Palazzo Fondi, dopo l’operazione rilancio l’omaggio a Dalì

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di Marialuigia Ruffo

Palazzo Fondi, dopo 19 mesi di attività dall’inizio del progetto di riqualificazione urbana temporanea, svela i risultati ottenuti: 650 richieste gestite, 50 eventi realizzati, 26 attività continuative tra teatro e cinema, per un totale di 200.000 visitatori.
Il progetto è stato realizzato e portato avanti da Urban Value insieme all’Agenzia del Demanio, Comune di Napoli e Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio (ABAP).
Progetto che, ponendosi come obiettivo la ricerca di opportunità, ha trasformato Palazzo Fondi in un Polo di innovazione e produzione culturale, un “contenitore contemporaneo cosmopolita”, generando un indotto complessivo per la città di € 4.471.000.
“Il progetto di rigenerazione urbana culturale di Palazzo Fondi ha risposto ad un bisogno del territorio, offrendoci un nuovo spazio da vivere per la città”  spiega Carmine Piscopo, assessore ai beni comuni dell’urbanistica del Comune di Napoli.
Oggetto della conferenza, non solo la rivelazione dei successi ottenuti da Palazzo Fondi, bensì l’introduzione alla nuova mostra temporanea “Branding Dalí. La costruzione di un mito”, a cura di Alice Devecchi.
La mostra sarà aperta al pubblico dal 25 ottobre 2019 al 2 febbraio 2020 e svela 150 opere di Salvador Dalí, provenienti dalle collezioni della società francese Mix’s Art, messe insieme in un vivace allestimento curato da ART.URO Arte e Restauro.
Come afferma la curatrice Alice Devecchi, per potersi immergere e comprendere al meglio il messaggio delle opere esposte, tre principali proposizioni che accompagnano i visitatori durante il loro iter culturale:
1)”Come ha fatto Dalí a far parlare ancora di sé al giorno d’oggi?
2)”Avida Dollars”, l’anagramma coniato da Andrè Breton per l’artista, che sottolinea il fiuto per il denaro di Dalí e la sua abilità di trasformare in oro ciò che toccava
3) L’utilizzo di mezzi di oggetti di uso quotidiano e industriale da parte dell’artista spagnolo per riprodurre la sua immagine e comunicare con le masse.
L’esposizione rivela, infatti, un lato di Dalí meno noto al pubblico, seppur il più inconsciamente evidente. Come preannuncia il titolo “Branding Dalí. La costruzione di un mito”, durante il percorso espositivo, si evidenzia come l’artista abbia fatto della sua immagine, ciò che al giorno d’oggi definiamo Brand, marchiando con il suo nome e i suoi baffi all’insù oggetti di uso quotidiano come bottiglie di acqua e distillati, piatti ed oggetti di ceramica, tarocchi..
Si può dire che Dalí abbia anticipato di un secolo le attuali strategie di marketing. Strategie che vedono la collaborazione tra personaggi famosi e brands, per promuovere una collezione ed arrivare più facilmente alle masse.
Dalí è la dimostrazione di come sfruttare al meglio la propria immagine porti ad un successo non solo temporaneo, bensì duraturo. Pur non essendoci più l’artista, il suo brand è ancora in vita. Esempio lampante è la La Casa De Papel, serie TV spagnola di successo del 2017, il cui protagonista, Salvador, con i suoi alleati, utilizza maschere con baffi all’insù, come simbolo di resistenza.
Questa mattinata di fine ottobre è stata caratterizzata da elementi del passato reinterpretati, letti in chiave moderna, svelando come Dalí abbia fatto di se stesso non solo un brand, ma un’icona ancora vincente ai giorni d’oggi.