Pane al Pan: Paolantoni e i mosaici di molliche

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Sabato 15 novembre a Napoli, presso il Pan (Palazzo delle Arti Napoli) è stata inaugurata la Sabato 15 novembre a Napoli, presso il Pan (Palazzo delle Arti Napoli) è stata inaugurata la mostra Pane al Pan oltre 40 mosaici di molliche di pane, realizzati esclusivamente da Francesco Paolantoni. I quadri rimarranno in esposizione fino al 30 novembre. Paolantoni è un comico napoletano spontaneo e verace, conosciuto per le sue numerose performance nei più svariati linguaggi; teatrale, televisivo, radiofonico e cinematografico. Questa volta ha sorpreso il pubblico svelando un lato sconosciuto a molti, il suo talento per il disegno. Nei quadri che ha realizzato si incontra il simbolismo napoletano più classico fino alle figure della cinematografia mondiale e all’arte tutta. Il comico durante l’inaugurazione ha poi vinto anche un premio come miglior attore protagonista del corto di Nello Mascia, Incontro con Eduardo. Paolantoni ha accolto la mia intervista con entusiasmo, rispondendo con la semplicità dei veri fuoriclasse alle domande, che col sudore si sono guadagnati il successo. Nella mostra è visibile la mitica Mehari di Giancarlo Siani, il cronista napoletano ammazzato dalla camorra nel 1985, diventato simbolo della lotta alle mafie. Paolantoni, ho letto che dietro queste opere, c’è un messaggio sociale, ce lo può spiegare? Sì. Sono in collaborazione con la Fondazione Polis della Regione Campania che si occupa di combattere la mafia, e l’Unipan (Unione Panificatori Campani) nasce nell’area vesuviana e dal 2004, da sempre schierata a favore della normativa del confezionamento del pane della Regione Campania, nel rispetto del consumatore e della sua salute, sensibilizzando i cittadini ad un uso critico del pane, che spesso ha alimentato l’economia illegale della camorra. Il pane biologico, lavorato e confezionato secondo le norme sanitarie è un valore aggiunto alla mia soddisfazione della mostra in se. Un messaggio utile e dovuto da chi come me ha la possibilità di farsi sentire. Mi racconta il procedimento per realizzare i suoi mosaici, e quanto tempo ha impiegato? Ho iniziato a lavorarci da quest’estate. Prendo la mollica di pane, la impasto manualmente con l’aceto, per evitarne il deterioramento, poi a seconda del disegno che devo realizzare, la lascio bianca oppure, uso elementi altrettanto naturali per la colorazione. Ad esempio uso la paprika per il rosso, il curry per il giallo, il prezzemolo per il verde. Mi rifaccio un poco ai miei colleghi del passato che usavano coloranti naturali. Dopo la colorazione, realizzo i cubettini di pane, li lascio essiccare per qualche giorno e poi compongo il disegno e incollo uno alla volta i dadini sulla tela. Questa è una ricetta che ha inventato lei? Sì è una mia invenzione. Dei lavori col pane sono stati realizzati, ma sono più sculture di pane, questa composizione realizzata coi dadini di mollica non è mai stata fatta. I dadini con la mollica di pane li ho sempre fatti nevroticamente e da lì mi è venuta l’idea di farne una composizione. Da ragazzo facevo il disegnatore di fumetti. Ho abbinato le due cose, e mi diverto tantissimo a realizzarne. Lei quindi disegnava da piccolo? Sì, disegnavo quando ero piccolo e sono stato il primo a mettermi in strada a vendere i miei disegni. Facevo i fumetti anche della walt disney sui fogli bristol, mi posizionavo a via Roma davanti al banco di Napoli. La vendita andò molto bene, coi soldi che guadagnavo mi comprai anche la moto all’epoca. Come ha reagito la gente, nei confronti della “novità” delle sue opere? Benissimo, io non me l’ aspettavo, per me è nato come gioco, invece alla gente piace, a parte la novità del pane, l’utilizzo del pane in questo modo, il fatto che sia tutto naturale e poi i colori, che sono brillanti, quindi sono allegri, e rimandano a molte cose napoletane, altre al lavoro che faccio, quindi c’è il cinema anche americano, c’è molto Napoli, insomma la gente si diverte molto, piace, sembra che piaccia e ne sono contento. Immaginiamo un incontro con Massimo Troisi, come pensa che reagirebbe nei confronti della sua mostra? Mi piace immaginare che potesse piacergli in qualche modo, mi piace pensare che si potrebbe divertire, e forse lo farebbe, perché io come Lui cerco di non rappresentare il napoletano stereotipato, per esempio tra i quadri non c’è la maschera di Pulcinella, anche se lui ha interpretato Pulcinella ma anche lui odiava lo stereotipo napoletano. Quindi queste opere non hanno il sapore legato alla Napoli di un certo tipo, ma un occhio più moderno. Mi piace immaginare che mi avrebbe fatto i complimenti. Lei ha conosciuto Massimo Troisi? L’ho conosciuto ma non l’ho frequentato, purtroppo. Con mio grande rammarico. L’ho conosciuto quando facevo indietro tutta, con Arbore e lui venne a fare un pezzo meraviglioso. Per cui dopo siamo stati insieme, abbiamo parlato e ci siamo conosciuti. Io so che veniva a vedere un mio spettacolo, una farsa che facevo quando avevo poco più di vent’anni. Mi è stato raccontato che questo spettacolo vnne a vederlo due o tre volte, e la cosa mi ha inorgoglito molto.