Nicola Gambedotti, storie e misteri a 10 anni dalla morte

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L’Occhio di Leone, ideato dall’artista Giuseppe Leone, è un osservatorio sull’arte visiva che, attraverso gli scritti di critici ed operatori culturali, vuole offrire una lettura di quel che accade nel mondo dell’arte, in Italia e all’estero, avanzando proposte e svolgendo indagini e analisi di rilievo nazionale e internazionale.

di Piero Zevi

A dieci anni dalla sua scomparsa, Nicola Gambedotti ci parla ancora attraverso le sue tavole, i suoi personaggi, le loro armature, i loro cimieri. Una ballata popolare fatta di armigeri, di mani che si allungano e si tendono, di nature morte in primo piano. Dentro, come suggerisce Michele Prisco, convivono le realtà della sua vita. Urbino, la sua terra natia, quelle dolci scenografie costruite dalla sinuosità dei colli. La Sardegna , il suo isolamento arcaico e quei costumi della festa quasi immutabili, perfettamente calati nel suo passato. Napoli, la sua miseria, la sua vivacità, i toni e i colori nuovi di una città solare dove dietro l’ apparente allegria si celano storie inquiete ed enigmatiche.
Gambedotti e la sua fantasia. Una galleria di storie fantastiche, misteriose, oscure che ci riportano indietro nel tempo. Un percorso che idealmente si lega a Piero della Francesca, a Bosch, perfino a Bruegel il Vecchio, in un rimando di simboli che si muovono negli intrecci di una cultura antica ma sempre attuale.
E, poi, una tecnica arcaica e remota, l’ incisione che scolpisce la tavola come una scultura, quell’ acrilico bulinato che ne fa un maestro anche sul piano artigianale. Delineando sagome, geometrie, un piccolo esercito confuso, quasi nel solco di una “ Armata Brancaleone “, dentro un tempo immoto che assomiglia al Medioevo.
I suoi giochi di carte, l’ invenzione sospesa tra quaranta tavole che attendono ancora di essere pubblicate e siliconate, aprendosi a nuove avventure, ad altri appassionati. Nate nel suo piccolo studio del Vomero, illuminato da un unico fascio di luce, un luogo simile alla bottega di un orafo più che all’ atelier di un artista.
Il fascino delle sue grandi tavole, espressioni di un’ epopea : Lucifero nell’ impero dantesco, il Giudizio universale, la straordinaria serie legata ai personaggi dell’ Inferno, Le Quattro stagioni, I Cavalieri dell’ Apocalisse. Opere disseminate oggi nelle collezioni di tutta Italia con i labari e le bandiere offerte ad un vento immobile. Mentre mostri irreali e moderni si affiancano alle pareti scrostate di muri che aprono gli occhi a nuove spelonche, ad altri spazi arcani.