Ocm, Cellino vuole cedere: tre possibili acquirenti

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Ci sarebbero almeno tre diverse realtà imprenditoriali interessate a rilevare l’ex Ocevi Sud di Nusco. La notizia giunge a poche settimane dall’incontro previsto a Roma per discutere del futuro dello stabilimento irpino, oggi Ocm, di proprietà del Gruppo Cellino. Il vertice dovrebbe svolgersi nella prima decade di settembre anche se una data non è stata ancora fissata. Sul tavolo della discussione c’è un possibile cambio di guida.
Il gruppo di Grugliasco (To) infatti ha da tempo manifestato l’intenzione di voler dismettere l’impegno in Campania avendo concentrato gran parte dei propri interessi all’estero, in particolare in Polonia dove ha uno stabilimento (gli altri sono a Torino, in Russia e in India). Per questo motivo si stanno sondando diversi scenari.
Occorre precisare che, nonostante la crisi che ha attraversato il settore metalmeccanico negli ultimi anni, il sito campano non soffre oggi di particolari problemi dal punto di vista produttivo. Commesse infatti non mancano. Una su tutte quella della Cnh Industrial, azienda che fa parte del comparto Fiat per la quale lo stabilimento esegue lavori di carpenteria pesante. 
Senza dimenticare poi uno degli ultimi impegni assunti dalla Ocm riguardante la lavorazione di carrelli per treni a favore di una azienda del gruppo ex Alsaldo Breda, oggi Hitachi.
Proprio quest’ultimo filone lascia intravedere spiragli positivi nella ricerca di nuovi acquirenti, che a quanto pare non mancano. Del resto alla Ocm, che ha 98 dipendenti, sono impiegati operai altamente specializzati, soprattutto saldatori, figure ricercatissime sul mercato.
Già un paio di aziende pare si siano fatte avanti per rilevare il sito produttivo. I nomi sono top secret anche se è certo che si tratti di realtà italiane, una di Brescia, l’altra di Ferrara. C’è, a dir la verità,  anche una terza opzione che conduce a imprenditori locali. Quest’ultima  però sembra tenuta in secondo piano a causa della necessità di sondare realtà più solide del settore. 
Una cosa è certa: da questa situazione dipende anche il futuro di diverse aziende dell’indotto e dei loro dipendenti, una sessantina circa, che attendono di avere risposte dall’incontro di settembre.