Olivetti: storia d’impresa, di bellezza e di comunità

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in foto Adriano Olivetti

Il legame organico con la comunità di appartenenza, l’ambiente dove l’idea è nata e giunta a maturazione, determina la qualità della fioritura imprenditoriale. Il successo della Olivetti molto dipese dalle relazioni intrecciate dall’imprenditore Adriano Olivetti (1901-1960) con il suo territorio nativo cui dette una proiezione globale. Egli considerava sé stesso e la sua azienda responsabile del benessere comunitario. Alla ricchezza intellettuale di Ivrea, la sua comunità, Olivetti prestò tanta attenzione che lo indusse a fondare nel 1946 la rivista culturale Comunità, “punto di riferimento dell’omonimo Movimento”, come si legge nel sito della fondazione che porta il suo nome. “Ogni fascicolo, ampiamente illustrato, conteneva articoli e saggi politici, di economia, sociologia, letteratura, arti figurative, architettura, urbanistica, rassegne bibliografiche, note di costume ed inchieste” (fondazioneadrianolivetti.it). In quanto forma d’arte, l’impresa deve mirare alla bellezza connettendo intimamente il capitale e le persone, i mercati e le idee, la mano che lavora e la testa che pensa, lo spazio della fabbrica e quello che l’impresa dedica ai servizi sociali e agli asili. La traccia culturale olivettiana si ritrova nella bellezza dei prodotti di successo della Olivetti, quali: la calcolatrice Divisumma, progettata da Natale Capellaro (1902-1977), un geniale operaio di Ivrea; la macchina da scrivere meccanica portatile progettata da Marcello Nizzoli (1887-1969), nominata dall’Illinois Institute of Technology nel 1959 come il miglior prodotto di design dei 100 anni precedenti; l’Elea, il calcolare che negli anni Cinquanta del Novecento dischiude l’orizzonte dell’elettronica.

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