di Fiorella Franchini
Antonio Spagnuolo è appassionatamente innamorato del linguaggio. Parole fragili, magiche, sontuose nella loro essenzialità, come uno stucco barocco decorano le pagine della sua ultima silloge, Istanti o frenesie, Puntuacapo editrice. Ogni poesia è attraversata da un impeto dinamico che come una corrente vitale scorre verso il lettore. Così ad ogni verso si è spinti a compiere un passo in più, alla ricerca di un nuovo dettaglio, di un’altra emozione. L’architettura avvolge, accoglie, sfiora la realtà e crea illusioni. Versi che assorbono la luce e la riflettono, senza abbandonare la concretezza, si frammentano ma non perdono di senso, esitazioni prolungate tra suono e significato. Un movimento lento che si può cogliere nella sua interezza, nel suo insieme, prima che il flusso spinga di nuovo alla ricerca di particolari inattesi, alla scoperta di scorci inconsueti. Le origini della sua ispirazione rimangono sempre le stesse: “uno scavo nel subconscio per rivelare l’indicibile, un coinvolgimento nell’eros per assaporare le illusioni della vita quotidiana”, assenze che sono fatte di silenzi, un sussulto nella lotta dei sentimenti per allontanare Thanatos. “A pensarci bene, comunque, le relazioni tra metro e ritmo non sono dissimili a quelle tra sesso e amore” scriveva Peter Robinsona. “S’impone un linguaggio forte, spesso distonico, capace di legare le frequenti pause liriche allo scorrere incessante e lacerante del tempo: è un dio insolito, quello che ispira la lingua di Spagnuolo, e dall’alto cesella e scolpisce artigianalmente le pagine del libro attraverso una serie di suggestioni visive e squarci analogici come mai prima d’ora nella ricerca poetica dell’Autore” commenta Ivan Fedeli nella Prefazione. Antonio Spagnuolo entra nella relazione tra la parola e la cosa e fa poesia pizzicando le corde del cuore e con esse ne fa musica. E’ il linguaggio alto del tempo in cui abita il poeta che ben sa come svelare territori primigeni. Emozioni e ricordi che sanno di solitudini feconde, quelle che non isolano, ma conducono verso l’altro, verso la vita vissuta intensamente. Strumento di contatto tra la percezione poetica e la realtà dei sentimenti è il corpo trasfigurato dall’ispirazione, retaggio dell’esperienza medica ma anche di un ricercato realismo lirico. Parole che evocano oggetti, colori, sensazioni anche graffianti, come rughe del pensiero, raccordati da un ritmo magnetico. Segmenti di emozioni dove il dolore si tramuta in malinconia struggente, il ricordo in memoria, quasi un blues dell’anima, sottolinea Mauro Giancaspro. Le note della poesia di Antonio Spagnuolo hanno andamenti frenetici e istanti di quiete come un canto che torna da un passato atavico e restituisce una coscienza mitica, etica nella sua ricerca di senso, eroica perché persegue incessantemente la bellezza.