Ok della Camera: sì a legge di stabilità

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A cura di Antonio Arricale La manovra è legge. Grande assente il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, la Camera dei deputati ha approvato – 307 voti favorevoli e 116 contrari – il A cura di Antonio Arricale La manovra è legge. Grande assente il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, la Camera dei deputati ha approvato – 307 voti favorevoli e 116 contrari – il testo in via definitiva, rendendo così operativo il ddl uscito dal consiglio dei ministri del 15 ottobre e modificato nell’esame parlamentare. I punti cardine restano quelli voluti dal governo, che su alcune misure non ha accettato compromessi. A partire dal bonus da 80 euro che viene reso strutturale per la platea inizialmente prevista, quella dei lavoratori dipendenti compresi tra gli 8.000 e i 24.000 mila euro di reddito annuo. L’approvazione della legge di stabilità a Montecitorio è stata però caratterizzata dal colpo di coda del Movimento 5 Stelle, in una delle giornate più lunghe per i grillini che hanno dovuto mettere in conto anche le dimissioni di tre parlamentari. Il Movimento ha contestato le misure fino all’ultimo, prima sui giochi, esponendo cartelli contro il “governo d’azzardo”, poi sull’aumento dell’Iva sui pellet (dal 4% al 22%). Misure importanti ma minori rispetto agli interventi della manovra. Dagli 80 euro al bonus bebè, dallo stop ai rincari di Tasi e canone Rai fino al rinnovo dell’ecobonus, sono molte le norme che influiranno sulla vita delle famiglie. Così come sull’attività d’impresa e sul mondo del lavoro: il governo ha infatti puntato sin da subito sugli sgravi Irap sul costo del lavoro, cavallo di battaglia del mondo imprenditoriale, per facilitare la vita alle aziende e, allo stesso tempo, per favorire le assunzioni a tempo indeterminato. Una misura specifica è stata pensata anche per le partite Iva, escluse già quest’anno dal bonus da 80 euro. Il regime forfettario sale al 15% ma la platea si allarga ai redditi tra i 15.000 e i 40.000 euro. Nuove soglie che però non sono piaciute al Parlamento che da destra, con Forza Italia e Fratelli d’Italia, a sinistra, con Cesare Damiano del Pd, hanno criticato il “giro di vite” di un governo che degli autonomi “si interessa ancora poco”. Tanti, secondo il Movimento 5 Stelle assolutamente troppi e in odor di “marchetta”, anche gli interventi micro-settoriali inseriti nonostante il caos finale scatenato al Senato. In realtà tra le modifiche fondamentali introdotte a Palazzo Madama spicca quella dei giochi che, insieme ad altri interventi ha fatto lievitare la manovre di circa un miliardo. Salve le vacanze di Natale per i parlamentari, ora l’attenzione si sposta sull’Europa. In vista del giudizio finale di marzo, ma anche per ottenere il via libera alla reverse charge sull’Iva. Senza l’ok di Bruxelles gli introiti previsti dall’estensione del meccanismo dovranno essere infatti reperiti con un classico delle coperture: le clausole di salvaguardia che vanificherebbero il taglio delle tasse operato per altre vie. La legge di stabilità ne prevede due: l’aumento delle accise sulla benzina e dell’Iva al 25,5%, se anche la spending review non dovesse dare i risultati sperati. Borse asiatiche La Borsa di Tokyo è rimasta chiusa per le celebrazioni dell’Emperor’s Birthday, il compleanno dell’Imperatore. Le contrattazioni riprenderanno domani 24 dicembre. Ad Hong Kong l’Hang Seng fa registrare un calo dello 0,44% mentre Shanghai arretra vistosamente lasciando sul terreno 3 punti percentuali. Negativa anche Seul che ha chiuso in calo dello 0,21%. Borsa Usa Chiusura positiva per Wall Street, con gli indici Dow Jones e S&P500 che hanno toccato i nuovi massimi storici. Il primo ha archiviato le contrattazioni in rialzo dello 0,87% a 17.959,44 punti mentre il secondo ha guadagnato lo 0,38% a 2.078,54 punti. Bene anche il Nasdaq che si è attestato a 4.781,42 punti in salita dello 0,34%. Quella di oggi potrebbe essere una seduta caratterizzata da volumi scarsi in vista delle feste natalizie. Il 24 dicembre la borsa di New York chiuderà