Per l’ottantottesimo compleanno

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di Raffaele Vacca

Quando si hanno diciott’anni si ritiene che settant’anni dopo (se si raggiungeranno) non si avranno più la freschezza e la limpidezza della mente e dell’animo che si hanno nella piena gioventù.
Ma talvolta, quando si stanno per raggiungere gli ottantott’anni, con grande sorpresa ci si avvede che, com’era avvenuto al compimento degli ottant’anni e dei successivi, quella freschezza e quella limpidezza non sono svanite. Anzi sono più vive che mai.
Ciò specialmente se nella gioventù si è data precisa risposta al perché si vive e, ripensandola costantemente, si è vissuti in fedeltà a questa risposta, nonostante ostacoli ed avversità di ogni genere.
Nell’imminenza del compimento degli ottantott’anni risorge la tentazione di ripensare il proprio cammino, scrivendo un’autobiografia, ritenendo che possa interessare uomini del presente e del futuro. Ma, se si sono scritti e pubblicati articoli e libri, sono questi che, almeno in parte, rivelano il cammino che si è percorso.
Se nulla si è scritto, nulla è bene scrivere adesso, giacché, oltre che di sé si dovrebbe parlare di uomini e di donne che, per lo più, non potrebbero replicare, essendo scomparsi da breve o lungo tempo. Mentre alcuni che ancora vivono potrebbero alimentare polemiche che allontanano dall’essenziale.
Non sorprende che freschezza e limpidezza della mente e dell’animo siano accompagnati da un maggior sapere, che viene da studi ed esperienze.
Sorprende invece l’avvedersi che, nonostante il continuo cambiare degli scenari del mondo, il modo di vivere degli uomini è sempre lo stesso. E’ di atti di bontà, di altruismo, di eroismo, di misericordia, di amore, e anche di atti di ipocrisia, di cattiveria, di malvagità, di invidia, di odio.
Per millenni si è ritenuto che l’umanità stava proseguendo nel suo cammino, che si sapeva quando era iniziato, ma che nessuno sapeva dove stesse andando.
Questo, con il succedersi di uomini e di donne che vivevano la loro breve esistenza terrena in quella dell’umanità, dava punti fermi al vivere umano.
Ma, da quando la bomba atomica ha rivelato che anche l’umanità è mortale (può essere autodistrutta da un momento all’altro), gran parte dei punti fermi del passato sono crollati. E si è ingigantito quello che proclama che bisogna vivere alla giornata, godendo materialmente tutto quel che è possibile, avendo solo erudizione del passato e senza guardare responsabilmente verso il futuro.
Quando c’erano punti fermi, nell’imminenza degli ottantott’anni, si avvertiva che si possedeva sapienza, ovvero sapere, ma anche saggezza, ovvero sicurezza di quel che si dovesse fare, di come dovesse essere il proprio e l’altrui agire.
Ora invece, anche quando si possiede grande sapere, si avverte che saggezza bisogna acquistarsi non solo meditando il proprio sapere, ma anche osservando la situazione del mondo ed il suo continuo cambiare sotto la spinta della tecnologia, che sembra sempre più muoversi da se stessa. Proprio come chi ha diciott’anni.
Questo contribuisce a rinnovare ed alimentare la freschezza e la limpidezza della mente e dell’animo, anche se, pur sapendo come gli altri, che tutto in questo mondo passa, si avvertono nostalgia e malinconia per quelle divine bellezze naturali che alimentavano lo spirito ed invitavano alla contemplazione, che sono state disintegrate, e per uomini e donne che si amavano, si ammiravano, e che ora non sono più in terra.