Parigi, quartiere chic contro una nuova ‘Giungla’

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 “Tenete fuori i migranti dal nostro quartiere”: nel sedicesimo arrondissement di Parigi, uno dei più chic della capitale, associazioni e residenti si oppongono alla creazione di un centro d’accoglienza per rifugiati e richiedenti asilo la cui apertura è prevista per l’estate.
    Annunciata l’autunno scorso dal sindaco socialista, Anne Hidalgo, la struttura potrà accogliere 200 persone in sei prefabbricati smontabili di due piani. Altro che ‘Giungla’ di Calais. I moduli in legno dovrebbero sorgere lungo uno spazio di 150 metri, tra il verde del Bois de Boulogne e l’ippodromo di Auteuil, non lontano dal Musée Marmottan-Monet. Il costo dell’operazione è di 5 milioni di euro, di cui 4 finanziati dallo Stato e 800.000 euro dal comune di Parigi.
    Ma in molti non ci stanno. A nulla sono servite le rassicurazioni per dire che la struttura è “provvisoria” e verrà smontata tra massimo tre anni. Subito sono partiti i ricorsi di residenti e associazioni, che temono l’arrivo di una tendopoli simile a quelle di Calais o della Grande-Synthe, nel nord della Francia, dove migliaia di persone in fuga dalla guerra e dalla miseria vivono in condizioni disperate.
    Oggi, nella vicina università Dauphine, si è tenuto un confronto pubblico tra favorevoli e contrari dopo quello dell’8 febbraio scorso a cui parteciparono oltre settecento residenti infuriati. “Vivo una vita da cani, gli abitanti mi mettono una pressione terribile: non si rendono conto delle difficoltà, posso fare qualsiasi cosa, anche rotolarmi per terra, non cambierebbe nulla”, deplora il mini-sindaco di zona, Claude Goasquen, che pur appoggiando la battaglia degli abitanti non dispone di poteri sufficienti per poter bloccare il progetto solidale del sindaco Hidalgo.
    Associazioni e privati hanno così sguinzagliato un esercito di trenta avvocati. “Prima o poi troveranno un cavillo”, auspica Goasquen, anche se il tempo stringe e la macchina va avanti. A fine gennaio è arrivato l’assenso del ministro dell’Ambiente Ségolène Royal. Si aspetta solo un ultimo permesso di costruzione per fine mese: “Il campo si farà, sarà consegnato a inizio estate”, assicurano all’Hotel de Ville, il comune di Parigi.
    Ma i ricchi borghesi del ‘seizième’ non si danno per vinti e minacciano una sfilza di ricorsi. (ANSA).
   

 “Tenete fuori i migranti dal nostro quartiere”: nel sedicesimo arrondissement di Parigi, uno dei più chic della capitale, associazioni e residenti si oppongono alla creazione di un centro d’accoglienza per rifugiati e richiedenti asilo la cui apertura è prevista per l’estate.
    Annunciata l’autunno scorso dal sindaco socialista, Anne Hidalgo, la struttura potrà accogliere 200 persone in sei prefabbricati smontabili di due piani. Altro che ‘Giungla’ di Calais. I moduli in legno dovrebbero sorgere lungo uno spazio di 150 metri, tra il verde del Bois de Boulogne e l’ippodromo di Auteuil, non lontano dal Musée Marmottan-Monet. Il costo dell’operazione è di 5 milioni di euro, di cui 4 finanziati dallo Stato e 800.000 euro dal comune di Parigi.
    Ma in molti non ci stanno. A nulla sono servite le rassicurazioni per dire che la struttura è “provvisoria” e verrà smontata tra massimo tre anni. Subito sono partiti i ricorsi di residenti e associazioni, che temono l’arrivo di una tendopoli simile a quelle di Calais o della Grande-Synthe, nel nord della Francia, dove migliaia di persone in fuga dalla guerra e dalla miseria vivono in condizioni disperate.
    Oggi, nella vicina università Dauphine, si è tenuto un confronto pubblico tra favorevoli e contrari dopo quello dell’8 febbraio scorso a cui parteciparono oltre settecento residenti infuriati. “Vivo una vita da cani, gli abitanti mi mettono una pressione terribile: non si rendono conto delle difficoltà, posso fare qualsiasi cosa, anche rotolarmi per terra, non cambierebbe nulla”, deplora il mini-sindaco di zona, Claude Goasquen, che pur appoggiando la battaglia degli abitanti non dispone di poteri sufficienti per poter bloccare il progetto solidale del sindaco Hidalgo.
    Associazioni e privati hanno così sguinzagliato un esercito di trenta avvocati. “Prima o poi troveranno un cavillo”, auspica Goasquen, anche se il tempo stringe e la macchina va avanti. A fine gennaio è arrivato l’assenso del ministro dell’Ambiente Ségolène Royal. Si aspetta solo un ultimo permesso di costruzione per fine mese: “Il campo si farà, sarà consegnato a inizio estate”, assicurano all’Hotel de Ville, il comune di Parigi.
    Ma i ricchi borghesi del ‘seizième’ non si danno per vinti e minacciano una sfilza di ricorsi. (ANSA).