Città del Vaticano, 25 mar. (AdnKronos) – di Enzo Bonaiuto
Papa Francesco sarà in Campidoglio martedì, quarto pontefice dell’età contemporanea a salire sul colle capitolino per una visita ufficiale al Comune di Roma, ora denominato Roma Capitale, al sindaco Virginia Raggi, alla giunta pentastellata e ai consiglieri dell’Assemblea Capitolina.
Il primo fu Paolo VI il 16 aprile del 1966, appena cinque mesi dopo la chiusura del Concilio Vaticano II aperto nel 1959 dal suo predecessore Giovanni XXIII, che segna uno spartiacque nella storia della Chiesa. Troppo breve, invece, il pontificato del suo successore Giovanni Paolo I, appena 33 giorni, per registrare una visita sul Campidoglio. Sul colle capitolino salì invece Giovanni Paolo II il 15 gennaio del 1998, accolto dal sindaco Francesco Rutelli, dopo l’indizione del Grande Giubileo del 2000: e proprio l’Anno Santo, che avrebbe aperto idealmente e spiritualmente il nuovo millennio, fu al centro dei discorsi ufficiali e dei colloqui privati.
L’ultima visita in Campidoglio di un pontefice risale a un decennio fa: è stata quella che ha visto per protagonista Benedetto XVI durante la sindacatura di Gianni Alemanno, in cui l’attuale pontefice emerito sottolineò il volto di Roma come “città sempre accogliente e ora metropoli multietnica e multireligiosa”. Domani, sarà la prima volta per Papa Francesco, su quel colle nel cui piazzale, dominato dalla copia in bronzo della statua equestre dell’imperatore Marco Aurelio – l’originale è custodito nei Musei Capitolini – sostò brevemente Pio IX. Era il 16 settembre del 1870: quattro giorni dopo, i bersaglieri sarebbero entrati dalla breccia di Porta Pia e Roma sarebbe diventata la capitale dell’Italia.
“La visita di Giovanni Paolo II in Campidoglio, il 15 gennaio del 1998, ebbe un valore storico e fu densa di implicazioni concrete e positive per la nostra città: trenta anni dopo il discorso di Paolo VI nella Sala degli Orazi e Curiazi, Papa Wojtyla venne ad annodare su basi radicalmente nuove il legame tra la Roma laica e il Vaticano” ricorda all’AdnKronos l’allora sindaco Francesco Rutelli. “Quel legame – sottolinea l’ex primo cittadino romano – si sarebbe tradotto nello svolgimento del Grande Giubileo del 2000, la cui preparazione fu governata dalle istituzioni civili con trasparenza, efficienza e trasformazioni urbane tuttora ben visibili. Il dialogo fu costante e Roma fu veramente capitale universale: anche i romani non credenti parteciparono alla saggezza di quella stagione che il Papa riassunse nel motto ‘Roma-Amor’…”. Quanto alle opere realizzate e ai servizi messi in campo, “va ricordato che le risorse destinate alla città furono, in effetti, limitate: poco più di 200 milioni di euro annui destinati al Comune di Roma tra il 1997 e il 2000. E soprattutto – conclude ancora Rutelli – le opere furono completate per il 96% nei tempi stabiliti, senza una sola vittima sul lavoro negli oltre 800 cantieri e con zero procedimenti giudiziari, grazie ai severi controlli che mettemmo in campo”.