No, sì, forse: sindacati divisi su pensioni

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Roma, 19 nov. (AdnKronos) – No, si, forse. Cgil Cisl e Uil restano divise dopo la nuova proposta del Governo sul pacchetto di misure previdenziali per l’esclusione dall’innalzamento dell’età pensionabile, a 67 anni dal 2019, di 15 categorie di lavori gravosi. Il confronto viene aggiornato a martedì prossimo ma l’ipotesi di un accordo con tutte e tre le sigle sindacali resta lontana. Non sono bastate infatti le due carte che l’esecutivo ha messo sul tavolo, lo stop all’innalzamento dell’età per le 15 categorie individuate anche per il criterio dell’anzianità e la costituzione di un fondo per rendere strutturale l’ape sociale, a piegare le resistenze della Cgil e a sciogliere i dubbi della Uil. Decisamente più propensa al via libera la Cisl, che ritiene comunque necessari alcuni chiarimenti.

Proprio Cisl e Uil, secondo quanto riferito da fonti di governo, avrebbero avanzato la richiesta di tempi supplementari per poter continuare a lavorare per l’accordo. Richiesta accolta dal Governo, che ritiene comunque di aver fatto tutto il possibile, nel quadro delle poche risorse disponibili. La sintesi l’ha fatta il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. “Il governo ritiene di aver fatto importanti sforzi e accoglie con rammarico il fatto che i sindacati abbiano opinioni diverse sulla bontà del pacchetto – ha detto – la Cisl ha espresso una posizione di condivisione importante, la Cgil una posizione di segno opposto e una posizione intermedia è arrivata dalla Uil”.

Del resto ieri, il premier Paolo Gentiloni, in apertura di confronto, ha già chiarito il perimetro della discussione. “Vi chiediamo di sostenere questo pacchetto, perché noi lo difenderemo nella misura in cui voi lo sosterrete”, ha premesso, per poi aggiungere: “Il governo non si limita a recepire le indicazioni sull’aspettativa di vita ma prende atto dell’utilità di alcuni interventi mirati. Noi abbiamo fatto un investimento su questo tavolo, attribuendogli un ruolo importante”.

La nuova proposta del Governo prevede l’estensione delle esenzioni delle categorie definite gravose anche alle pensioni di anzianità (e non solo alle pensioni di vecchiaia) e l’istituzione di un fondo per i potenziali risparmi di spesa con l’obiettivo di consentire la proroga e la messa a regime dell’Ape Sociale. In campo c’è “un impegno molto significativo da parte del governo” che si inserisce nel percorso iniziato con il verbale sulla previdenza sottoscritto con i sindacati, ha spiegato il ministro del lavoro Giuliano Poletti. Il Governo, ha insistito, “ha implementato le proposte coerentemente con quell’impegno”.

Di segno opposto la valutazione del leader Cgil Susanna Camusso. “Dal punto di vista degli impegni assunti dal governo nel settembre 2016 rispetto alla fase due, le distanze mi paiono evidenti”, ha evidenziato. Il governo, ha aggiunto, “non dimostra nessuna disponibilità” su quello che avevamo chiesto. In particolare, sui giovani e sulle donne. C’è “un quadro di grande distanza rispetto agli impegni presi”. Quindi, “la nostra valutazione di grande insufficienza viene confermata, siamo davanti a un quadro che non risponde alle nostre richieste”. Al contrario, ha sostenuto il segretario generale Cisl Anna Maria Furlan, “i due nuovi aspetti aggiunti oggi dal presidente Gentiloni sono assolutamente importanti e di non poco conto, coerenti con l’impostazione ed il metodo che ci eravamo dati nella prima parte dell’accordo sulla previdenza”. E, anche se “servono chiarimenti e correzioni”, ha ribadito come “al termine della legislatura, è assolutamente importante portare a compimento l’intesa sulla previdenza che avevamo condiviso”.

Intermedia la posizione della Uil. Nella proposta del governo ci sono “delle incongruenze” ma ci sono anche delle “luci”: dobbiamo “sfruttare fino all’ultimo” momento per ottenere di più dalla trattativa, ha sostenuto il segretario Carmelo Barbagallo.