Pamela, la battaglia della famiglia non si ferma

19

Roma, 31 mag. (AdnKronos) – Nonostante Innocent Oseghale sia stato condannato all’ergastolo dalla Corte di Assise di Macerata per aver violentato, ucciso e fatto a pezzi, la battaglia della famiglia della ragazza per fare luce sulla morte della 18enne non si ferma. La difesa della famiglia Mastropietro, a quanto apprende Adnkronos, ha presentato opposizione alla richiesta di archiviazione nei confronti di Lucky Desmond, uno degli altri due nigeriani inizialmente coinvolti nelle indagini ma per i quali la procura ha poi chiesto l’archiviazione ritenendo di non avere elementi. La famiglia di Pamela chiede di proseguire le indagini su Desmond anche sulla base delle parole dell’ex collaboratore di giustizia Vincenzo Marino, teste dell’accusa al processo, che collocava Desmond nella casa di via Spalato almeno fino a un certo punto, sulla base degli esami delle celle telefoniche e di altri due testimoni, uno dei quali ritenuto però inattendibile dalla procura.

Marco Valerio Verni, zio di Pamela Mastropietro e legale della famiglia, ha scritto un post su Facebook in cui si rivolge direttamente alla nipote: “Sono passati 16 mesi, da quel giorno, in cui, saputa la notizia del ritrovamento del tuo cadavere martoriato, ti ho promesso Giustizia. Con la sentenza del 29 maggio scorso, la Corte di Assise di Macerata ha condannato il tuo carnefice all’ergastolo con isolamento diurno per 18 mesi, unitamente ad altre pene accessorie, tra cui la decadenza dalla potestà genitoriale”.

“Questa dura condanna non ti riporterà certo in vita, su questa terra, ma simbolicamente ti restituisce quella dignità che alcuni ti avevano voluto negare, per coprire il marcio che, dietro la tua orrenda e demoniaca fine, c’è. Si tratta – continua Verni – di una battaglia vinta, non certo della guerra: ne sono consapevole, ne siamo consapevoli. Ma è un importante segnale che ci dà nuova linfa per continuare le nostre lotte, tra cui quella sulla mafia nigeriana. Tu hai vinto. L’Italia ha vinto. La civiltà ha vinto. Ed io, nel mio piccolo, spero di aver contribuito un po’ a questo, e di aver mantenuto fede a quella promessa che, da uomo, da zio, da tuo padrino di battesimo e da avvocato, ebbi a farti quel 3 febbraio dello scorso anno. Giustizia, per ora, è fatta. E la battaglia continua. Io non mollo. Noi non molliamo. L’Italia per bene non molla”.