Per chi suonano le campane. Hemingway questa volta non c’entra

in foto Carlo Bonomi

Sabato il presidente di Confindustria Bonomi ha presentato ufficialmente il risultato a cui è arrivato l’Ufficio Studi che opera in seno a quell’associazione. Ha concluso così in differita il giro di tavolo che la Premier Meloni e alcuni ministri hanno avviato qualche settimana fa coinvolgendo le cosiddette parti sociali. Per cercare di essere più precisi, le associazioni rappresentanti coloro che domandano manodopera, quindi datori di lavoro e i rappresentanti sindacali di chi dichiara la propria disponibilità a collaborare cioè i lavoratori, sotto forma di dipendenti e/o autonomi. Non è superfluo sottolineare che è sempre valido l’assunto del professor Einaudi che è necessario ” conoscere per deliberare”. Con questo animo, è questo l’augurio, la Signora primo ministro ha ascoltato tutte le campane e, insieme al governo, può lavorare confortata dalla conoscenza che così operando, ha ottenuto, in poche parole raccogliendo le istanze di prima mano. Ora sarà fondamentale che la stessa Premier riesca a articolare in modo omogeneo quei suoni e non a subirli frastornata, come accadde, absit iniuria verbis, all’asino che, stando alla tradizione popolare, si trovò in mezzo a essi. È quindi di particolare importanza conoscere senza filtri la piega che ha preso l’andamento dell’ economia per quest’anno e quello prossimo in Italia e nel contesto della Eu. Cercando nel far ciò di concentrare l’attenzione sugli elementi che toccano tutte le parti sociali anche se in maniera diversa. Ritornando quindi ai risultati comunicati da Bonomi, non è facile trovare in essi grandi spunti per gioire. Una nota, valida fin d’ora e con buone aspettative di venire confermata dagli eventi in programmazione, è che diversi degli indicatori esaminati e elaborati sono preceduti dal segno più e che quelli con il segno meno sono in risalita verso lo zero.
Il Presidente Bonomi, senza polemiche ma con fermezza, ha evidenziato che la conclusione a cui giungono i suoi collaboratori che hanno elaborato quel documento, è che le manovre di politica monetaria della Bce messe in moto dalla Presidente Lagarde lo scorso autunno, stiano per andare ultra petita, se non è già successo. Detta nel villaggio, l’ espressione corrisponde a: “sta strafacendo”, cioè sta creando condizioni di grave rischio per tutti i paesi della EU, paraganabili all’ andare in stallo giusto mentre l’aereo della ripresa sta cercando di portarsi in quota. Venendo al sodo, secondo l’analisi di Confindustria, l’aumento del costo dell’euro praticato dalla Bce sta procedendo con troppa velocità, superiore a quella che sarebbe stato prudente impostare. Particolare che rende ancor più sproporzionato il modo di fare adottato, è che in nove mesi il costo della divisa europea si è impennato come mai era successo da quando è operante la EU. Finora è passato dallo zero e, in alcune situazioni, da sotto quella soglia, al 3,5%. Accade che il tasso di interesse e quello dell’inflazione non sono correlati direttamente e, ancora più importante, non sono in rapporto di causa e effetto immediato o quanto meno contemporaneo. Stando alle conclusioni a cui perviene l’Ufficio Studi di Viale dell’Astronomia, si è legittimati a paragonare le variazioni del tasso di interesse ai farmaci a rilascio prolungato.
In particolare sull’inflazione, gli effetti completi di quelle variazioni impiegherebbero più di un anno per produrre in pieno la loro efficacia. Intanto, sempre volendo restare nell’ ambito dell’ attività di Galeno, i disturbi collaterali, meglio quelli indesiderati, della manovra in oggetto, potrebbero far pensare a un rimedio che, almeno nell’ immediato, non solo può dimostrarsi inefficace, quanto, con buona probabilità, dannoso. Non si può certamente pensare che le considerazioni fin qui espresse siano artate o a senso unico. La complessità del comportamento della Bceora descritto, ha preso spunto da una procedura analoga adottata dalla Fed negli Usa, antecedente solo di qualche mese. Al momento conferma quanto ha comunicato il Presidente Bonomi. Lo stesso Presidente della Fed, Powell, ha dovuto riconoscere che la discesa dell’inflazione in seguito al rialzo del costo del dollaro non è risultata quella ipotizzata nelle aspettative ma più bassa. Tutto lascerebbe pensare che la Presidente della Bce, venuta a conoscenza di quest’ultima notizia, anche se i mali in cura di qua e di là dell’Atlantico sono simili ma non uguali, possa darsi una calmata. Soffermandosi con l’attenzione sul concetto che il denaro è uno strumento, non il risultato di un processo produttivo. Altrettanto certa finanza, per chiamarla con nome e cognome quella speculativa, non ha mai prodotto ricchezza. Al più ha generato e genera arricchimento, cioè il trasferimento di denaro da un soggetto a un altro, non sempre con comportamenti lineari. Altra cosa è l’economia reale. Essa, oltre a creare ricchezza, se ben adoperata, porta con sé anche benessere. Che di più? Macchine avanti tutta, allora, sempre attenti a non esagerare.