Salta la cruciale direzione del Pd di oggi, sconvocata per via del grave lutto che ha colpito le famiglie delle giovani italiane che hanno perso la vita in Spagna in un incidente.
Ieri il premier Matteo Renzi aveva promesso che avrebbe preso di petto le “piccole beghe” del partito.
La minoranza aveva fatto sapere che si sarebbe presentata altrettanto battagliera: le tre aree che la compongono si dovevano in giornata per arrivare all’incontro compatti. La sinistra Pd continua a negare la scissione, Renzi ha sempre ribadito che lui non caccia nessuno ma chiede lealtà nello stare insieme e unità per affrontare le sfide elettorali. Ma il clima interno al partito si è fatto tesissimo. Non solo le critiche di Pier Luigi Bersani, Gianni Cuperlo, Roberto Speranza rilanciate dalla convention dello scorso weekend a Perugia, ma anche due dure interviste di D’Alema ed Enrico Letta.
Caricata dopo l’evento di Perugia, la sinistra Pd intende chiedere “risposte precise e chiarezza” al segretario, dalla linea Pd, al caos primarie. E su questo punto la segreteria prova a giocare d’anticipo annunciando una legge per istituire primarie, facoltative, gestite dal Viminale.
Altro nodo quello della posizione sul referendum sulle trivelle. Su quella consultazione Renzi ai Giovani Dem, che in mattinata avevano applaudito la posizione anti-astensione di Roberto Speranza, conferma la linea indicata dai vicesegretari. Ma fa sapere che non sarà sanzionato chi andrà a votare: “Chiunque può fare quel che vuole ma non fatevi prendere in giro. E’ un referendum – del tutto legittimo – per bloccare impianti che funzionano. Ma è uno spreco e mette a rischio 10mila posti. I 300 milioni della consultazione le Regioni li potevano spendere per asili nido e non per dare un segnale. L’astensione? La promossero i Ds sull’articolo 18”.
Ieri Renzi ai Giovani Dem ha detto chiaramente di non essere iuntenzionato a farsi logorare dalle polemiche, che anche lui è pronto a “menare come un fabbro” per difendere l’attività del governo. Una “preview” della direzione la dà subito, sul tema del sostegno di Verdini. “Un metodo infallibile per non avere in maggioranza Alfano e Verdini è vincere le elezioni, cosa che nel 2013 non è accaduta. Sembra si siano svegliati tutti insieme, ma Alfano e Verdini hanno votato la fiducia anche a Letta e Monti”, scandisce. “Nel 2013 abbiamo preso il 25%, nel 2014 il 40%”, aggiunge. E rivendica una nuova stagione di “sinistra moderna”, non più “nascosta dietro la coperta di Linus di simboli come l’articolo 18”, una sinistra per la quale l’obiettivo non è “che anche i ricchi piangano ma che i poveri ridano”. Quanto al partito, nelle parole ai giovani si intravedono stoccate agli avversari interni: “Non siate attaccati alle menate mentali, fate una pernacchia a chi vi dice che il problema è essere renziani o antirenziani. A differenza delle generazioni di prima, a un certo punto il primo a essere rottamato sarò io. Ma intanto mi pongo obiettivi grandi” come il referendum (“Se va male, vado via”) sulla riforma costituzionale.
Salta la cruciale direzione del Pd di oggi, sconvocata per via del grave lutto che ha colpito le famiglie delle giovani italiane che hanno perso la vita in Spagna in un incidente.
Ieri il premier Matteo Renzi aveva promesso che avrebbe preso di petto le “piccole beghe” del partito.
La minoranza aveva fatto sapere che si sarebbe presentata altrettanto battagliera: le tre aree che la compongono si dovevano in giornata per arrivare all’incontro compatti. La sinistra Pd continua a negare la scissione, Renzi ha sempre ribadito che lui non caccia nessuno ma chiede lealtà nello stare insieme e unità per affrontare le sfide elettorali. Ma il clima interno al partito si è fatto tesissimo. Non solo le critiche di Pier Luigi Bersani, Gianni Cuperlo, Roberto Speranza rilanciate dalla convention dello scorso weekend a Perugia, ma anche due dure interviste di D’Alema ed Enrico Letta.
Caricata dopo l’evento di Perugia, la sinistra Pd intende chiedere “risposte precise e chiarezza” al segretario, dalla linea Pd, al caos primarie. E su questo punto la segreteria prova a giocare d’anticipo annunciando una legge per istituire primarie, facoltative, gestite dal Viminale.
Altro nodo quello della posizione sul referendum sulle trivelle. Su quella consultazione Renzi ai Giovani Dem, che in mattinata avevano applaudito la posizione anti-astensione di Roberto Speranza, conferma la linea indicata dai vicesegretari. Ma fa sapere che non sarà sanzionato chi andrà a votare: “Chiunque può fare quel che vuole ma non fatevi prendere in giro. E’ un referendum – del tutto legittimo – per bloccare impianti che funzionano. Ma è uno spreco e mette a rischio 10mila posti. I 300 milioni della consultazione le Regioni li potevano spendere per asili nido e non per dare un segnale. L’astensione? La promossero i Ds sull’articolo 18”.
Ieri Renzi ai Giovani Dem ha detto chiaramente di non essere iuntenzionato a farsi logorare dalle polemiche, che anche lui è pronto a “menare come un fabbro” per difendere l’attività del governo. Una “preview” della direzione la dà subito, sul tema del sostegno di Verdini. “Un metodo infallibile per non avere in maggioranza Alfano e Verdini è vincere le elezioni, cosa che nel 2013 non è accaduta. Sembra si siano svegliati tutti insieme, ma Alfano e Verdini hanno votato la fiducia anche a Letta e Monti”, scandisce. “Nel 2013 abbiamo preso il 25%, nel 2014 il 40%”, aggiunge. E rivendica una nuova stagione di “sinistra moderna”, non più “nascosta dietro la coperta di Linus di simboli come l’articolo 18”, una sinistra per la quale l’obiettivo non è “che anche i ricchi piangano ma che i poveri ridano”. Quanto al partito, nelle parole ai giovani si intravedono stoccate agli avversari interni: “Non siate attaccati alle menate mentali, fate una pernacchia a chi vi dice che il problema è essere renziani o antirenziani. A differenza delle generazioni di prima, a un certo punto il primo a essere rottamato sarò io. Ma intanto mi pongo obiettivi grandi” come il referendum (“Se va male, vado via”) sulla riforma costituzionale.