Nel 1585, periodo di apertura del Sol Levante al Mondo intero, le Ambascerie arrivarono in Europa. Composte dai Principi Giapponesi e organizzate dalla Compagnia del Gesù e dai Gesuiti con a capo il Padre Agostino Valignano, Visitatore del Giappone, con tre sezioni cattoliche presenti all’epoca in circoscrizioni religiose. La prima Ambasceria ha senza dubbi legami Toscani infatti si narra che il 1° marzo del 1584 arrivò nel porto di Livorno la prima missione di nipponici. La prima Ambasceria fu guidata dal Daimyo di Bungo da quello di Arimae di Omura. L’Ambasceria Tensho (Tensho ken O Shoten Shisetsu) fu composta da quattro giovani, due di questi giovani principi e da altri abili dell’epoca. Sicuramente il personaggio più importante resta Ito don Mancio, di circa 16 anni, cugino del diamo di Hiunga e contato del Bunga. L’altro era sempre sedicenne Naocazu san (Chijiwa), figlio del Daaimyo di Hiunga ed inviato speciale da parte del principe di Prima. Entrambi della stessa età arrivarono in Italia nel 1585 con una folto seguito di nobiltà giapponese provenienti dalla provincia di Hizen. Da buon indole diplomatica Giapponese si vestirono ed adattarono agli usi e costumi occidentali in particolar modo indossando abiti europei ed usando i tradizionali Kimono solo per cerimonie ed occasioni particolari. Come testimonianza molto importante è stato il ritrovamento di un quadro di pregevole fattura di Ito Mancio, che si riteneva irrimediabilmente perduto, ritrovato in una collezione privata italiana. Opera di Domenico Tintoretto, il ritratto venne eseguito a Venezia, dove i quattro giovani soggiornarono nel corso del viaggio che li portò in molte altre città italiane: da Pisa a Genova Livorno, passando per Roma, Firenze, Assisi, Bologna, Milano ed altre corti del Paese. Di questa missione rimangono importanti documenti e reperti che confermano, ancora una volta, come il patrimonio storico e culturale italiano rappresenti la testimonianza principale delle prime presenze giapponesi in Europa. E tra queste, appunto il ritratto di Ito Mancio ne diventa simbolo ed icona, così come per la raffigurazione di Hasekura Tsunenaga, samurai di Sendai, esposta al Museo Nazionale di Tokyo.