Nemo e Salin, voci dell’eterodossia per Società Libera trionfa la Francia

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Due giganti del pensiero contemporaneo, una farmacista (già ministro della Repubblica) che nella sua Locride ha saputo trasformare un’associazione di volontariato e il suo impegno politico in uno strumento di lotta alla criminalità organizzata e, infine, uno dei fiori all’occhiello della ricerca e della tecnologia italiana nel mondo. Ad aggiudicarsi il Premio Internazionale alla Libertà sono, quest’anno, Pascal Salin (Economia), Philippe Nemo (Cultura), Maria Carmela Lanzetta (Premio Speciale) e l’Agenzia Spaziale Italiana (Ricerca). Nata nel 1998 dall’iniziativa di esponenti del mondo accademico e imprenditoriale, Società Libera è presto diventata un significativo punto di riferimento per la promozione della cultura liberale nel nostro paese, un lavoro tanto più meritorio quanto più “corsaro” in un dibattito culturale egemonizzato dal keynesismo e dal mito di “mamma Stato”. Tra le attività, dal 2003 l’associazione presieduta da Stefania Fuscagni e diretta da Vincenzo Olita assegna il Premio Internazionale alla Libertà con l’obiettivo di valorizzare il comportamento di personalità eccellenti e promuovere i valori di libertà e responsabilità individuale.Pascal SalinSiamo il primo esempio di istituzione privata – spiega Olita – che si occupa di cultura politica senza essere parte politica. Una istituzione che considera la politica un gioco a somma positiva, dove la condivisione delle regole garantisce che la diversità delle opinioni e degli interessi non sia una quotidiana minaccia”. Tenutasi sabato 27 giugno presso la Chiesa di San Francesco di Lucca, la premiazione sarà trasmessa il prossimo mercoledì 8 luglio su Rai Due in seconda serata nello speciale “Serata per la libertà” condotto da Annalisa Bruchi e Livio Beshir con la partecipazione di Alice e Roberto Cacciapaglia. Veniamo ai premiati. Professore Onorario di Economia all’Università Parigi – Dauphine, esponente della scuola austriaca, Pascal Salin ha saputo conquistarsi il ruolo di maitre a penser del liberalesimo contemporaneo. È stato presidente della prestigiosa Mont Pelerin Society, fondata più di mezzo secolo fa da Friedrich August von Hayek e presieduta, nel corso dei decenni, anche da tre grandi nomi del liberalismo italiano, quali Luigi Einaudi, Bruno Leoni e Antonio Martino. Sempre controcorrente, a suo giudizio la crisi non nasce affatto da un fantomatico “turbocapitalimo” (invenzioni buone per romanzieri engagé), ma è l’esatto contrario. “Il Mercato Comune – spiega – avrebbe dovuto implicare la soppressione degli ostacoli protezionisti al libero scambio. La sola cosa che si deve fare è accrescere la libertà di scambio e di movimento, non solo dei capitali, ma anche delle persone e delle professioni, delle idee e su questo siamo molto in ritardo”. Specialista di filosofia morale e politica, celebre il suo dialogo con Emmanuel Levinas, Philippe Nemo sferra invece la sua critica alle varie forme di statalismo sul fronte eminentemente filosofico.Philippe Nemo Entrato a far parte del gruppo dei “Nouveaux Philosophes”, che negli anni Settanta attaccavano radicalmente i fondamenti filosofici del marxismo, è diventato il principale conoscitore francese di von Hayek. Ora sta lavorando a un libro sulla fiscalità, “Filosofia dell’imposta”, in cui espone i principi liberali affinché l’essere umano non sia un nuovo tipo di schiavo. Da sottolineare che il premio ai due intellettuali francesi è un indiretto riconoscimento anche al lavoro che negli ultimi decenni ha compiuto l’editore Rubbettino, che oltre ad aver pubblicato le opere principali di entrambi, ha di fatto introdotto nel mercato editoriale italiano i maestri della Scuola austriaca, von Hayek e Ludwig con Mises, verso la fine degli anni Ottanta. “Con 50 anni di ritardo rispetto al resto d’Europa” osserva Florindo Rubbettino, figlio del pioniere Rosario che nel 1972 ebbe l’ardire di mettersi in competizione con i giganti editoriali del Nord dal paesino di Soveria Mannelli. Oltre alla pregiata “Biblioteca austriaca”, Rubbettino ha pubblicato e riedito classici come Luigi Einaudi, di quel meridionalista rispettoso della “libertà della persona” come don Luigi Sturzo, delle teorie di Antonio De Viti De Marco e, arrivando ai giorni nostri, delle opere di Dario Antiseri, Lorenzo Infantino e di Flavio Felice. “Il lavoro dell’editore è dare asilo a una pluralità di idee: non siamo editori che pubblicano a senso unico. Ci piace essere eterodossi”.