Novartis, l’ad Jimenez: A Torre Annunziata produzione boom del farmaco anti scompenso

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Il farmaco anti scompenso cardiaco Entresto di Novartis è prodotto più in Italia che negli Usa. Lo ha detto l’amministratore delegato del colosso elvetico Joseph Jimenez riferendosi a Entresto, confezionato nell’impianto campano di Torre Annunziata (Napoli), con l’obiettivo di 35 milioni di scatole entro il 2020. “Sono ottimista sulle prospettive a lungo termine di Entresto – ha detto – prodotto a Torre per oltre 112 Paesi al mondo” esclusi gli Usa. 
Quanto alla ripartizione della produzione tra gli Stati Uniti e l’Italia il manager ha detto che a Torre, stabilimento “saturo” la produzione “è molto più elevata”. Sul farmaco il manager ha sottolineato che “ci sono le condizioni per una accelerazione delle vendite a partire da quest’anno”, tanto che Entresto è un potenziale ‘blockbuster’, in grado cioè di superare un fatturato di 1 miliardo di dollari.

Sull’Italia il Gruppo ha chiuso il 2016 con un fatturato in linea con il 2015 a quota 1,63 miliardi. La produzione farmaceutica si concentra a Torre Annunziata, con nuovi investimenti per oltre 40 milioni di euro, in parte già spesi, entro la fine dell’anno e circa 89 milioni di confezioni prodotte, e su Rovereto (Trento), destinato ai farmaci generici. Novartis ha poi uffici a Origgio (Varese), Milano e Roma. Nel 2016 la divisione italiana del colosso elvetico ha destinato alla ricerca 63 milioni di euro con 180 studi clinici effettuati coinvolgendo oltre 11mila pazienti. Complessivamente Novartis conta in Italia 2.374 dipendenti.
Novartis prevede di destinare “da 2 a 5 miliardi di dollari in acquisizioni”, dopo averne effettuate “14 negli ultimi 8 mesi” ha detto poi l’amministratore delegato che, sollecitato dalle domande dei giornalisti, non ha voluto svelare “obiettivi precisi”, ma ha affermato di “valutare tutte le opportunità”, spiegando che “la nostra strategia non cambia”.
Tra le indiscrezioni che circolano ci sono AstraZeneca e Actelion. Quanto a Roche, di cui il gruppo possiede il 33% dei diritti di voto, il manager ha spiegato che “la nostra strategia su Roche non cambia, è una partecipazione finanziaria e adesso non è il momento opportuno per poter massimizzare il valore per gli azionisti”.
Il Gruppo poi ha “iniziato da poco a valutare il dossier Alcon”, la divisione oftalmica per la quale, secondo Jimenez, “tutte le opzioni sono possibili”, compresa quella di non fare nulla e tenerla così com’è, anche se il manager ritiene che “per creare più valore per gli azionisti sia meglio scorporarla”, mentre l’intero Gruppo ha “un portafoglio di 13 potenziali blockbuster (prodotti da oltre 1 miliardi di fatturato di dollari,ndr) nel medio-lungo termine”. 
Tra le strade da percorrere per Alcon il manager ha indicato anche la possibile quotazione in Borsa. “Siamo al lavoro – ha detto – prenderemo una decisione entro la fine dell’anno”. Alcon era già stata oggetto di riposizionamento nel Gruppo, spostando la produzione di farmaci nella divisione “medicine innovative” e ora resta da decidere che cosa fare della divisione chirurgica e lenti a contatto, che nel 2016 ha accusato un calo di fatturato nell’ordine del 3% a 5,8 miliardi di dollari e perdite operative per 132 milioni di dollari, a fronte di un precedente utile di 2,8 milioni nel 2015, prima dello scorporo dei farmaci oftalmici.