alle 13 ora locale mentre i cancelli resteranno chiusi per tutto il giorno il 25 dicembre. Europa Le principali Borse europee hanno aperto la seduta in rialzo. Il Cac40 di Parigi guadagna lo 0,6%, il Ftse100 di Londra lo 0,4%, l’Ibex35 di Madrid lo 0,15%. Poco mosso il Dax30 di Francoforte. Bene i tecnologici dopo la buona performance ieri di alcuni titoli del settore a Wall Street. Negativo il comparto delle risorse di base. Tra i singoli titoli Alstom -0,1%. Il gruppo industriale pagherà una multa di 772 milioni di dollari per chiudere una indagine nei suoi confronti su presunte pratiche corruttive su scala globale. Ieri a Francoforte il Dax ha terminato la seduta a 9.865,76 punti, lo 0,81% in più rispetto al dato precedente, mentre il Ftse100 è salito dello 0,48% fermandosi a 6.576,74. Guadagno più contenuto per il Cac40 (+0,3% a 4.254,43) e parità per il listino spagnolo a 10.371 (+0,07%). Povera di dati l’agenda macro. A novembre l’indice statunitense che misura l’andamento delle vendite di case esistenti ha evidenziato una contrazione del 6,1% attestandosi a 4,93 milioni di unità, il livello minore degli ultimi sei mesi (consenso 5,21 milioni). Il dato flash elaborato da Eurostat relativo la fiducia dei consumatori della Zona Euro è passato da -11,5 a -10,9 punti. Italia Il Ftse Mib segna +0,05%, il Ftse Italia All-Share +0,06%, il Ftse Italia Mid Cap +0,07%, il Ftse Italia Star +0,19%. Piazza Affari ieri ha chiuso in rialzo (Ftse Mib +0,47% a 19.074 punti) la prima seduta di una settimana “corta”, visto che oggi è l’ultimo giorno di scambi prima della sosta natalizia. Oggi sarà una giornata ricca di dati Usa, in primis la lettura finale del Pil del terzo trimestre, mentre in Grecia si terrà il secondo round di votazioni per le elezioni presidenziali. Da segnalare il nuovo scivolone del petrolio dopo che l’Opec ha difeso la decisione di confermare il tetto produttivo a quota 30 milioni di barili al giorno. La colpa dei prezzi ai minimi da cinque anni, secondo il ministro del Petrolio iracheno Abdul-Mehdi è dei Paesi al di fuori del cartello (leggasi Stati Uniti) che hanno spinto l’output a livelli incompatibili con il corretto funzionamento del mercato. Nuovo tonfo e nuovi minimi storici per Mps che ha indossato la maglia nera sul Ftse Mib con un ribasso del 6,88% a 0,464 euro. Nelle ultime cinque sedute l’azione della banca senese ha perso oltre 10 punti percentuali con la capitalizzazione dell’istituto che è scesa a 2,55 miliardi di euro, sostanzialmente la stessa cifra del prossimo aumento di capitale. Acquisti invece sugli altri titoli del comparto bancario: Banco Popolare ha guadagnato lo 0,86% a 9,91 euro, Popolare dell’Emilia Romagna il 3,67% a 5,36 euro, Intesa SanPaolo l’1,80% a 2,48 euro, Ubi Banca l’1,52% a 5,99 euro, Unicredit l’1,22% a 5,375 euro. Dopo il rimbalzo delle ultime sedute sono tornate le vendite sui titoli del settore oil: Eni ha perso l’1,01% a 14,70 euro, mentre la controllata Saipem ha lasciato sul parterre l’1,33% a 8,895 euro. FCA ha guadagnato lo 0,58% a 9,39 euro dopo i dati sulle immatricolazioni a livello mondiale di novembre che sono cresciute dell’8% a 378 mila autovetture (+7% da inizio anno a 4,32 milioni di unità). Mediaset (+0,11% a 3,448 euro) sotto i riflettori dopo un articolo de Il Corriere Economia secondo cui il 2015 potrebbe essere l’anno in cui si aprirà il risiko nella pay-tv o comunque ci saranno novità tecnologiche dove i contenuti conteranno sempre di più. Debole invece Finmeccanica (-1,64% a 7,785 euro) in attesa di novità dalle trattative con Hitachi e Insigma per la cessione del polo trasporti.


I dati macro attesi oggi Martedì 23 dicembre 2014 GIA Mercati chiusi per festività; 08:45 FRA PIL (finale) T3; 08:45 FRA Spese per consumi nov; 10:00 ITA Vendite al dettaglio ott; 10:30 GB PIL (finale) T3; 14:30 USA Ordinativi beni durevoli nov; 14:30 USA PIL (3a e ultima stima) T3; 15:00 USA Indice FHFA (prezzi abitazioni ) ott; 15:55 USA Indice fiducia consumatori (Univ. Michigan) (finale) dic; 16:00 USA Deflatore consumi nov; 16:00 USA Redditi nov; 16:00 USA Consumi nov; 16:00 USA Vendite abitazioni nuove nov.