A Napoli le celebrazioni per l’Indipendenza del Senegal

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In foto Idrissa Ben Sene, console del Senegal a Napoli

Per la Festività dell’accessione del Senegal all’Indipendenza, l’A.S.N. – Associazione dei Senegalesi a Napoli ha organizzato in citta, due diverse iniziative in due differenti giorni, il 4 e il 6 aprile. Un incontro di dibattito e riflessione sulle tematiche di immigrazione e diritti e una festa danzante con musiche e piatti tipici del Senegal. Nella giornata del 4 aprile alle ore 14.30 si è’ tenuta una conferenza dal titolo “Immigrazione e Legalità” a Piazzale Immacolatella presso la UIL Campania (interno porto Varco Pisacane). Sono intervenuti: un relatore della A.S.N., il Console Generale del Senegal a Napoli, Idrissa Ben Sène; l’Assessora Alessandra Sardu del Comune di Napoli, un delegato della Questura, un delegato della Prefettura e alcuni professionisti del settore.  In tale ambito è’ avvenuta la Presentazione Ufficiale della Federazione Campana delle Associazioni Senegalesi. Il giorno 6 aprile invece, dalle ore 19 alle ore 23.30 all’Asilo Filangieri c’è’ stata una serata senegalese con musiche e degustazioni di piatti tipici con entrata a sottoscrizione libera. I musulmani sono il 90% della popolazione, i cattolici meno del 10%. Eppure in Senegal le due confessioni non coabitano ma convivono. “La nostra è la religione dell’unità” dice padre Paul Marie Mandika nell’omonimo documentario di Nicola Tranquillo dell’associazione Formazione Solidale. Nello stesso nucleo familiare vi sono islamici e cattolici e tra loro c’è rispetto e spesso gli uni sono presenti alle manifestazioni religiose degli altri. La scelta confessionale è propiziata dalle circostanze, ma sovente è il genitore che pone la domanda, lascia la libertà di decidere. Ciò è conseguenza del modo di vivere sociale e delle tradizioni e della sensibilità comune della gente e altresì della storia recente del Paese, segnata a fondo da Léopold Sédar Senghor, grande poeta e primo presidente del Senegal indipendente, cattolico in un Paese musulmano. Bello e povero (il suo emblema è il baobab, albero secolare e vero spettacolo della natura africana), il Senegal è terra di pace e di dolore. Qui, nell’isola di Gorée, patrimonio dell’umanità, fino al 1848 sono stati ammassati per tre secoli milioni di neri, strappati alle terre d’origine per essere trasportati da schiavi nelle Americhe. Visitare La Maison des Esclaves è entrare in un museo dell’orrore: piccoli ambienti a volte senza aperture, in cui povera gente veniva divisa per età, sesso e persino per peso, segregata e torturata, collocata in centinaia in uno stesso vano per giorni, per settimane, per mesi, prima di essere imbarcata per un viaggio senza ritorno, passando per un angusto corridoio affacciato alla scogliera atlantica. Il popolo senegalese possiede uno spirito sapienziale; è mite, accogliente, ma la miseria, nonostante i progressi compiuti dal Paese negli ultimi anni, è talora disarmante. La capitale, Dakar, è una metropoli bella e caotica, ma nel cuore dei villaggi dove scarseggia l’acqua, aperti alla campgna rossa e arsa, ti imbatti di frequente in frotte di bambini abbandonati a se stessi, scalzi, laceri, in cerca di elemosina. Sono i Talibé, creature di cui spesso neppure si conoscono nome, data di nascita, provenienza. Vengono affidati ai Marabout, autoproclamati santoni che promettono di assumersi la loro cura educativa. In realtà il più delle volte i bambini sono ridotti all’accattonaggio. Per essi è sorto il centro Les enfants d’Ornelle a una quarantina di chilometri dalla capitale. Nel 1958 il Senegal ottenne l’autogoverno nell’ambito della comunità francese e, il 20 Giugno del 1960, divenne indipendente come parte della Federazione del Mali, che lo univa al Sudan francese ( l’odierno Mali ) ; il 20 Agosto dello stesso anno , dopo aver abbandonato la Federazione, il Senegal si e’ proclamata repubblica autonoma e Senghor ne e’ divenuto il primo presidente.