Napoli e i giovani dal futuro negato

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In foto il Molo Luise a Mergellina, Napoli

Riproponiamo l’articolo di Ermanno Corsi apparso sul Roma di martedì 28 marzo all’interno della rubrica Spigolature

E’ come un copione già letto, lacerante e ripetitivo, vissuto dolorosamente e sperimentato sulla pelle di ciascuno, con un ritmo sempre più ravvicinato, inesorabile e incalzante. Così la Città si riempie di lacrime e di sdegno per poi ripiegarsi arrendevolmente su se stessa come condannata dalla fatalità. Allora ci chiediamo: ma Napoli è prima di tutto una Città o soltanto un deprecato destino? E se pure dovesse valere questa seconda ipotetica risposta, cosa si può fare per allontanare e rendere innocuo un destino così impietoso e terrificante. Accettare la sfida o arrendersi passivamente agli eventi pur tanto maledetti?

DUE VICENDE EMBLEMATICHE.  Nella notte fra il 29 febbraio e il 1marzo 2020, due giovani tentano di rapinare, nella zona di Santa Lucia, un carabiniere in borghese, fermo nella sua auto. Alla vista delle pistole, la reazione. Il carabiniere spara alcuni colpi. Ugo Russo viene raggiunto mortalmente alla testa mentre tenta di scappare. Insorgono i Quartieri Spagnoli. Si forma un Comitato che, solidarizzando coi genitori della vittima, chiede “verità e giustizia” con manifesti, cortei e un gigantesco murale che copre tutta la facciata di un palazzo. Il padre del ragazzo inveisce così: sì, vabbè, mio figlio lo voleva rapinare, ma il carabiniere invece di sparagli alla testa non poteva sparargli alle cosce? Per cancellare il murale, un braccio di ferro, tra Comitato e Comune di Napoli. E’ dovuto intervenire il Consiglio di Stato. Una sfida incredibile. Sul lungomare di Mergellina, davanti agli affollati chalets, nella notte del 20 marzo scorso, Francesco Pio Maimone (18 anni) viene ucciso a colpi di pistola. Testimoni terrorizzati dicono che “ha sparato un biondino dai capelli corti, vestito di nero”. Arrestato, il 19enne Francesco Pio Valda lascia intendere di aver sparato “per una scarpa griffata “sporcata dopo che gli avevano “pestato un piede”.

DATI DI GRANDE ALLARME. Li fornisce l’Antimafia. Su oltre 13 mila i ragazzi che arrivano al Tribunale per i minori. Quasi la metà sono campani:240 denunciati in stato di libertà,52 arrestati. Sovraffollato il carcere di Nisida: uno spaccato significativo del legame malavita e minori. Ne rimase impressionato recentemente Giuliano Amato, ex premier e ora presidente della Corte costituzionale. Per l’Antimafia è la qualità del vivere a determinare la scelta di vita: l’intreccio drammatico fra degrado familiare e sociale, ambientale, scolastico e culturale. La via del delitto è quel destino che porta verso il carcere e la morte. Via dai banchi senza controlli, libri buttati nei rifiuti come “carta sporca”, bullismo come affermazione di sé, armi manovrate prima come giocattoli e poi per affermare il diritto al consumo più compulsivo nella convinzione che si è per quello che si ha. A contrastare il fronte del reclutamento malavitoso, Isaia Sales (insegna Storia delle mafie), vede schierati soltanto la Chiesa, i maestri di strada, alcune scuole e il volontariato.

ISTITUZIONI LENTE. Se non addirittura quasi rassegnate. Il questore di Napoli Alessandro Giuliano: la criminalità minorile non è più un’emergenza ma un fenomeno strutturale; aumentano i reati predatori e non dipende solo da controlli di polizia. Ecco la risposta delle autorità politico-amministrative. Sindaco Manfredi: serve maggiore presenza sul territorio, specie di notte nelle aree calde della movida, al ministro dell’Interno Piantedosi chiediamo più agenti in strada. Il governatore De Luca: occorre un piano per la sicurezza che è un bene primario. Più incisiva l’assessore regionale ai Giovani Lucia Fortini: togliamo i figli devianti ai genitori boss, così ci sarà una svolta.

MONITO DI MATTARELLA. A Casal di Principe per ricordare don Diana, il Presidente della Repubblica: o si respingono con fermezza i metodi malavitosi o si rischia, anche inconsapevolmente, di diventarne tutti complici.

DA GOETHE AD HUXLEY. Il grande tedesco Wolfgang (1749-1832) scrisse che “Napoli è un paradiso abitato da diavoli”. Immediata l’inversione tipo: Napoli è un inferno abitato da santi (i discendenti di Partenope) che tuttavia non hanno la vocazione alla santità bensì a una vita appena normale. Lo sferzante scrittore inglese Aldous (1894-1963) scrive che forse la terra è l’inferno di un altro pianeta. E se Napoli fosse addirittura il centro di questo “altro” pianeta, per fortuna non ancora scoperto?…