Sono una quarantina, finora, le opere – tra murales, altarini e altri manufatti – la cui realizzazione è riconducibile alla criminalità organizzata, individuate dalle forze di polizia che a Napoli, su mandato della Procura, stanno effettuando un censimento. Tra quelle individuate nel censimento non figura quella dedicato a Ugo Russo, il 15enne napoletano, che ha perso la vita al termine di un tentativo di rapina ai danni di un carabiniere in borghese, la notte del primo marzo del 2020. Tra gli “altarini” figura invece quello dedicato al baby killer Emanuele Sibillo, ucciso nel 2015, in un agguato di matrice camorristica, e l’opera, un murales realizzato nel centro storico di Napoli, che ricordava Luigi Caiafa, il rapinatore 17enne morto in un conflitto a fuoco con la Polizia. L’opera è stata recentemente rimossa su disposizione del prefetto di Napoli Marco Valentini. Ieri, intanto, è partita la rimozione delle opere (murales, scritte, “altarini”) selezionate in base alla loro riconducibilità alla criminalità organizzata.