Patrimonio archeologico, migliorano i trasporti ma non basta

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Buone notizie! Finalmente qualcosa si è mosso nella gestione dei beni culturali. A Napoli, ma ancor di più in Campania la raggiungibilità del sito può rappresentare per l’aspirante visitatore un problema con forte potere di dissuasione. Più che affrontare interminabili attese alle fermate d’autobus per poi doversi cimentare in lunghi tragitti a piedi su strade isolate e sconnesse, il più delle volte si rinuncia a una visita, e si preferisce gironzolare tra ciò che è più facilmente fruibile. L’isolamento dai normali percorsi delle linee autobus incide moltissimo sul numero di utenti di una struttura. Ci sono così siti archeologici, naturalistici, musei o altro che hanno sempre, anche nei momenti di picco turistico, un numero di visitatori molto più basso di quanto meriterebbero. E’ il caso del Museo Archeologico di Baia, del tempio di Nettuno a Pozzuoli (che addirittura è chiuso con tanto di catenaccio al cancello), lontani dalle fermate delle linee pubbliche di trasporto a loro volta di farraginoso utilizzo. Pian piano però qualcosa succede: si è finalmente cominciato a sfruttare un sistema di collegamento, peraltro già esistente, che se implementato con altri accorgimenti davvero potrebbe essere un gran volano per la visita ai siti dei Campi Flegrei. Con soli 6 euro è, da qualche giorno, possibile prendere dalla stazione di Montesanto, in pieno centro città, il treno della ferrovia EAV—Cumana e scendere a Cuma, ad un passo da un ingresso del Parco Archeologico. Con una visita guidata ( inclusa nel prezzo) si potranno visitare la Cripta Romana, l’antro della Sibilla, il tempio di Giove e godere delle bellezze di una natura che sembra essere la selvaggia padrona del luogo. E’ un sito affascinante dal quale le vedute sono poco inquinate dai soliti scempi edilizi, e che meriterebbe davvero una fila chilometrica di visitatori all’ingresso. E così, finalmente, dal turista straniero alla famigliola locale con figli al seguito il problema del raggiungimento del sito e dell’eventuale parcheggio delle auto è risolto. Questa è la buona notizia, che sarebbe splendida se il tragitto della Cumana fosse implementato da navette per il collegamento con gli altri “irraggiungibili” del posto. La perfezione non è però di questo mondo, e questa prima iniziativa sul trasporto dal centro città potrebbe essere completata da navette che conducano direttamente al Museo Archeologico di Baia, all’anfiteatro di Pozzuoli e anche, se potesse essere aperto, al Tempio di Nettuno. Magari il biglietto comprensivo di tutti gli spostamenti potrebbe costare di più, ma la facoltà d’accesso garantirebbe ben altri flussi turistici. La presenza di personale disponibile e pronto all’assistenza sul sito è indubbiamente cospicua. Qualche visitatore poco appagato dalla narrazione si stacca però dal gruppo di turisti per poi rientrare in seno alla comitiva disturbando così la narrazione. Domandiamoci il perché accadono questi brevi ammutinamenti. Semplicemente perché la bellezza del paesaggio, dei percorsi e delle rovine prevale sulla narrazione. La capacità della guida è un tasto molto importante perché un sito archeologico o un museo abbiano successo turistico: non basta saper esporre notizie interessanti e complete. I modi della narrazione non possono solo essere didascalici. Devono introdurre all’emozione che la magia dei luoghi dovrà trasmettere e dovrà letteralmente incollare il turista in postazioni predefinite affinché le atmosfere costruite verbalmente possano prendergli l’anima. Un luogo come il parco Archeologico fornisce spunti interpretativi ad ogni passo. Ovviamente non si tratta d’interventi epocali per i quali necessitano fondi, attrezzature, e chissà cos’altro. La Cripta Romana offre uno splendido, spontaneo esempio di come l’atmosfera può trasformare la visita. L’insediamento lungo le mura della cripta di una grande colonia di piccioni fa echeggiare il percorso del turista del loro inquietante e collettivo tubare. L’oscurità, i volatili con il loro verso, e qualche squarcio laterale sulla natura all’intorno, creano un atmosfera intrigante e ineguagliabile premiata dai turisti che in comitiva o da solo percorrono questi 180 metri al buio per arrivare …. A un cancello chiuso che segna la fine di un percorso. Purtroppo il “madovevaafinire” è troncato dalla barriera e le indicazioni sui cartelli, anche se esaustive, non riescono neanche con l’aiuto delle planimetrie a soddisfare un esigenza emotiva ancor più che conoscitiva: quello di sapere cosa c’è dopo il buio. La manutenzione ordinaria di questi luoghi deve essere incrementata, giardini che urlano l’aiuto di giardinieri e di un secondino che rimuova le foglie, un viale d’accesso principale che implora di essere ripavimentato come si vede da alcuni resti (pavimentazione non archeologica ma solo consunta). Una volta operati questi accorgimenti importantissima sarà la comunicazione. Il problema del trasporto è stato affrontato, risolviamo gli altri. Non ci vuole poi così tanto e ne vale senz’altro la pena..