di Napoli Luigi de Magistris oggi si siedono, finalmente, allo stesso tavolo, quello della prefettura di Napoli dove firmano il patto per la città. La distanza tra i due resta siderale, ci tengono a precisare da Palazzo San Giacomo, sede del Comune. Ma “sappiamo tenere distinto il dissenso politico, sale della democrazia, dalla cooperazione istituzionale”, ha assicurato ieri l’ex pm. Dopo una campagna elettorale tutta antirenziana, così come quella del Pd era stata tutta contro de Magistris, il sindaco aveva assicurato di voler cambiare tono subito dopo la rielezione, ma poi ci sono voluti ancora mesi di lavoro per arrivare al risultato di oggi.
A sancire la riapertura del dialogo ci sono i 308 milioni del Patto per Napoli destinati a progetti “esecutivi”, assicurano dal Municipio, tra cui la messa in sicurezza degli edifici a partire dalle scuole, nuove risorse per l’abbattimento di tre delle famigerate vele di Scampia, per l’area archeologica della stazione della metro di piazza Municipio, e per il recupero delle scale monumentali di Napoli, che collegano diverse zone della città dall’alto in basso. Il rapporto tra sindaco e premier non è mai stato disteso, anzi. Troppo distanti politicamente, sebbene Renzi, a suo tempo, gridasse alla rottamazione e de Magistris puntasse a “scassare tutto”.
Termini simili, ma il cantore della rivoluzione arancione non potrebbe essere più lontano dal segretario del Pd. Solo un paio di settimane fa de Magistris sanciva con il governatore della Puglia, Michele Emiliano del Pd, un’asse alternativa alla politica del premier. A inasprire il rapporto tra i due sin dall’inizio, comunque, è stata anzitutto la questione Bagnoli, su cui la collaborazione è stata sempre difettosa. Nel dicembre 2014 il sindaco scrisse una lunga lettera al premier accusandolo di aver tradito Napoli e gli accordi presi su Bagnoli. Poi arrivò il commissariamento dell’area da Palazzo Chigi, con i poteri del caso a Salvo Nastasi, quando il Comune rivendicava invece il diritto a occuparsi della riqualificazione dell’area ovest cittadina. Renzi, annunciando la propria presenza alla riunione della cabina di regia dello scorso 6 aprile, si dichiarò intenzionato a procedere “con o senza il Comune”. De Magistris rispose per le rime: “Se lei pensa di mettere le mani sulla città, come è capitato anche ad altri sarà con fermezza e risolutezza respinto”.
E il sindaco si è sempre rifiutato di partecipare alle riunioni della cabina di regia, rifiutando di sedersi al tavolo con il commissario. La campagna elettorale per le amministrative 2016, che l’ex Pm ha stravinto, ha marciato molto sull’antirenzismo. Con qualche gaffes istituzionale.
Durante un comizio, de Magistris era arrivato a esclamare dal palco: “Renzi, vattene a casa! Devi avere paura! Ti devi c… sotto”. Dopo aver vinto le elezioni comunali e ottenuto la maggioranza anche nella X municipalità in cui ricade Bagnoli, storicamente roccaforte del centrosinistra, l’ex pm esultava: “E’ un messaggio politico inequivocabile”. Ma poi ha promesso di scrivere una lettera a Renzi per riaprire il dialogo sull’ex Italsider: “Scriverò al premier, tanto la bonifica la vogliamo fare, sederci intorno a un tavolo sarebbe un bel gesto distensivo”. E spiegava: “Cerco la massima collaborazione nell’autonomia”.
Poi c’è stata la questione del patto per Napoli. Quello per la Campania è stato firmato lo scorso aprile, assente – impossibile non notarlo – il sindaco del capoluogo di Regione, che non mancò di protestare a mezzo stampa. A settembre si è innescata la polemica quando l’ex pm ha detto in un’intervista di trovare “sorprendente e incredibile che il capo del governo, da due anni, non intenda avere un incontro con il sindaco della terza città d’Italia. Forse soffre il dissenso politico, ma questa sarebbe un’argomentazione sorprendente.
Il dialogo istituzionale serve. Si parla di Patto per il Sud, di cui finora abbiamo sentito solo roboanti dichiarazioni mediatiche. Noi, come città di Napoli, non siamo mai stati consultati”. Secca la replica da Roma, con il sottosegretario Claudio De Vincenti che aveva fatto notare come fosse rimasta l’unica città metropolitana del Mezzogiorno a non voler chiudere l’accordo. Una dichiarazione che de Magistris aveva bollato come “grave e totalmente infondata”, aggiungendo di non essere mai stato chiamato a nessun tavolo istituzionale: “Se il Governo vuole parlare e definire il Patto per il Sud – rilancia il primo cittadino – ci convochi anche domattina. Altra cosa è pretendere che il dialogo tra il presidente del Consiglio ed il sindaco di Napoli debba passare necessariamente alla presenza indispensabile ed irrinunciabile del commissario su Bagnoli”.
Non è stato semplice, nonostante le dichiarazioni di volontà di collaborarazione, riavviare il dialogo. Un primo tentativo concreto di riavvicinamento era caduto nel vuoto lo scorso 12 settembre, quando Renzi, a Napoli per assistere al San Carlo alla serata dedicata al tenore Jonas Kaufmann.
Il premier aveva dato la sua disponibilità a un incontro, de Magistris rifiutò spiegando: “Non si comprendono le ragioni per le quali un incontro istituzionale più volte richiesto debba necessariamente avvenire, a pochi minuti dal concerto, alla presenza irrinunciabile del commissario su Bagnoli”. In serata, solo un breve e formalissimo cenno di saluto tra i due, entrambi ospiti del palco reale. Ma il 29 settembre una delegazione del Comune di Napoli è stata ricevuta a palazzo Chigi per un incontro con de Vincenti a cui era presente proprio lui, il commissario di Bagnoli, Salvo Nastasi. Fine del gelo, sul tavolo c’era già il patto per Napoli. I tecnici si sono messi al lavoro per definire cosa far rientrare nei 308 milioni di finanziamento e cosa no. L’accordo poteva essere firmato già una decina di giorni fa, poi è stato rimandato per impegni di premier e sindaco. “Dopo la firma del Patto i rapporti sul piano istituzionale miglioreranno”, assicura l’ex pm. E ricorda che nell’assemblea Anci, anche Renzi ha ribadito ” che i sindaci devono decidere del presente e del futuro delle città”.