Napoli, gli artigiani del presepe: Fitti alti e costi insostenibili. Così per noi è la fine. Il Comune promette aiuti

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in foto via San Gregorio Armeno

La straordinaria tradizione artigianale del presepe napoletano rischia di essere soffocata dagli effetti della crisi generata dal coronavirus. Il grido d’allarme è stato lanciato da una delegazione di rappresentanti degli operatori di San Gregorio Armeno, la strada di Napoli famosa in tutto il mondo per i presepi, in un incontro con il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, alla presenza del vice sindaco Enrico Panini e dell’assessore alle Attività Produttive, Rosaria Galiero. San Gregorio Armeno è diventata fin dal ‘700 il punto di riferimento per la laicizzazione del presepe con tale abilità da farla diventare un’arte ineguagliabile: ora però rischia seriamente di dover cessare la produzione come effetto delle misure resesi necessarie per fronteggiare la pandemia da Covid-19. In una via deserta da settimane – evidenziano – i maestri artigiani, le singole attività rischiano di essere schiacciate dal pagamento di fitti molto alti, e da costi per un’attività che non possono esercitare. Una situazione “gravissima” descritta in un documento. de Magistris ha rassicurato tutti “con fermezza sul fatto che non esiste la benché minima possibilità che San Gregorio Armeno chiuda, o che riapra in parte, o che venga offesa nella sua unicità da attività estranee all’arte del presepe”. Il sindaco di Napoli ha confermato il proprio impegno e quello dell’intera giunta nei confronti della Regione e del Governo “affinché ognuno, per la sua parte, contribuisca fattivamente per ridare fiato e reale certezza ad un’attività che ha reso nota Napoli e l’Italia nel mondo. Il Comune, per quanto riguarda la propria parte, non lascerà nulla di intentato”. A rappresentare i maestri presepiali c’erano Vincenzo Capuano, Daniele Gambardella, Pasquale Maddaloni, Marco d’Auria e Gabriele Casillo.