Palomonte alla ricerca delle origini

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di Bianca Desideri

Esistono emozioni, parole e storie che vanno oltre il sé e il tempo e che devono essere ricordate e tramandate. Chiedono studio e un’attenta ricerca. Una ricerca in cui ci si può tuffare trattenendo il fiato fino a riemergere con un lavoro che costituisce un punto fermo da cui poi ripartire.
E’ quanto hanno fatto gli autori di “PALOMONTE Citt’! …Parl’ ammì!”, premiato alla cerimonia conclusiva del Premio Letterario Internazionale “Emily Dickinson” XXIX edizione. Dopo questo primo volume si sono rituffati nella tradizione e nella storia e hanno continuato ad approfondire il passato di Palomonte, ridente comune in provincia di Salerno, producendo un nuovo e interessante lavoro.
Salvaguardare e valorizzare il patrimonio culturale, soprattutto quello orale, di un territorio è fondamentale per la crescita del territorio stesso, delle persone che vi abitano e lavorano ma anche di quelle che lì hanno le proprie origini e vivono invece altrove. Un legame che non può essere rescisso o dimenticato e che resta vivo nei ricordi e nelle parole degli anziani, ma che deve essere tramandato per non perdersi con la loro scomparsa. Un’identità culturale da non dimenticare.
Salvaguardare e valorizzare il patrimonio culturale di Palomonte è lo scopo che si sono prefissi gli autori con il secondo volume dedicato alla cittadina del salernitano dal titolo “PALOMONTE Citt’! …Ausuléija mò!”, convinti, come ha sottolineato Sergio Grossi, coordinatore e curatore editoriale, nella presentazione al pubblico all’uscita del volume, che “sarebbe un peccato se questo nostro tesoro linguistico di inestimabile valore potesse andare perduto e il nostro obiettivo è stato quello di fare un breve viaggio nel passato per recuperare, ma soprattutto dare giusto rilievo, alla saggezza popolare.
Vogliamo offrire con questa pubblicazione una breve raccolta, certamente non esaustiva, di tutto quel materiale nel quale abbiamo rovistato continuamente: le storie, le curiosità, gli usi, i costumi e la vita quotidiana dei nostri nonni.
Per tutte quelle persone che fanno fatica a ricordare le cose dette o sentite nelle loro case, questo libro può costituire un aiuto a riviverle e a capire meglio il bagaglio di conoscenze delle proprie famiglie.
Viviamo in un’epoca in cui si sono persi quei segni del tempo che hanno caratterizzato l’esistenza dei nostri nonni. Ma il passare del tempo, purtroppo, non ci aiuta e ad oggi sono rimaste ben poche persone anziane, custodi di preziosi ricordi”.
Ha ricordato, inoltre, che “in ogni parte del mondo la cultura popolare si manifesta e si esprime attraverso detti e proverbi, modi di dire, serenate, canzoncine, conte e strofette, indovinelli, filastrocche, scioglilingua e infine con le tradizioni culinarie”.
Gli autori hanno cercato di conservare “con estrema fedeltà quanto ci veniva riferito, trattandosi principalmente di fonti orali, e spesso, più che dare il significato letterale o comune, gli abbiamo attribuito quello che si intendeva nel nostro paese, dal momento che molte espressioni sono utilizzate anche in altri dialetti. Per rendere, infine, più comprensibili le varie espressioni dialettali, abbiamo aggiunto la traduzione in lingua italiana”.
Un viaggio alla riscoperta del passato che Aurora Cupo, Pina Cupo, Antonio Giordano, Sergio Grossi, Maria Grazia Pecoraro, Sabrina Perrotta hanno intrapreso e portato avanti realizzando il volume con la prefazione a cura di Carlo De Lieto, docente di Letteratura italiana all’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa, pubblicato per i tipi di Giuseppe de Nicola Editore.
Dopo un breve excursus su Palomonte, alle lettrici e ai lettori che si immergono nel volume vengono presentati nomi di persone, detti e proverbi, modi di dire, scioglilingua, indovinelli, filastrocche, conte (composizioni in rima che accompagnano i giochi di gruppo come nascondino o acchiapparello) e strofette, preghiere e canzoncine, tradizioni in cucina e non solo, unità di misura, spaccato di vita contadina con foto d’epoca.
Un viaggio nel passato con il coinvolgimento di molte persone perché la memoria e la tradizione non si perdano ma possano essere tramandate alle giovani generazioni come arricchimento del loro percorso culturale e di vita, per renderli sempre più consapevoli e quindi a loro volta parte attiva per la conservazione e tutela di quel patrimonio storico-artistico-architettonico-culturale e ambientale che fa ricco il nostro Paese.